Gas in Etiopia Stampa E-mail

Simone Belladonna

Gas in Etiopia
I crimini rimossi dell'Italia coloniale


Neri Pozza, pagg.286, € 19,00

 

belladonna gas  IL LIBRO – «La guerra d'Etiopia non è stata soltanto la più grande campagna coloniale della Storia contemporanea, ma anche, probabilmente, la miccia che ha fatto scoppiare la seconda guerra mondiale. Mussolini cominciò a prepararla sin dal 1925 e volle che fosse una guerra rapida, micidiale, assolutamente distruttiva. Per questa ragione mandò in Africa orientale mezzo milione di uomini armati alla perfezione, tanti aeroplani da oscurare il cielo, carri armati e cannoni in numero tale da sguarnire le riserve della madrepatria. E per essere sicuro della vittoria, autorizzò anche l'uso di un'arma proibita, l'arma chimica, sulla quale l'autore in questo libro ha raccolto con grande perizia tutte le informazioni possibili.
Per cominciare, ha esplorato, per primo, gli archivi americani del FRUS, dove sono raccolti i dispacci degli alti funzionari degli Stati Uniti sulla preparazione della campagna fascista contro l'Etiopia. Si tratta di documenti di estrema importanza, perché rivelano le mosse del fascismo in armi e ne analizzano, giorno dopo giorno, la pericolosità per la pace nel mondo.
  Poiché il libro costituisce, in primis, la denuncia dell'impiego dei gas velenosi e mortali e di tutti gli inganni perpetrati negli anni per nascondere quei crimini, l'autore non ha trascurato dati accurati che offrissero un quadro completo dei diversi gas utilizzati, dei sistemi per utilizzarli, dei risultati ottenuti. Si tratta di migliaia di tonnellate di iprite e di fosgene scaricate soprattutto dagli aeroplani sui combattenti etiopici e sulle popolazioni indifese [...].
  Perché l'Italia venga a conoscere la verità su quei tremendi crimini bisognerà attendere il 1996, quando il ministro della Difesa, Domenico Corcione, farà alcune parziali ammissioni. Inutilmente, il governo imperiale etiopico ha cercato di trascinare Badoglio, Graziani e altre centinaia di criminali di guerra sul banco degli imputati. Tanto Londra che Washington hanno esercitato sull'imperatore Hailé Selassié ogni sorta di pressioni per dissuaderlo dall'istituire, come era giusto e legittimo, una Norimberga africana». (Dall'introduzione di Angelo Del Boca)

  DAL TESTO – "È innegabile, dunque, che i gas furono impiegati in maniera sistematica dall'esercito italiano, soprattutto dall'aviazione, e non senza consistenti costi politici, sebbene venissero considerati dai militari alla stregua di qualsiasi altro tipo di arma. È interessante sottolineare, tuttavia, che gli scontri nei quali si vide il più largo uso di gas furono in genere quelli dove l'esercito italiano incontrò maggiori difficoltà. Badoglio specialmente ricorse agli aggressivi chimici quando gli abissini gli arrecarono maggiori grattacapi. Esemplificativi a tal proposito tre episodi del conflitto che vale la pena ricordare: la battaglia del Tacazzé, quella dello Sciré e la strage di Zeret.
  "La battaglia di Tacazzé, del dicembre 1935, vide i soldati di ras Immirù contrapposti alle truppe del generale Criniti. La supremazia dei primi era evidente e puntavano diretti ad Axum, scatenando il malumore del Duce che fece, quindi, pressione su Badoglio affinché usasse i gas asfissianti e vescicanti; era la prima volta. «Fu uno spettacolo terrificante, io stesso sfuggii per caso alla morte. Era la mattina del 23 dicembre, e avevo da poco attraversato il Tacazzé, quando comparvero nel cielo alcuni aeroplani. Il fatto, tuttavia, non ci allarmò troppo, perché ormai ci eravamo abituati ai bombardamenti. Quel mattino, però, non lanciarono bombe, ma strani fusti che si rompevano appena toccavano il suolo o l'acqua del fiume e proiettavano intorno un liquido incolore. Prima che mi potessi rendere conto di ciò che stava accadendo, alcune centinaia fra i miei uomini erano rimasti colpiti dal misterioso liquido e urlavano per il dolore, mentre i loro piedi nudi, le loro mani, i loro volti si coprivano di vesciche. Altri, che si erano dissetati al fiume, si contorcevano a terra in una agonia che durò ore. Fra i colpiti c'erano anche dei contadini, che avevano portato le mandrie al fiume, e gente dei villaggi vicini. I miei sottocapi, intanto, mi avevano circondato e mi chiedevano consiglio, ma io ero stordito, non sapevo cosa rispondere, non sapevo come combattere questa pioggia che bruciava e uccideva»."

  L'AUTORE – Simone Belladonna è laureato in Scienze Internazionali e Studi Europei. È da sempre appassionato di politica e storia. Fa parte del consiglio di redazione di Rivista Europae e lavora come Account Strategist a Google, in Irlanda. "Gas in Etiopia" è il suo primo libro.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Angelo Del Boca – Abbreviazioni – Introduzione - Capitolo I. La genesi della campagna - Capitolo II. La guerra d'Abissinia e i gas dell'aviazione - Capitolo III. La memorialistica - Capitolo IV. Il dibattito pubblico - Capitolo V. Il mito degli "italiani brava gente" - Capitolo VI. Un colonialismo come tutti gli altri, solo più ignorante e razzista – Ringraziamenti – Bibliografia - Indice dei nomi