Politica di potenza e cooperazione Stampa E-mail

Carla Meneguzzi Rostagni

Politica di potenza e cooperazione
L'organizzazione internazionale dal Congresso di Vienna alla globalizzazione


Cedam, pagg.436, € 31,00

 

rostagni politicadipotenza  IL LIBRO – La riflessione cominciata con la precedente edizione del presente volume, pubblicata nel 2000, con la ricostruzione degli sviluppi dell'organizzazione internazionale, dalla diplomazia per conferenze al concerto d'Europa, dalla sfortunata esperienza della Società delle Nazioni fino alla formulazione della Carta delle Nazioni Unite e all'analisi dei primi due decenni di vita della nuova organizzazione, si completa ora in questo volume a più mani. Il primitivo disegno che ha descritto i tre maggiori modelli di concerto internazionale degli ultimi due secoli, trova in questa nuova edizione un seguito e un arricchimento.
  Un seguito perché la storia dell'ONU è ricostruita fino ai nostri giorni e un arricchimento, perché nuovi autori mettono la loro esperienza scientifica al servizio del tema delle organizzazioni internazionali, e si affiancano permettendone la continuazione.
  L'analisi delle vicende dell'ONU, nella precedente edizione interrotta alle soglie della decolonizzazione, nel pieno della guerra fredda, continua nella nuova con l'aggiunta di quattro capitoli. Nel primo di questi Massimiliano Trentin analizza gli anni Sessanta, dominati dalla decolonizzazione e dalla guerra fredda, che fecero registrare una ridotta rilevanza dell'ONU in materia di mantenimento della pace e prevenzione dei conflitti. L'Organizzazione ebbe scarsa o nessuna voce nella crisi di Cuba e, più tardi, nella guerra del Vietnam. E ancora, si dimostrò impotente nei confronti del conflitto arabo-israeliano e della conseguente crisi del peacekeeping. D'altro canto negli stessi anni, i temi dello sviluppo economico e sociale entravano nel dibattito dell'ONU e si stipulavano importanti convenzioni nel campo dei diritti umani. In questi anni le Nazioni Unite – come scrive Trentin - "dimostrarono la capacità di integrare il mondo postcoloniale attorno ai pilastri della sovranità nazionale e dello sviluppo moderno, offrendo la possibilità di partecipare all'elaborazione e condivisione delle nuove linee di sviluppo economico e sociale. Se i principi di "decolonizzazione, diritti umani e sviluppo" furono i cardini attorno i quali le Nazioni Unite avrebbero dovuto costruire le nuove relazioni internazionali, questi in realtà furono i principi di "socializzazione" di larga parte delle élite postcoloniali tra gli anni Sessanta e i successivi anni Settanta".
  Il contributo successivo di Francesco Petrini mette l'accento sui fermenti presenti sulla scena internazionale negli anni Settanta e sulla loro influenza sull'azione dell'ONU. In risposta alle istanze sostenute da diversi soggetti emergenti, in questo decennio l'ONU si aprì a campi nuovi o relativamente meno esplorati, quali l'ambiente e i diritti delle donne, e, soprattutto sulla spinta delle richieste provenienti dai Paesi in via di sviluppo, approfondì il suo intervento in altri settori già oggetto di attenzione, come i rapporti economici internazionali. Al contrario, nel campo del mantenimento della pace e della prevenzione dei conflitti armati, il ruolo dell'Organizzazione risultò, continuando la tendenza già invalsa nel decennio precedente, piuttosto limitato, sia per l'avvio di un dialogo diretto tra le due superpotenze, il processo passato alla storia come "Grande Distensione", che contribuì a marginalizzare l'ONU; sia per gli strascichi, politici e finanziari, delle controverse esperienze compiute in precedenza.
  Gli anni Ottanta si aprirono all'insegna della marginalizzazione dell'ONU e della crisi del multilateralismo. Come mette in luce Simone Paoli nel suo saggio, le Nazioni Unite avevano necessità di essere rivitalizzate. L'Organizzazione presentava carenze e debolezze, inefficienza amministrativa, incapacità del Consiglio di affrontare i problemi. In conseguenza di duri attacchi da parte dei rappresentanti statunitensi, e grazie all'impegno del segretario generale, la crisi amministrativa venne superata e, alla fine del decennio, l'Organizzazione trovò un nuovo equilibrio centrato sulla supremazia del Consiglio di sicurezza rispetto all'Assemblea generale e sul predominio degli Stati Uniti e dei loro alleati rispetto ai Paesi socialisti e ai Paesi in via di sviluppo. "Allo stesso tempo, complice un allentamento delle tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, nella seconda metà degli anni Ottanta l'ONU sembrò trovare una nuova, e più centrale, collocazione all'interno del sistema delle relazioni internazionali, soprattutto attraverso un rinnovato interventismo per ciò che riguardava le operazioni di mantenimento della pace".
  Gli anni Novanta, iniziati nell'ottimismo infuso dagli eventi del 1989 e nella speranza di un nuovo ordine mondiale centrato sulla cooperazione multilaterale, continuarono invece con le indecisioni prima europee e poi americane, con gli scontri tra la diplomazia ONU e la diplomazia USA, con il fallimento delle missioni di pace nei Balcani, in Somalia e il mancato intervento nel Ruanda, dimostrando l'impossibilità per l'ONU di imporsi come attore centrale sulla scena politica internazionale. Gli anni Duemila, a loro volta, confermarono e, se possibile, acuirono la marginalizzazione delle Nazioni Unite; in un clima internazionale segnato dal terrorismo politico e religioso, dalla rinuncia degli Stati Uniti a perseguire i propri interessi nazionali in un quadro di cooperazione e, infine, dalla crisi economica globale, le Nazioni Unite sembrano ormai ridotte all'impotenza.

  DAL TESTO – "Ripercorrere l'attività dell'ONU in più di sessanta anni di vita, ha significato affrontare la globalità dei problemi internazionali, dalla sicurezza all'economia, dallo sviluppo sostenibile ai diritti umani. È emerso chiaro che le responsabilità delle Nazioni Unite coincidono in realtà con le responsabilità degli Stati, i maggiori attori del processo decisionale che avviene al loro interno. Seguendo gli andirivieni che hanno caratterizzato i dibattiti e le proposte sugli interventi di peacekeeping o sulla riforma, si nota come spesso sia mancata una reale volontà di migliorare il sistema.
  "La politica di potenza continua a essere la dinamica centrale nel sistema delle relazioni internazionali. L'ONU, pensato per essere un organo con valenza sopranazionale, è fortemente limitata dal volere degli Stati membri, non disposti a cedere all'Organizzazione parte delle loro prerogative nazionali, o, nel caso degli Stati Uniti particolarmente dominanti, a rinunciare ai loro obiettivi."

  GLI AUTORI – Carla Meneguzzi Rostagni, docente presso l'Università di Padova, ha insegnato Storia dell'organizzazione internazionale.
  Simone Paoli è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell'Università di Padova e professore a contratto presso l'International Studies Institute at Palazzo Rucellai a Firenze.
  Francesco Petrini è ricercatore confermato in Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell'Università di Padova.
  Massimiliano Trentin è ricercatore in Storia e istituzioni dell'Asia presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Bologna.

  INDICE DELL'OPERA – Acronimi e abbreviazioni - Introduzione - Capitolo I. Da Vienna a Sarajevo (1815-1914): dal concerto d'Europa allo scontro delle alleanze - Capitolo II. Da Versailles a Monaco - Capitolo III. Dalla Carta Atlantica a San Francisco - Capitolo IV. Dal Palazzo di vetro a N'Dola - Capitolo V. Conflitti e sviluppo. L'ONU negli anni Sessanta, di Massimiliano Trentin - Capitolo VI. Grandi speranze. L'ONU negli anni Settanta, di Francesco Petrini - Capitolo VII. Il grande freddo. L'ONU negli anni Ottanta, di Simone Paoli - Capitolo VIII. Dalla fine della guerra fredda a Doha. Gli anni Novanta e Duemila - Bibliografia - Indice dei nomi