Boschetto 125 Stampa E-mail

Ernst Jünger

Boschetto 125
Una cronaca delle battaglie in trincea nel 1918


Guanda, pagg.155, € 14,50

 

juenger boschetto  IL LIBRO – Sul fronte francese, nel 1918, l'ultimo anno della prima guerra mondiale, il ventitreenne Ernst Jünger è tenente nella compagnia assegnata al «Boschetto 125». In trincea, infilato nel tascapane, ha sempre con sé uno di quegli esili quadernetti sui quali annota i propri appunti: la scrittura accompagna costantemente l'esperienza in campo. In seguito l'autore riprenderà questo diario di guerra per farne un racconto: Boschetto 125. Il giovane ufficiale, che verrà decorato con la croce «pour le mérite», massima onorificenza militare tedesca, narra episodi di combattimento e vita di trincea, descrive la campagna francese sul confine tra Piccardia e Artois attraversata dai reticolati, i villaggi distrutti e abbandonati, i giardini inselvatichiti; dipinge i volti dei combattenti come le figure di un quadro di Bruegel. Snodo decisivo del racconto è lo scontro per la difesa del boschetto, che sarà alla fine conquistato dagli inglesi. È la storia di una sconfitta, dunque. Ma, con ancora nelle orecchie i fischi degli spari, Jünger commenta la perdita del boschetto come un episodio irrilevante sul cui «terribile sfondo si erge il combattente, uomo semplice senza nome; su di lui poggiano il peso e il destino del mondo».

  DAL TESTO – "Eppure tutto è molto chiaro: siamo la compagnia operativa per Boschetto 125, abbiamo visto il segnale di attacco nemico, dunque dobbiamo intervenire. Gli uomini stanno già in trincea, dove risuonano grida eccitate, coperte di tanto in tanto dall'esplosione di un colpo vicino. Elmetti, fucili e bombe a mano tintinnano gli uni contro gli altri, i comandanti di squadra gridano i nomi dei loro uomini, più indietro si chiede già dei medici, mentre fischiano brevi segnali di richiamo e il terriccio, scagliato in aria, ricade a pioggia nella trincea. Il tumulto sembra quello provocato dall'incendio di un teatro.
  "Nel punto in cui la nostra trincea incrocia il sentiero di Puisieux, mi imbatto nel comandante di una squadra che incarico di fermarsi e di controllare che nessuno manchi all'appello; poi viene dato l'ordine di procedere, ma viene comunicato con grande lentezza attraverso quel trambusto. C'è da chiedersi se arriverà formulato correttamente fino all'ultimo uomo, o se addirittura riuscirà a raggiungerlo, ma adesso non resta più il tempo di verificarlo. Consideriamo che il fatto di poter intervenire sia un bene. Fintanto che ci si può muovere un poco, sia pure per dirigersi verso la suprema sciagura, si ha almeno un po' di più la sensazione di poter incidere sul proprio destino.
  "Il sentiero di Puisieux è, in un ampio raggio di distanza, l'unica linea agibile su cui si può ancora proseguire. È dunque naturale che si trovi sotto un fuoco intenso. Dal momento che porta in direzione del nemico ed è perciò sotto tiro, è anche più facile da colpire che non le trincee che corrono trasversalmente rispetto alla linea degli spari. Occorre dunque lasciarsi alle spalle questo tratto il più velocemente possibile. Procediamo avanzando a brevi riprese e facciamo delle soste nei punti che, lungo la strada, offrono riparo. La nostra linea, perciò, fin dall'inizio viene suddivisa tra piccoli gruppi. Naturalmente Schuddekopf sta dietro di me, come pure Schmidt; anche Otto emerge improvvisamente dall'oscurità lanciando un urlo incomprensibile, sebbene, per la verità, dovrebbe stare con il suo gruppo.
  "La trincea, in questo pur breve tempo, è già molto cambiata. I piedi affondano nella terra molle che ricopre il suolo e inciampano contro le grandi zolle cadute dalle pareti. In alcuni punti è stata compressa sui margini da colpi pesanti, in altri, dove le pareti erano state rinforzate con dei tronchetti, è invece sbarrata, tanto che siamo costretti a percorrere brevi tratti al di là della copertura. Spesso è invasa da un fumo denso, le cui nuvole bianche aleggiano confondendosi con l'oscurità mentre l'odore velenoso e irritante dell'esplosivo invade i polmoni. Come tutti gli odori, ridesta ricordi, e di certo non gradevoli. Innumerevoli istanti come questo balenano nelle menti eccitate dalla febbre, ricordi che non affiorano in superficie e che comunque oscurano la notte popolandola di ombre inquietanti.
  "A tratti si ode un'esplosione, vicina e accecante, poi il pericolo inghiotte tutto il resto. In molti punti della contrada lampeggiano, abbattendosi al suolo, le lingue di fuoco degli shrap nella cui luce rosso sangue estrae dal buio stormi di pallottole di vapore sospese nell'aria. Granate leggere lanciano in alto coni di fuoco zampillanti, al di sopra dei quali, come da calici mortali, spumeggiano stelline di ferro rovente. Al ritmo veloce e regolarmente cadenzato di queste esplosioni si accompagna quello più lento e più forte dei proiettili pesanti i cui coni di fumo si espandono come nuvole vulcaniche formando figure possenti e oscure."

  L'AUTORE – Ernst Jünger (Heidelberg, 1895 - Wilflingen, 1998) studiò filosofia e scienze naturali all'università di Lipsia. Partecipò alla prima guerra mondiale e descrisse le proprie esperienze belliche in "Nelle tempeste d'acciaio", un'opera che è stata spesso recepita come una glorificazione della guerra. Criticò la democrazia della Repubblica di Weimar, ma non appoggiò attivamente il Partito nazional socialista. Dopo la seconda guerra mondiale venne tuttavia accusato di connivenza con il regime. Intrattenne una fitta corrispondenza con molti noti intellettuali tedeschi, tra cui Carl Schmitt e Martin Heidegger. Intellettuale tra i più discussi del XX secolo, Jünger è noto anche per i suoi comportamenti anti convenzionali tra cui la sperimentazione dell'LSD.

  INDICE DELL'OPERA – Presentazione, di Quirino Principe – Boschetto 125