La camicia nera di mio padre Stampa E-mail

a cura di Andrea Cangini

La camicia nera di mio padre
Riflessioni sulla morte della patria


Minerva Edizioni, pagg.96, € 6,90

 

cangini camicia  IL LIBRO – Le ultime volontà di un padre morente, gli interrogativi di un figlio, l'occasione, struggente, per dare risposta a domande rimosse: perché gli italiani furono fascisti e perché ci sono ancora tanti insospettabili che si considerano tali. Domande proscritte, che ne pongono pertanto fatalmente un'altra: l'aver rimosso il trauma dell'8 settembre 1943 ci ha resi più forti o più deboli? Attorno a questi temi essenziali e alla memoria di un uomo "normale" ragionano qui, in summa, una dozzina di belle teste.
  Le loro riflessioni si sono svolte lungo due piani distinti, ma in fondo comunicanti. Il primo ha a che fare con l'aspetto umano della vicenda. Ovvero, quel coacervo di sentimenti e riflessioni che ha indotto un uomo in apparenza perfettamente integrato nel sistema liberal democratico, uno stimato professionista, a disporre che il giorno della propria morte fosse vestito con la camicia nera. «Un atto di fedeltà ai valori di onore e di coerenza», secondo lo storico (di destra) Franco Cardini. A sua volta refrattario alla retorica, perciò orripilato dal «neofascismo cialtrone» così come dal «neoantifascismo grottesco». È stato «un lutto per la Patria perduta», ma soprattutto una reazione allo «sfascismo». Cioè alla «voglia di sfasciare la nostra Nazione, la sua identità e la sua sovranità, i suoi confini e la sua civiltà» , ha scritto il filosofo di destra Marcello Veneziani. Lettura non dissimile da quella di Augusto Barbera, giudice costituzionale dall'antica militanza nel Pci e nei Ds, che molto attribuisce al senso dello Stato che caratterizzava Franco Cangini. E da quella dello storico Francesco Perfetti, allievo di Renzo De Felice, che ha evocato «l'amore profondo per un paese che aveva perduto – appunto - il senso dello Stato».
Il secondo piano lungo il quale si sono dipanati gli interventi è quello storiografico. Un piano più politico. Tema: la rimozione della Storia, la sua riscrittura sulla base della propaganda o della convenienza del momento. Una riscrittura autoassolutoria. L'armistizio dell'8 settembre, il rovesciamento del fronte, la repentina conversione dei fascisti in antifascisti, il semplice ma eloquente fatto che fino alla pubblicazione, 46 anni dopo la fine della guerra, di un famoso saggio dello storico ed ex partigiano Claudio Pavone sia stato impossibile parlare di «guerra civile» nei libri scolastici e nelle aule universitarie: questi dati alludono a una ferita non sanata. A una frattura mai composta. Dunque, a un trauma nazionale.

  DAL TESTO – "È stato un dibattito alto, raro. Molti lettori hanno scritto di averlo apprezzato. Lettori "di destra", lettori "di sinistra". Lettori e basta. A cosa è servito? A ricordarci qualcosa e a parlare di noi. Perché, come ha scritto lo storico di cultura liberale Rosario Romeo, «un Paese idealmente separato dal proprio passato, è un Paese in crisi di identità e dunque disponibile...». Disponibile per chiunque. Chiunque sia disposto a tutto. Disponibile perché, concludeva Romeo, «senza valori da cui trarre ispirazione e senza quel sentimento di fiducia in se stesso che nasce dalla coscienza di uno svolgimento coerente in cui li passato si pone come premessa e garanzie per il futuro»."

  IL CURATORE – Andrea Cangini, 49 anni, sposato con due figli, una vita da giornalista. Nel 2010 ha pubblicato un libro frutto di una lunga frequentazione con l'ex capo dello Stato Francesco Cossiga ("Fotti il potere, gli arcani della politica e dell'umana natura"), nel 2014 il saggio "L'onore e la sconfitta. Politica italiana e guerre perse dal Trattato di pace del '47 al Fiscal compact del 2012". Lo stesso anno, in ottobre, viene nominato direttore del "Quotidiano Nazionale" e de "il Resto del Carlino". Il 27 gennaio 2018 ha rassegnato le dimissioni per candidarsi alle Politiche come capolista di Forza Italia nella circoscrizione Marche. È senatore della Repubblica.

  INDICE DELL'OPERA – La camicia nera di mio padre, di Andrea Cangini - Una certa idea di onore e fedeltà, di Franco Cardini – Senso del dovere e responsabilità, di Luciano Violante - L'onore di un gesto estremo, di Marcello Veneziani - L'Italia dei vinti esclusa dalla memoria, di Pierluigi Battista - Cercasi stato per una "memoria comune", di Augusto Barbera – Far convivere le ragioni e i torti, di Marco Follini – Quello strappo mai rimarginato, di Francesco Perfetti - Rimuovere il fascismo ci ha reso fragili, di Walter Veltroni - Quell'ultimo gesto estremo, di Claudio Martelli - Italia, democrazia senza nazione, di Ernesto Galli della Loggia - Il passato e la fede, di Roberto Gervaso - Da Sant'Agata a San Sepolcro, di Antonio Faeti