La Grande Guerra. L'Italia e il Levante Stampa E-mail

Aa. Vv.

La Grande Guerra
L'Italia e il Levante
Catalogo della mostra (Roma, marzo 2017)


De Luca Editori d'Arte, pagg.296, € 48,00

 

aavv levante  IL LIBRO – Che cosa hanno in comune i destini di Mosul e di Aleppo, i bombardamenti in Siria dei nostri giorni con l'impresa italiana di Tripoli del 1911 e l'occupazione del Dodecaneso l'anno dopo, con la danza rebetika nata a Smirne, con la fuga dei greci da questa città in fiamme nel 1922, con la regia nave Etna che nel marzo 1920 soccorse in Crimea, per trasportarli altrove, i russi 'bianchi' in fuga dalla rivoluzione 'rossa'? Intende spiegarlo la mostra "La Grande Guerra. L'Italia e il Levante" dell'Archivio centrale dello Stato, si tratta di un originale contributo alle celebrazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale. Essa ha quale cardine fondamentale la politica italiana nel Mediterraneo centro-orientale dalla guerra di Libia alla pace di Losanna del 1923, con cui si conclude definitivamente la guerra dell'Intesa con la Turchia. Si evidenziano i rapporti con le grandi potenze per la spartizione dell'Impero ottomano, il ruolo della Grecia e quello dei popoli che facevano parte del variegato scenario medio orientale: curdi, siriani, armeni, arabi, turchi solo per citarne alcuni, con i loro riti, religioni ed usi che tanto fascino hanno esercitato su generazioni di viaggiatori. Temi i cui risvolti, come ben si comprende, riempiono la nostra attualità.
  Il percorso storico proposto dalla Mostra, nell'ambito delle iniziative per il centenario della Grande guerra, ha per obiettivo di condurre il visitatore all'interno della tragedia che vide testimone e protagonista il Mediterraneo centro-orientale e i suoi popoli. L'itinerario sotto il profilo cronologico inizia il 29 settembre 1911 con la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Impero ottomano per il possesso della Libia e si conclude con il Trattato di Losanna del 1923, che decreta la nascita della laica Repubblica di Turchia di Mustafa Kemal (Atatürk). Un percorso drammaticamente esotico, quindi, reso vivo da immagini di luoghi, di bambini, di donne e di uomini perlopiù protagonisti passivi, vittime della Storia. E sopra di essi gli ordini imperativi di conquista, di difesa, di resa, ma anche iniziative di altra natura, come gli scavi archeologici, le cui scoperte da parte dei "conquistatori" contribuirono poi a unire gli uomini nel segno della Cultura.
  Vi scorgiamo una Tripolitania e una Cirenaica con le loro popolazioni ostili ai "liberatori" dal giogo turco, disorientata dall'arrivo delle navi e delle truppe di sbarco italiane. E l'azione delle stesse navi italiane nel cuore dell'Impero ottomano, l'Egeo, con l'occupazione delle isole del Dodecaneso e di Rodi, le cui popolazioni, a maggioranza ellenica, guardavano con speranza e diffidenza insieme a quella presenza, anelando all'unione con la madrepatria. Speranza alimentata dalla crisi irreversibile dell'Impero ottomano dopo la spallata ricevuta nelle due guerre balcaniche che segnarono la perdita di gran parte dei suoi domini europei.
  Infine il colpo finale della Grande guerra, dove i tre Imperi illiberali (austro-turco-germanici) affrontarono le potenze liberali della Quadruplice Intesa (anglo-franco-russo-italiana), con l'aggiunta nel 1917 degli Stati Uniti di Wilson, in una guerra che non si concluse nel 1918, ma ben cinque anni più tardi, in seguito all'occupazione franco-anglo-italiana di Costantinopoli (1918-1923).
  Così, il percorso conduce alla rivolta araba sostenuta diplomaticamente dalla Gran Bretagna e, sul campo, da Lawrence d'Arabia, contro il sultano di Costantinopoli; all'immane tragedia del popolo armeno, anelante alla propria indipendenza nazionale, annientato dal governo dei Giovane Turchi. E, a compendio di questa tragedia, l'occupazione di Smirne e di altre città dell'Anatolia occidentale da parte della Grecia su mandato della Gran Bretagna e la poderosa offensiva turca guidata da Mustafa Kemal.
  Ne nacque una pace che si rivelò soltanto un insidioso armistizio, decretata dal Trattato di Versailles (1919) fino al trattato di Losanna (1923) con cui si conclude la lunga guerra "per il Levante", che ebbe il significato di unire la Repubblica di Turchia di Atatürk ai popoli del Mediterraneo e all'Occidente. Un auspicio, questo, che sembra rinnovato da due importanti opere che aprono la Mostra e ne compendiano il significato, "Treno" di Domenico Palladino e "Mar Mediterraneo - Sedie Love difference" di Michelangelo Pistoletto e Juan E. Sandoval: un lungo percorso di guerra e di dolore e un approdo di pace e di convivenza civile tra i popoli.

  DAL TESTO – "Se poi esaminiamo l'intero scenario della scomparsa dell'Impero ottomano, dai Balcani alla Libia, dal Mediterraneo orientale al Levante e al Vicino Oriente, scopriamo che nel quarto di secolo che ci separa dalla fine della guerra fredda quegli spazi sembrano tutti in varia misura afflitti dalla tabe della dissoluzione dei poteri stabiliti. Balcanizzazione (ovvero produzione di mini-staterelli su base spesso etnica, in nome del principio per cui è meglio essere maggioranza nel proprio Stato che minoranza in quello altrui) e disintegrazione istituzionale hanno colpito e continuano a interessare buona parte dell'ecumene già soggetto alla pur lasca sovranità della Sublime Porta.
  "All'origine di queste tendenze, che oggi mettono in questione la stessa stabilità dell'Europa continentale (si pensi solo ai flussi migratori, al terrorismo islamico e ai crescenti impulsi xenofobici che da tali distinte emergenze provengono), alcuni storici contemporanei ricordano come vi sia anche il tardivo imperialismo italiano. E nello specifico la guerra italo-turca del 1911 con l'occupazione dei vilayet di Tripoli e Bengasi sia pur nominalmente ottomani. In un recente saggio di grande successo, lo storico australiano Christopher Clark ricorda che "la prima guerra mondiale fu la terza guerra balcanica prima di diventare prima guerra mondiale". E aggiunge: "Gli ultimi anni precedenti il 1914 determinarono un cambiamento fondamentale. Nell'autunno del 1911 l'Italia lanciò una guerra di conquista in una provincia africana dell'Impero ottomano, scatenando una sequenza di assalti opportunistici su territori ottomani nei Balcani. Il sistema di equilibri geopolitici che aveva permesso di contenere i conflitti locali fu cancellato".
  "Qui ci concentreremo in particolare sulla più diretta conseguenza contemporanea del crollo dell'Impero ottomano: il tentativo di ricostruirlo, sia pure su basi territoriali e istituzionali diverse, da parte della Turchia. È la pulsione alla base della geopolitica di Ankara da almeno un trentennio, ma soprattutto dell'attuale classe dirigente turca. Il cui progetto geopolitico verterebbe sulla trasformazione di una media potenza periferica, quale la Turchia del dopo-seconda guerra mondiale, in protagonista globale oltre che dominus regionale."

  INDICE DELL'OPERA – Presentazioni (Dario Franceschini - Valter Girardelli - Gino Famiglietti) – Introduzione, di Eugenio Lo Sardo – Saggi - Un secolo dopo: gli incerti confini ottomani, di Lucio Caracciolo - Politica e diplomazia dalla guerra di Libia al secondo Trattato di Losanna (1911-1923), di Carlo Maria Fiorentino - Il governo turco, gli artisti e i cittadini italiani in Anatolia durante la guerra di Tripolitania (1911-1912), di Fatma Ürekli - Come e perché l'Italia occupò il Dodecaneso. Ragioni politiche e difficoltà militari, di Maria Gabriella Pasqualini - Libia: confini, relazioni e conseguenze di una guerra coloniale, di Roberto Reali e Alessandro Ricci - Prima della Grande Guerra: esplorazioni e archeologia in Libia in età giolittiana, di Maria Luisa Musso - Dal sistema giolittiano all'antigiolittismo, di Romano Ugolini - Le operazioni dell'Esercito italiano in Libia e Asia Minore nella Grande Guerra, di Cristiano Dechigi - Le operazioni della Marina in Libia e nel Mediterraneo centrale e orientale (1911-1923), di Giosuè Allegrini - La grande silenziosa: la Marina dall'impresa libica alla vigilia della grande guerra, di Ersilia Graziani - Elefthérios Venizèlos e l'irredentismo greco negli Archivi storici del Museo Benaki, di Tàssos Sakellaròpoulos e Maria Dimitriàdou - Ritorno a Bisanzio. Il riemergere della Costantinopoli bizantina nello sguardo dei letterati e degli eruditi durante la caduta dell'impero ottomano, di Silvia Ronchey - La testimonianza della letteratura (alcuni scrittori greci d'Anatolia), di Mario Vitti - La questione armena, di Minas Lourian - Lo sconosciuto mondo delle ombre. Karagöz e Karaghiozis, di Giuseppina Volpicelli - La guerra di Libia e il Mediterraneo orientale nelle fonti dell'Archivio centrale dello Stato, di Anna De Pascale – Catalogo - L'Impero ottomano - La Grecia - La guerra italo-turca - La grande guerra - L'Italia in Asia Minore - I trattati di Pace – Cronologia - Mare aperto. Mimmo Paladino e Michelangelo Pistoletto – Introduzione, di Antonella Parisi - Necessità e bellezza, di Ferdinando Scianna - Mediterraneo. Un Mare per Amare le Differenze, di Fortunato d'Amico - Biografie degli artisti – Allestimento - Il progetto di allestimento, di Massimo Domenicucci e Franco Papale – Apparati - Indice dei nomi