La Cappa. Per una critica del presente Stampa E-mail

Marcello Veneziani

La Cappa
Per una critica del presente


Marsilio Editori, pagg.204, € 18,00

 

veneziani cappa  In questo nuovo saggio, Marcello Veneziani prende in esame il periodo che stiamo attraversando e scrive che è come se vivessimo sotto una Cappa. "Sì, una Cappa. È la definizione meno vaga; indica una sensazione che ci prende al petto e non sai dire se risale dai polmoni, dal cuore, o se scende dalla mente al cuore, al petto, fino a chiudere la bocca dello stomaco. Incombe sul mondo, non solo su di noi. La scriveremo con la lettera maiuscola. Una Cappa ci opprime, la sua densità ci impedisce di vedere oltre, di leggere dentro, che poi vuol dire essere intelligenti; di essere vivi a pieno respiro. Ne avverti il peso anche se la Cappa non ha fattezze e non ha confini, non si può misurare o paragonare, è ineffabile e avvolgente. Ci sei dentro, dunque non puoi valutarne l'ampiezza, lo spessore, la consistenza. Ti sono preclusi altri mondi e altri modi di vivere. Lo strascico pesante della pandemia è la commutazione della Cappa sanitaria in abito mentale e rete di restrizioni civili, social, ideologiche, culturali. È il nuovo paradigma. Gli obblighi e i divieti sanitari diventano inibizioni e controlli, trasferendosi ad altri ambiti, fino a farsi regime".

  C'è, tuttavia, anche il rischio di scaricare "all'esterno, sulla Cappa, quel che invece è un problema interiore, una nostra carenza, ansia o sofferenza". "Scaricare le angosce personali sull'epoca – osserva l'Autore - è la variante reazionaria dell'alibi progressista che fa ricadere le colpe e le carenze dell'individuo sulla società, sulle diseguaglianze o sui rapporti di classe".

  È in atto un'offensiva mondiale contro la natura, che rappresenta "il primo ostacolo da rimuovere per uscire dal mondo reale, frutto di un demiurgo malvagio, ed entrare nel mondo fluttuante e virtuale della Cappa". Per l'ideologia transgender e transumanista, la libertà coincide "con la liberazione dalla natura, anzi con la sua negazione". Tuttavia, avverte Veneziani, la "Natura è bella ma può essere anche brutta, crudele, pericolosa. Oltre il bello c'è poi il sublime, che non esclude il mostruoso. E la Natura non è solo madre ma anche matrigna; Leopardi docet. È «naturale» che l'uomo modifichi in alcuni aspetti la natura circostante, la pieghi alle sue esigenze e non vi si adegui passivamente per vivere integralmente secondo Natura".

  L'attuale modello di sviluppo globale "considera gli uomini non più come cittadini o persone ma come utenti, clienti, consumatori sfrenati di un mondo globale. Un potere del genere, lo notava già Pasolini nei primi anni settanta, non vuole che la gente riconosca valori difformi ai suoi assetti; il potere globale con la sua macchina produttiva non vuole credenti, patrioti, padri, madri ma solo consumatori; intercambiabili, influenzabili, sradicati e snaturati, nomadi e alienati".

  Nella guerra civile dei sessi, osserva ancora l'Autore, la "società esibizionista" ha "optato per un'onda inibizionista che evoca le cinture di castità e il voto di verginità, dove perfino il corteggiamento è considerato un indizio e un inizio di violenza. Castrazione e Liberazione trionfa ovunque; sulle ali del MeToo, il femminismo si è fatto retroattivo, punitivo anche nei confronti dei secoli andati e delle relazioni passate. L'eterosessualità è ritenuta qualcosa di prossimo alla bestialità, soprattutto se finalizzata alla riproduzione; finché si è in ambito omotrans c'è indulgenza, ma, al di fuori di quello, guai a praticare il sesso se non è iniziativa esplicita della donna. L'uomo è stato impaurito e vessato per la sua intraprendenza che un tempo si sarebbe detta naturale e anche attesa dalla persona corteggiata".

  La pandemia ha posto al centro del dibattito il tema della paura. "E la paura è sempre, alla fine, paura di morire. La sofferenza e la malattia le fanno da ancelle". "Nelle società tradizionali – spiega Veneziani - si affrontava e si dominava quel timore attraverso due grandi rielaborazioni mitiche e sacrali: la visione eroica della vita e la visione religiosa ultraterrena includevano la morte nei loro estremi orizzonti. Il pensiero dominante nella contemporaneità invece la esclude, la respinge. Se il modo in cui spendi la vita vale più della vita stessa, se l'aspettativa dell'Aldilà supera la difesa della pelle qui e ora, a ogni costo, puoi scommettere fino in fondo e governare la paura. Se sei disposto a rischiare anche la vita hai una libertà che nessuno può toglierti. Ma se tutto è qui e non ci aspetta altro, né la gloria né l'eternità, allora la vita è l'assoluto e per lei siamo disposti a tutto; siamo così in balia di chiunque la minacci o la protegga. Abdicazione di sovranità e dignità in cambio della polizza sulla vita. La cancellazione di ogni altro orizzonte superiore e ulteriore rende vulnerabili, fragili e schiavi tramite la salute".

  L'Autore sostiene poi che la civiltà cristiana è oggi minacciata da "tre nemici: l'invasione islamica, il materialismo ateo globale e la Chiesa di Bergoglio". Quest'ultima "riduce la cristianità a luogo d'accoglienza, corridoio umanitario, rivendicazione sociale, fino a perdere ogni traccia vivente di fede nella vita ultraterrena" e "corrode la cristianità dall'interno, come una serpe in seno, un cavallo di Troia e una cappa umanitaria che preclude ogni apertura al cielo".
Secondo Veneziani, al di là della denuncia si può fare ben poco, soprattutto sul piano politico: "l'estremismo è il miglior alleato del potere perché ne legittima le restrizioni e gli abusi".

  Veneziani suggerisce come "rimedio più accessibile" per "ripararsi dalla cappa incombente" "l'exit strategy, la via d'uscita da perseguire seduta stante, senza mobilitazioni di piazza né movimenti politici: è la migrazione interna o interiore, emigrazione mentale e sentimentale. Scelta singola o di gruppo. Migrare stando a casa o nel luogo eletto a dimora. Esilio interiore, il contrario dei flussi migratori".

  Si tratta non già di "una fuga dalla terra natia", bensì "del rifugio nei luoghi natii o significativi per ripararsi dalla dominazione presente. Il rifiuto della cappa sotto cui viviamo, per ripararsi ai margini della città e dello Stato; in campagna, in fattoria, nel paesino d'origine o d'elezione, nelle località di mare o di montagna, restando a casa o nella seconda casa, o trasferendosi nel casale abbandonato, dove siano più lontani i clamori molesti del giorno. Stranieri nel tempo, di casa nel luogo".