L’ultima politica estera Stampa E-mail

Luca Riccardi

L'ultima politica estera
L'Italia e il Medio Oriente alla fine della Prima Repubblica

Rubbettino, pagg.286, € 16,00

 

riccardi ultima  Luca Riccardi, docente di Storia della Relazioni internazionali presso l'Università di Cassino e del Lazio meridionale, affronta in questo saggio il tema della politica mediorientale italiana nell'ultima fase della Prima Repubblica (definizione "indubbiamente approssimativa" che, "forse, non ha ancora assunto un riconosciuto valore storiografico").

  All'epoca, Giulio Andreotti era alla guida del governo italiano, mentre alla Farnesina c'era Gianni De Michelis, "il primo socialista a occupare quella posizione dopo Pietro Nenni". I due "seguirono la tradizione consolidata della politica estera italiana in campo mediorientale. Il presidente del Consiglio era l'ultimo grande epigono di una corrente di pensiero sostanzialmente filo-araba che aveva visto alternarsi alla sua guida Fanfani e Moro, ma anche Emilio Colombo, e prendervi parte una schiera di politici italiani, soprattutto democristiani e comunisti. I socialisti si sarebbero associati più tardi a questa linea. Solo con l'effettivo passaggio della guida del partito nelle mani di Bettino Craxi, il Psi si trasformò da un presidio filo-israeliano in un efficace sostenitore della causa palestinese".

  La politica filo-araba dell'Italia, tuttavia, si fondava su due postulati imprescindibili: "le risoluzioni dell'Onu sul Medio Oriente e la condanna del terrorismo".

  Il 2 agosto 1990 l'esercito iracheno, "dopo una serie di infruttuosi negoziati intavolati con alcuni leader arabi e con gli stessi Stati Uniti", occupava il Kuwait. Ciò avveniva in un quadro internazionale mutato rispetto all'epoca della Guerra fredda: "La principale novità era l'assenza di contrapposizione tra Usa e Urss". Fin da subito il governo italiano, che si trovava nel "semestre di presidenza della Cee", non ebbe alternative e si schierò "immediatamente a fianco dell'Onu", aderendo all'embargo contro l'Iraq "a tempo di primato".

  "La diplomazia italiana – spiega Riccardi – guardava [...] all'evoluzione in senso bellico della crisi del Kuwait con profonda preoccupazione. Il governo e le forze politiche non sembravano veramente preparate ad affrontare una situazione inedita per la storia repubblicana".

  Dal conflitto la posizione internazionale dell'Italia subì un sostanziale ridimensionamento: "A testimonianza di ciò, proprio il giorno della cessazione delle ostilità, i ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania vennero invitati a Washington per consultazioni con il presidente Bush. De Michelis arrivò nella capitale Usa soltanto il 4 marzo".

  Roma, conclude l'Autore, "dopo un lungo periodo caratterizzato da un'intensa attività diplomatica, si sarebbe trovata ai margini del Medio Oriente per molti anni".