Barbarossa e i comuni italiani Stampa E-mail

Giancarlo Andenna, Franco Cardini

Barbarossa e i comuni italiani
Bibliografia rivista e aggiornata da Giovanni Andenna


Jaca Book, pagg.234, € 25,00

 

andenna barbarossa  Questo volume curato da Giancarlo Andenna e Franco Cardini presenta la versione italiana dei "Gesta Federici I imperatoris in Lombardia", "voce tra le più antiche e originali di quella cronachistica comunale che ebbe nel Settentrione d'Italia, e più propriamente in Lombardia, una tanto fresca e robusta primavera tra XI e XII secolo, quando ancora in gran parte d'Italia e d'Europa si scriveva di storia quasi esclusivamente all'ombra dei chiostri, e ragionando in termini di «quattro» o di «sei» epoche dell'umanità senza curarsi di quel che accadeva intorno".

  L'opera – spiega Cardini - "abbraccia l'intero periodo barbarossiano dalla prima discesa alla pace di Venezia, cioè dal 1154 al 1177" e venne redatta "poco dopo tale ultima data da un autore milanese senza dubbio testimone oculare e molto probabilmente coprotagonista di parte almeno delle cose che narra".

  Oltre a informarci sugli eventi, i testi qui raccolti – rileva Andenna – offrono riguardo ai fatti "una interpretazione politica contrastante": a favore dell'imperatore quelli di Ottone e Acerbo Morena; a tutto vantaggio di Milano e delle città ribelli lombarde quelli dell'Anonimo milanese: "Proprio in questo contraddittorio aspetto consiste l'importanza delle due narrazioni, che stimolano il lettore a chiedersi quali siano le cause delle divergenti interpretazioni e a non fermarsi a una giustificazione tradizionale, che introduca concetti semplificativi, quali lo scontro tra Italiani e Tedeschi o l'odio municipalistico tra le città padane, concetti tanto cari al Carducci e alla storiografia del secolo scorso".

  Acerbo Morena – che l'Anonimo annovera tra i messi dell'imperatore "in Roma oltre Tevere a ricevere il giuramento di fedeltà dei Romani" - offre il seguente ritratto del "serenissimo augusto": "L'imperatore dunque ebbe origine da una nobilissima stirpe ed era di altezza media, di bella statura, con le membra diritte e ben fatte, bianco il volto soffuso di colore rosso, i capelli quasi biondi e crespi; dal volto ilare, sì da credere che volesse ridere sempre; candidi denti, mani bellissime, bocca venusta; bellicosissimo, lento all'ira, audace ed intrepido, veloce, facondo; generoso, non prodigo; cauto e previdente nei consigli, d'ingegno pronto, molto ricco in saggezza; con gli amici e coi buoni dolce e benigno, ma coi malvagi terribile e quasi inesorabile; cultore della giustizia, amante delle leggi, timorato di Dio, pronto nelle elemosine; molto fortunato, amato quasi da tutti e tale che la natura non aveva errato in lui se non perché lo aveva fatto mortale; con lui non si può paragonare nessun imperatore da lungo tempo addietro".