Auctoramentum e traditio gladiatorum Stampa E-mail

Tommaso Beggio

Auctoramentum e traditio gladiatorum
Profili privatistici della gladiatura nell'antica Roma

Satura Editrice, pagg.XXX-248, € 28,00

 

beggio auctoramentum  Tommaso Beggio, con il volume "Auctoramentum e traditio gladiatorum. Profili privatistici della gladiatura nell'antica Roma", si propone di esplorare in modo approfondito e dettagliato due istituti giuridici centrali nel contesto della gladiatura romana: l'auctoramentum e la traditio gladiatorum. Questo lavoro non si limita a un'esegesi strettamente giuridica, ma si inserisce in un più ampio quadro di riflessione sulla relazione tra diritto, sacralità e fenomeni sociali e culturali che, pur se lontani nel tempo, ci offrono uno spunto per riflettere sul funzionamento del diritto romano.

  L'approccio di Beggio, erudito e rigoroso, si distacca dalle letture più tradizionali che hanno spesso trattato la gladiatura come fenomeno marginale, limitandosi alla sua dimensione spettacolare o militare. Il volume evidenzia invece la sua rilevanza all'interno delle strutture giuridiche romane, analizzando le norme che regolavano la vita dei gladiatori e il contesto giuridico in cui essi venivano ingaggiati, venduti e disciplinati. L'opera affronta la questione sotto il profilo privatistico, spingendosi oltre la semplice narrazione di un fenomeno ludico o violento per esplorarne le radici giuridiche, in particolare quelle relative ai contratti e alle obbligazioni, due istituti fondamentali del diritto civile romano.

  Uno dei principali pregi del lavoro di Beggio è la sua capacità di coniugare una trattazione dettagliata delle fonti con una riflessione critica sulle interpretazioni tradizionali, spesso datate, della letteratura giuridica romana. In particolare, l'autore si concentra sulla figura dell'auctoratus, il gladiatore che si lega a un vincolo giuridico attraverso l'auctoramentum. Beggio sfida la lettura tradizionale che tende a enfatizzare la dimensione sacrale di questo impegno, proponendo una ricostruzione che ne rivela la sua natura principalmente giuridica. L'analisi dell'auctoramentum, illuminata anche da un confronto con l'aes Italicense, consente di cogliere la complessità di questo istituto, le sue implicazioni e il suo rapporto con altri tipi di vincoli contrattuali, come il mutuum o la vendita.

  In merito al concetto di traditio gladiatorum, Beggio si distingue per l'approfondimento delle problematiche interpretative legate al testo di Gaio e alle fonti ad esso collegate. L'autore non si limita a presentare le diverse interpretazioni dottrinali che si sono susseguite nel corso del tempo, ma propone una nuova chiave di lettura che rifiuta approcci eccessivamente schematizzati, analizzando la traditio come un fenomeno che va oltre la semplice consegna materiale dei gladiatori. In particolare, Beggio si sofferma su aspetti economici e pratici legati alla gestione dei gladiatori, proponendo una lettura più sofisticata dei costi associati alla loro acquisizione e mantenimento, come emerge dal raffronto tra il testo di Gaio e quello dell'aes Italicense.

  Una delle caratteristiche più apprezzabili del libro è la capacità di Beggio di non limitarsi a un'esegesi giuridica, ma di contestualizzare la questione della gladiatura in un più ampio quadro storico e sociale. Le sue osservazioni sulla relazione tra diritto e religione, per esempio, sono illuminanti. L'auctoramentum, lungi dall'essere un atto di semplice sottomissione individuale, si carica di una dimensione sacrale che non può essere ignorata, ma che, secondo l'autore, non deve essere sopravvalutata. L'analisi delle fonti e la loro contestualizzazione all'interno del diritto privato romano portano a una comprensione più sfumata di questa istituzione e del suo impatto sulla vita dei gladiatori.

  L'aspetto che forse emerge con maggiore forza nell'opera è la ricerca di Beggio di una prospettiva inedita sul commercio dei gladiatori e sulle loro condizioni giuridiche. La trattazione non si limita a evidenziare il funzionamento delle singole norme, ma cerca di cogliere le dinamiche più ampie che si celano dietro l'istituzione della gladiatura. Il volume non esita a mettere in luce le contraddizioni di un sistema giuridico che, pur essendo improntato a una logica di regole e contratti, si intreccia con un mondo sociale che si nutre anche di simbolismi religiosi e morali.

  Dal punto di vista metodologico, l'opera si distingue per la sua solidità filologica e giuridica. Beggio affronta la difficile impresa di analizzare testi e fonti sparse, utilizzando una combinazione di metodo storico-giuridico e interpretazione critica. La bibliografia aggiornata e la sistematica analisi delle fonti giuridiche romane garantiscono la solidità delle sue argomentazioni, mentre la struttura chiara e ben organizzata rende la lettura accessibile non solo a esperti del settore, ma anche a lettori con una conoscenza di base del diritto romano.

  Infine, uno degli aspetti più interessanti di questo studio riguarda la sua capacità di stimolare una riflessione sulle continuazioni e le trasformazioni dei fenomeni giuridici e sociali legati alla gladiatura nelle epoche successive. Il volume non si limita a esaurire il fenomeno nella sua dimensione storica e giuridica, ma sollecita anche interrogativi più ampi sulla gestione dei corpi e sulle dinamiche di sottomissione e liberazione, temi che, pur radicati nell'antichità, non cessano di essere rilevanti nel contesto contemporaneo.

  Il volume si configura, dunque, come un contributo fondamentale per comprendere la gladiatura non solo come fenomeno spettacolare, ma come istituzione giuridica che riflette la complessità della società romana. L'accuratezza delle fonti, l'originalità dell'approccio e la capacità di contestualizzare il fenomeno della gladiatura all'interno di una visione più ampia rendono questo libro imprescindibile per approfondire la materia.