Biagio De Giovanni
Giordano Bruno, Giambattista Vico e la filosofia meridionale
Editoriale Scientifica, pagg.146, € 12,00
In "Giordano Bruno, Giambattista Vico e la filosofia meridionale", Biagio De Giovanni propone una rilettura originale e concettualmente raffinata del pensiero filosofico italiano, attraverso l'accostamento inedito di due figure emblematiche: Giordano Bruno e Giambattista Vico. Il volume si colloca in una posizione di frontiera tra l'indagine storica, l'ermeneutica testuale e la costruzione teorica, riuscendo a intrecciare con coerenza e rigore le dimensioni sincronica e diacronica del pensiero filosofico.
Al centro dell'analisi si colloca il confronto fra Bruno e Vico, inteso non come mera comparazione tematica, ma come esercizio speculativo capace di mettere in luce consonanze profonde e divergenze irriducibili. De Giovanni rintraccia un asse teorico comune, delineato dal rapporto tra finito e infinito, tra tempo ed eterno, che costituisce non solo il nucleo problematico dell'opera di entrambi, ma anche una possibile chiave interpretativa del sorgere del pensiero moderno in Italia. Tale prospettiva si discosta dalla tradizionale narrazione eurocentrica che vede nella rivoluzione scientifica e nel razionalismo cartesiano il punto di svolta esclusivo della modernità, restituendo alla filosofia italiana – e meridionale in particolare – una voce autonoma e originaria.
L'approccio metodologico adottato è rigorosamente interno ai testi: De Giovanni opera una lettura ravvicinata delle opere principali dei due autori, evitando ogni riduzione ideologica o sovrapposizione forzata. La differenza ontologica tra l'universo bruniano, animato da un infinito cosmico e vivente, e la storia vichiana, fondata su una ciclicità temporale e su un principio di provvidenzialità, viene tematizzata con precisione, ma anche con l'intento di evidenziare un terreno comune. In entrambi, infatti, emerge un'idea di conoscenza non riducibile alla mera oggettività scientifica, bensì intrinsecamente legata alla dimensione della vita, della creazione, del senso.
Il contributo più originale del volume è però da rintracciare nell'elaborazione del concetto di "filosofia meridionale", intesa non come categoria geo-culturale o identitaria in senso ristretto, ma come un orizzonte di pensiero in cui si congiungono forme speculative che pongono al centro la relazione tra Vita e Forme. De Giovanni ricostruisce con coerenza genealogica questo percorso, partendo da Bruno e Vico e giungendo ai grandi pensatori del Novecento italiano, Croce e Gentile, fino a includere, in modo implicito ma evidente, anche se stesso in questa linea di continuità.
Nel delineare questo orizzonte, l'autore non si limita a registrare una tradizione, ma la rilancia come possibile via filosofica alternativa. In opposizione a una metafisica dell'essere intesa in senso astratto o a una razionalità riduzionista, la filosofia meridionale proposta da De Giovanni si caratterizza per la sua apertura al conflitto, alla storicità, alla vitalità del pensiero, in costante tensione tra struttura e esperienza. Non si tratta, dunque, di una semplice operazione di recupero storiografico, ma di una proposta speculativa che ambisce a ripensare la modernità da un'altra angolazione.
Di particolare rilievo è l'attenzione riservata alla parola "Vita", che attraversa l'intero volume come filo conduttore. Essa non è solo il principio ispiratore delle filosofie di Bruno e Vico, ma diviene cifra interpretativa dell'intera riflessione italiana, capace di coniugare ragione e sentimento, immaginazione e concetto, storicità e eternità. In questo senso, la filosofia meridionale si configura come un pensiero dell'originario, dove la parola è evento e la forma è espressione.
Lo stile di scrittura di De Giovanni si mantiene costantemente all'altezza dell'ambizione teorica dell'opera. La prosa è densa, mai ridondante, attraversata da una forte tensione argomentativa e da un'ampia padronanza del lessico filosofico. Il saggio si rivolge chiaramente a un pubblico specialistico, ma riesce a evitare tecnicismi eccessivi, rendendo accessibili anche i passaggi più articolati dell'analisi.
Il libro rappresenta, insomma, un contributo rilevante e coraggioso alla riflessione filosofica contemporanea, offrendo un'interpretazione innovativa di due grandi classici del pensiero italiano e proponendo una visione complessiva della filosofia come attività radicata nella vita e nella storia, capace di generare forme e mondi. In un panorama intellettuale spesso dominato da una filosofia analitica frammentata o da una riflessione continentale autoreferenziale, il lavoro di De Giovanni riporta l'attenzione sulla ricchezza e sull'attualità del pensiero italiano, rilanciando una tradizione che merita di essere pienamente riscoperta e valorizzata.
|