Rudolfo Graziani
Una vita per l'Italia «Ho difeso la patria» Presentazione di Indro Montanelli
Mursia, pagg.296, € 18,00
La cronaca intima e la difesa personale che emergono da "Una vita per l'Italia. «Ho difeso la patria»" di Rodolfo Graziani travalicano la semplice narrazione autobiografica per offrire uno spaccato intenso e sfaccettato dell'uomo e del militare che ha segnato la storia italiana tra fascismo, colonialismo, guerra e resa dei conti morale postbellica.
Il volume si presenta come un'autodifesa: Graziani, curatore del proprio lascito, si prodiga nel radicare le proprie scelte – guerre coloniali, ruoli gerarchici di prestigio, adesione alla Repubblica Sociale – dentro una cornice di dedizione assoluta alla patria. È evidente come l'autore tenti di far percepire ogni sua iniziativa come diretta espressione del suo senso del dovere, tuttavia questa impostazione rende la lettura atipicamente sbilanciata verso una giustificazione sistematica, a volte persino trascendentale.
Nonostante ciò, la ricchezza del racconto sta proprio nella documentazione sinottica degli eventi: l'ascesa nel primo decennio del '900, la complessità delle campagne in Africa orientale, la nomina a maresciallo d'Italia nel 1936, la ritirata da Sidi el-Barrani e il successivo ritiro in una dimensione rurale dopo l'8 settembre 1943. Emergono iperboli, reticenze, talvolta amnesie consapevoli. Il testo trasforma appunti, testimonianze, protocolli d'archivio in un racconto vivido, spesso lacerante, mai rapsodico. Graziani non ha più voce pubblica, ma la memoria – come lui stesso ripete – non lo abbandona.
La prosa, volutamente austera e misurata, ha il pregio di non ingentilire fatti altrimenti crudi: la repressione coloniale, le responsabilità politiche nella RSI, l'accordo coi tedeschi, le divisioni morali e ideologiche di un'Italia allo sfascio. Lo stile inoltre, pur filtrato dall'autore stesso, conserva scabrosità e sprazzi, raramente indulgenze. Il livello dichiaratamente difensivo assume, nel complesso, un valore quasi confessionale: il lettore avverte la tensione tra l'uomo che vuole giustificarsi e il passato che semmai lo accusa.
Da un punto di vista storiografico, il libro si colloca a metà strada tra memorialistica e rivendicazione, ma proprio per questa ragione rivela, se analizzato con occhio critico e documentato, la tensione tra mito personale e responsabilità collettiva. Se da un verso il testo risente dell'assenza di contraddittorio – manca, per esempio, una radicale autocritica sulle campagne africane o sul periodo della RSI –, dall'altro costituisce una testimonianza primaria inestimabile: basilare per comprendere fino a dove si spinsero le ragioni delle élite militari italiane e quale narrazione abbiano voluto imprimere nel secondo dopoguerra. Per esempio, il passaggio in cui Graziani rievoca i colloqui con i tedeschi sulla difesa della Rsi, o ancor di più la confessione – apparentemente sincera – di non essere dotato per la "guerra moderna" segnano momenti di spontaneità che raramente appaiono in altri testi coevi.
Indro Montanelli definisce Graziani come "un grande guerrigliero coloniale" ma anche come un uomo incapace di "condurre una guerra moderna". Questa doppia polarità emerge con chiarezza dalle pagine del testo: da un lato l'esperienza di uomo d'azione, dall'altro l'ammissione esplicita del proprio limite strategico-operativo. È in questo contrasto che si libra la densità morale dell'opera: un uomo intenso ma spiazzato, protagonista indiscusso eppure scomodo.
In definitiva, "Una vita per l'Italia" è un documento potente: arricchisce il dibattito storico, stimola l'interrogazione critica, predispone il lettore a riconsiderare non solo le vicende personali di Graziani, ma l'intero immaginario militare fascista. La verità di questo libro – a metà strada tra confessione e rivendicazione – è tanto più utile quanto più il lettore sa contestualizzarla, pesarla, rapportarla con fonti alternative e con l'ampio ventaglio delle testimonianze del tempo.
E' anche un testo imprescindibile per lo studio della Guerra d'Africa, delle dinamiche militari del periodo fascista, della frammentazione italiana nel secondo conflitto mondiale, pur dovendo essere letto con sguardo critico e consapevole: Graziani non si mette in discussione, ma consegna la propria versione dell'eroe-nemico. Un'eredità inquieta, fondamentale e ancora oggi deliberatamente controversa.
La Redazione 24 giugno 2025 |