La grande madre. Meditazioni mediterranee Stampa E-mail

Ernst Jünger

La grande madre
Meditazioni mediterranee
A cura di Mario Bosincu


Le Lettere, pagg.214, € 15,00

 

junger grandemadre  Tornato in Sardegna nel giugno del 1955, Ernst Jünger fu travolto da una profonda gratitudine nei confronti della sua "seconda grande madre, il Mediterraneo". Per lui, quel viaggio si trasformò in un'esperienza di regressione estatica verso una dimensione mitica, numinosa e archetipica. Nel suo intimo, Jünger sentiva un legame profondo tra sé stesso e la Terra, una relazione di madre e figlio che permeava ogni sua annotazione del diario sui suoi itinerari nel Mediterraneo. Finalmente, queste preziose annotazioni sono offerte al lettore italiano, e si rivelano ricche di epifanie che svelano come "ovunque la terra è sacra, ovunque è un sepolcro, ovunque è un luogo di resurrezione".
Questa connessione intensa con la terra alimentava l'inquietudine crescente di Jünger di fronte all'hybris distruttiva dell'uomo moderno verso gli ecosistemi. Egli percepiva che l'umanità si stava avvicinando a un punto di rottura, come se un'esplosione avesse investito l'intero pianeta. Questa luce abbagliante che invadeva ogni angolo del mondo non faceva che aumentare nel corso del tempo. Il progresso tecnologico, che Jünger definiva come uno strumento di una nuova forma di schiavitù, veniva descritto con particolare efficacia nelle sue osservazioni sui primi televisori, che esercitavano un fascino ipnotico sulle persone, strappando la vita dal suo fondamento ctònio.

  In queste riflessioni preveggenti, Jünger sondava il destino dell'homo faber e prospettava un futuro in cui l'uomo si autoannienta con la propria creazione, come uno scorpione che si punge con il proprio aculeo. Questa visione inquietante gettava un'ombra sulla prospettiva umana, ma Jünger trovava conforto e consolazione nella contemplazione dell'eterna fecondità della natura. Come un frassino millenario, l'Yggdrasill, sotto la cui ombra si riuniva ogni giorno il consiglio degli dèi, la natura sarebbe sopravvissuta al crepuscolo degli dei. Questa fiducia nell'immortalità della natura costituiva un faro nelle meditazioni saggistiche conclusive di Jünger.

  Attraverso le parole di Jünger, scopriamo un uomo profondamente legato alla Terra, un osservatore attento dei pericoli che minacciano l'armonia tra l'umanità e l'ambiente naturale. La sua esperienza nel Mediterraneo lo ha portato a riconoscere il valore sacro della Terra e la necessità di preservare il suo equilibrio. Le sue parole risuonano ancora oggi, ricordandoci l'importanza di una connessione profonda e rispettosa con la natura e l'urgenza di proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.