Corpo spirituale e Terra celeste Stampa E-mail

Henry Corbin

Corpo spirituale e Terra celeste. Dall’Iran mazdeo all’Iran sciita

Adelphi, pagg.335, Euro 28,00

 

corbin_corpo  IL LIBRO – Quando apparve nella sua prima versione (1960), questo libro suonava come un tentativo sconcertante di collegare e articolare categorie del remoto Iran mazdeo, cifrate e ostiche, con altre dello sciismo, di cui ben poco si sapeva. Oggi si può dire di Corpo spirituale e Terra celeste che è stato un vero punto di partenza, ma non già soltanto per l’audacia della prospettiva storica. Essenziale è qui l’elaborarsi di una concezione dell’immaginazione a cui poi molti hanno attinto, per la sua grandiosità e perspicuità. Qui si traccia per la prima volta una «carta dell’Immaginale». Per intendere la novità dell’impresa, basti pensare che la parola stessa «immaginale» è stata introdotta da Corbin. E di una parola nuova c’era davvero bisogno da quando, in Occidente, «tra le percezioni sensibili e le intuizioni o le categorie dell’intelletto il luogo era rimasto vuoto». Si trattava appunto del luogo della Imaginatio vera dell’alchimia, della immaginazione attiva, di quell’«intermondo tra il sensibile e l’intelligibile» la cui «scomparsa porta con sé una catastrofe dello Spirito». Quel luogo della conoscenza, e di una conoscenza a noi preclusa, è l’«ottavo clima» dove appaiono le città mistiche di Jabalqa, Jabarsa e Hūrqalyā. Nessuna civiltà è stata pari a quella iranica nello sviluppare questa «geografia immaginale». Dai mirabili paesaggi, puri archetipi di una natura visionaria, sino alle pagine esaltanti di Sohravardi o di Molla Sadra, l’Iran ci ha offerto la guida più dettagliata alla «Terra di Hūrqalyā », «mondo attraverso cui si corporizzano gli spiriti e si spiritualizzano i corpi», luogo della realtà epifanica. Sino a questo libro di Corbin ben poco era filtrato di tali tesori – e la seconda parte dell’opera ci offre anche una doviziosa antologia di testi iranici su questi temi, per la prima volta tradotti. Ma l’effetto sovvertitore di Corpo spirituale nel suo insieme è dovuto non soltanto alla novità dei materiali. Qui assistiamo, innanzitutto, al dispiegarsi della prospettiva di Corbin. L’autore stesso la definiva «fenomenologica», in contrasto con ogni storicismo. Ma, più che a termini occidentali, occorrerebbe riferirsi, per definire il procedimento di Corbin, a quella «ermeneutica per eccellenza indicata dalla parola ta’wil, che letteralmente significa “ricondurre una cosa alla sua fonte”, al suo archetipo, alla sua realtà vera». Qui il ta’wil è al tempo stesso l’oggetto del libro e il metodo del suo autore, come anche dovrebbe diventare il percorso di ogni lettore. Così ci avvicineremo finalmente all’Albero dell’Immaginazione, di cui dice il Corano che può essere «l’Albero benedetto» o «l’Albero maledetto». «L’immaginario può essere innocuo; l’immaginale non lo è mai». La presente traduzione è condotta sul testo interamente rivisto dall’autore e pubblicato nel 1979.

  DAL TESTO – “In un libro Sul problema dell'anima, G. Th. Fechner racconta come un mattino di primavera, mentre una luce di trasfigurazione cingeva d'aureola la facciata della Terra, fu colpito  non solo dall'idea estetica, ma dalla visione e dall'evidenza concreta che «la Terra è un Angelo, e un Angelo così sontuosamente reale, così simile a un fiore!». Ma, aggiunge malinconicamente, un'esperienza come questa passa ai nostri giorni per immaginaria: si sa che la Terra è un corpo sferico; quanto a saperne di più, su ciò che essa è, è una questione di ricerca nelle collezioni di mineralogia.
  “Questa breve confessione lirica ci spinge a riflettere su due punti. In primo luogo dobbiamo ricordare che lo stesso Fechner scrisse uno Zend-Avesta che è la sua opera filosofica più importante; egli vi dispiega da un capo all'altro le risorse del ragionamento analogico, contrariamente forse alle esigenze di una rigorosa filosofia, ma manifestando così la sua attitudine a percepire i simboli. Sebbene oltre al titolo quest'opera non abbia alcunché in comune con il libro sacro del mazdeismo zoroastriano, resta tuttavia il fatto che la cognitio matutina, con cui la Terra si rivelò quale un «Angelo» al nostro filosofo, è in perfetto accordo con la dottrina e la pratica dell'Avesta, dove leggiamo, ad esempio, nel rituale del ventottesimo giorno del mese: « Noi celebriamo questa liturgia in onore della Terra che è un Angelo»”.

  L’AUTORE – Filosofo, orientalista, storico delle religioni, Henry Corbin (1903-1978) ha rivoluzionato con la sua opera monumentale la nostra conoscenza del mondo musulmano e dell'Islam iranico. Corpo spirituale e Terra celeste apparve per la prima volta,con titolo lievemente diverso, nel 1960. La presente traduzione è condotta sul testo interamente rivisto dall'autore e pubblicato nel 1979. Di Corbin Adelphi ha pubblicato anche Storia della filosofia islamica (1973; nuova edizione ampliata, 1989).

  INDICE DELL’OPERA - Preludio alla seconda edizione - Per una carta dell'Immaginale - Prologo - Parte I. Corpo spirituale e Terra celeste - 1. Imago Terrae Mazdea - I. « La Terra è un Angelo» - II. La Terra dai sette keshvar – III. Geografia visionaria - IV. Geosofia e Angeli femminili della Terra - 2. La terra mistica di Hūrqalyā - I. Progressio harmonica: Fātima, la figlia del Profeta e la Terra celeste - II. L'«ottavo clima» - III. Hūrqalyā, Terra delle visioni - IV. Hūrqalyā, Terra di resurrezione - Parte II. Scelta di testi tradizionali – Introduzione. I testi e i loro autori - 1. Shihāboddīn Yahyā Sohravardī - Hūrqalyā: mundus imaginalis, o mondo delle Forme immaginali e della percezione immaginativa - 2. Mohyīddīn Ibn Arabī - La Terra che fu creata con il sovrappiù dell'argilla d'Adamo - 3. Dāwūd Qaysarī - Mundus imaginalis - 4. 'Abdol-Karīm Gīlī - I. Al-A'rāf, la Terra dei Veglianti - II. Il viaggio dello straniero e il colloquio con Khezr - 5. Shamsoddīn Mohammad Lāhījī - Jābalqā e Jābarsā - 6. Sadroddīn Shīrāzī (Mollā Sadrā) - Spissitudo spiritualis - 7. 'Abdorrazzāq Lāhījī - Teosofi orientali e filosofi peripatetici - 8. Mohsen Fayz Kāshānī - Un mondo in cui si corporizzano gli Spiriti e si spiritualizzano i corpi - 9. La scuola shaykhita: Shaykh Ahmad Ahsā’ī - I. Fisiologia del corpo di resurrezione - II. Sul senso esoterico della tomba – III. I Cieli e gli Elementi di Hūrqalyā - IV. Alchimia e corpo di resurrezione - V. Immaginazione attiva e corpo di resurrezione - 10. Shaykh Mohammad Karīm Khān Kermānī - I. In che senso il corpo del fedele credente è la Terra del suo paradiso - II. Un mondo in ascensione, non in evoluzione - II. Shaykh Abū’l-qāsem Khān Ebrāhīmī (Sarkār Āghā) - La Terra celeste di Hūrqalyā e la fede sciita – Note - Indice analitico