Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia shī’ita Stampa E-mail

Henry Corbin

Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia shī’ita

SE Edizioni, pagg.110, € 18,00

 

corbin_colori0001  IL LIBRO – «Il fenomeno del colore è stato affrontato, sotto aspetti diversi, sia dalla filosofia che dalla teosofia islamica. È ormai trascorso qualche anno da quando abbiamo avuto l'occasione di iniziare lo studio dell'argomento prendendo a guida uno dei più grandi maestri della spiritualità iranica, 'Alāoddawleh Semnānī (XIV secolo). Siamo stati così condotti nel cuore di una fisiologia dell'organismo sottile, ogni centro del quale è designato come un "profeta del tuo essere" e caratterizzato da un colore, un'aura, la cui percezione visionaria rivela al mistico il suo grado di progresso sulla Via.
  “D'altra parte, nell'Islam esiste una lunga tradizione ermetica le cui testimonianze ci conducono a porci la seguente domanda: come percepivano i colori e i fenomeni cromatici gli alchimisti, per essere indotti a interpretarli come facevano? Che si tratti di fisiologia sottile o di alchimia, ci troviamo di fronte a una questione essenzialmente fenomenologica: in che cosa consiste per i nostri autori il fenomeno del colore? Come intendere correttamente ciò che ne dicono, allorché la loro interpretazione mira a "salvare il fenomeno", ossia a spiegarlo in accordo con quello che essi ne colgono?».

  DAL TESTO – “Le concezioni fondamentali della cosmologia iranica, sia quelle dell'antica Persia zoroastriana con la luce di Ōhrmazd, che quelle della Persia shī’ita con la Luce mohammadiana della walāyat, si trovano in possente contrasto, anzi all'esatto opposto del mito di Prometeo. Per il credente che vive nel suo intimo la concezione iranica della Luce, tale mito non può apparire che come un malvagio pervertimento della realtà delle cose, dal momento che il Fuoco e la Luce sono un dono sacro fatto agli uomini dalle Potenze della Luce. Per di più, i Celesti e i terrestri sono alleati nella difesa della Luce contro le Potenze infernali. Ōhrmazd ha bisogno dell'aiuto delle Fravarti (le entità celesti degli esseri di luce) per difendere il fragile mondo della Luce contro Arimane. Questo combattimento si perpetuerà fino alla fine del nostro Aiōn. Il credente zoroastriano è un cavaliere che combatte a fianco del signore della Luce, il quale non è l'«Onnipotente»: non si pone nemmeno, per lui, la possibilità di tradire, di abbandonare la lotta.”

  L’AUTORE – Henry Corbin (1903-1978) è stato un filosofo orientalista di enorme influenza nel pensiero contemporaneo. Con la sua opera monumentale di saggi e di edizioni critiche, ha rivoluzionato la nostra conoscenza del mondo islamico, facendoci riscoprire l’immenso tesoro spirituale e filosofico dell’Iran shī’ita. I suoi studi sono diventati punto di riferimento imprescindibile non solo per gli storici e i filosofi delle religioni, e per chi si occupa del dialogo interculturale tra Oriente e Occidente, ma per tutti coloro che sono interessati a esplorare le ricche potenzialità della dimensione immaginale, di ciò che Corbin chiamava “mundus imaginalis”, chiave per comprendere ogni fenomeno religioso e ogni atto creativo. Tra le opere più famose, tradotte in Italia: Storia della filosofia islamica (Milano, 1991), Corpo spirituale e Terra celeste (Milano, 2002), L’immaginazione creatrice (Roma-Bari, 2005) e L’immagine del Tempio (Milano, 2010).

   INDICE DELL’OPERA – Prologo - I. Di una concezione del colore inglobante la totalità degli universi - II. Del vero rapporto fra luce e colore - III. Come ogni composto, che appartenga al mondo sensibile o a quello sovrasensibile, abbia un colore - IV. Delle modalità di generazione dei colori nel mondo sensibile e in quello sovrasensibile - V. Ermeneutica del Corano ed ermeneutica dei colori – Epilogo - Il tempo di Eranos, di Henry Corbin