Maxima-Minima Stampa E-mail

Ernst Jünger

Maxima-Minima
Annotazioni su L'operaio

Guanda, pagg.128, Euro 12,00

 

juenger_maxima  IL LIBRO – Maxima-Minima, ovvero massime concentrate nello spazio minimo dell’argomentazione aforistica. Una raffica di sentenze, la cui estrema sinteticità è proporzionale alla densità, prive però di qualunque intenzione didascalica: «Tutte le tentazioni di fare della pedagogia andranno represse. A cosa servono, infatti, i punti d’osservazione quando sta venendo giù una slavina?» In queste spiazzanti riflessioni, concepite inizialmente come «note a margine» dell’Operaio (1932), ma pubblicate tre decenni dopo con un peso specifico proprio, Jünger propone un’approfondita analisi della protagonista indiscussa del XX secolo, la tecnica, nel contesto della «mobilitazione totale»: la sua incidenza sociale, economica ed etica; la sua valenza metafisica e la sua possibile trasfigurazione estetica, i suoi effetti sulla cultura e sull’uomo, «titano e antieroe», «operaio e musico», «politico e profeta». Una piccola, inedita perla della produzione jüngeriana in cui il grande teoreta studia con sguardo da entomologo i meccanismi del lavoro umano, specchio della rivoluzione mondiale, cercando di illuminare un’epoca tra le più ardue della storia.

  DAL TESTO – “Con la figura dell'operaio […] entra in scena un fratello di Anteo, Atlante e Prometeo piuttosto che di Eracle - un nuovo titano, figlio della grande serpe di cui il semidio non annientò che un simulacro. Ora non vengono fatte saltare soltanto le strutture storiche, ma anche i loro presupposti mitici e cultuali, se non addirittura quelli umani, che sono alla base di tutto.
  “La figura dell'operaio non corrisponde ad alcuna classe, a nessun ceto, nazione, civiltà o fede se non a quella della materia, che è piuttosto un sapere, o una salda certezza. Essa risponde come un tempo facevano gli dèi, ma in modo ancora più forte e visibile. Che siano anzitutto i fenomeni a essere riconosciuti non dev'essere fonte di inquietudine.
  “La luce sul nuovo palcoscenico si fa più intensa di quella che, a memoria d'uomo, sia mai stata puntata su una trasfigurazione. Le è conforme non già l'esperienza storica, bensì solo quella intima. Se il pensiero si ritira nella storia o nel mito come in un medium più mite o in una nicchia in penombra, si sarà emancipato in maniera insufficiente. Nei momenti di crisi si evocano gli eroi, si esibiscono le reliquie, ma né dagli uni né dalle altre giunge più alcuna risposta.”

  L’AUTORE – Ernst Jünger (Heidelberg, 1895 - Wilflingen, 1998) studiò filosofia e scienze naturali all'università di Lipsia. Partecipò alla prima guerra mondiale e descrisse le proprie esperienze belliche in Nelle tempeste d'acciaio, un'opera che è stata spesso recepita come una glorificazione della guerra. Criticò la democrazia della Repubblica di Weimar, ma non appoggiò attivamente il Partito nazional socialista. Dopo la seconda guerra mondiale venne tuttavia accusato di connivenza con il regime. Intrattenne una fitta corrispondenza con molti noti intellettuali tedeschi, tra cui Carl Schmitt e Martin Heidegger. Intellettuale tra i più discussi del XX secolo, Jünger è noto anche per i suoi comportamenti anti convenzionali tra cui la sperimentazione dell'LSD.

  INDICE DELL’OPERA - Maxima-Minima – Postfazione, di Alessandra Iadicicco