"Memorie da una casa di morti" e "Memorie dal sottosuolo" Stampa E-mail

Fëdor Dostoevskij

Memorie da una casa di morti e Memorie dal sottosuolo
Testo russo a fronte

Bompiani, pagg.1008, € 30,00

 

dostoevskij_memorie  IL LIBRO – Memorie da una casa di morti è un romanzo di Dostoevskij scritto dopo aver scontato la pena in Siberia e pubblicato tra il 1861 e il 1862. L'opera è in parte autobiografica e in parte ispirata a situazioni che l'autore ebbe modo di osservare in prima persona. Venne scritta in forma di diario, di cui l'autore, nella prefazione, attribuisce la paternità a un recluso immaginario che avrebbe ucciso la moglie in seguito a un impeto d'odio. Dostoevskij, invece, fu arrestato per motivi politici.
  Le Memorie dal sottosuolo è un romanzo del 1864 diviso in due parti: la prima è intitolata Il sottosuolo, la seconda A proposito della neve bagnata. Il sottosuolo è un monologo di critica sociale, in cui sono posti alla berlina gli ideali ottimistici della filosofia positivista; A proposito della neve bagnata è un racconto in prima persona nel quale l'autore del precedente monologo confessa sordide azioni compiute nella sua vita, a dimostrazione di come persone "istruite" e "a modo" possano essere profondamente abiette. Le due opere hanno in comune l'idea del "sottosuolo" inteso sia nel senso reale che in quello spirituale, ma anche le ragioni profonde del primo Dostoevskij che si pone domande fondamentali, le medesime che poi saranno sviluppate nel più grande dei suoi romanzi, I Fratelli Karamazov. Due romanzi diversi nella forma e uguali nelle ragioni profonde; due opere che si uniscono in tutte le prospettive di Dostoevskij.

  DAL TESTO – “C'erano anche degli allogeni, c'erano fra i deportati perfino alcuni montanari caucasici. Tutta quella gente veniva suddivisa secondo il grado delle colpe e, di conseguenza, secondo il numero degli anni assegnati per il delitto. Si doveva pensare che non ci fosse delitto non rappresentato lì dentro. Il grosso dell'intera popolazione del reclusorio era costituito dai deportati-forzati della categoria civile (i galeotti per forza, come ingenuamente si esprimevano gli stessi detenuti). Erano delinquenti completamente privati di ogni diritto civile, brandelli recisi dalla società, col viso bollato a perenne testimonianza del loro ripudio. Erano inviati ai lavori per un periodo da otto a dodici anni e poi spediti in qualche paese siberiano come coloni. C'erano anche delinquenti della categoria militare, non privi dei diritti civili, come, in genere, nelle compagnie russe militari di detenuti. Erano inviati lì per brevi periodi e, al termine di essi, rimandati là donde erano venuti, a fare il soldato nei battaglioni siberiani di linea. Molti di essi tornavano quasi subito indietro nel reclusorio per gravi recidive, ma non più per brevi periodi, bensì per venti anni. Questa categoria era detta «permanente». Ma i «permanenti» non erano tuttavia privati di ogni diritto civile. Infine c'era ancora una particolare categoria di delinquenti più temibili di tutti, in prevalenza militari, abbastanza numerosa. Essa si chiamava « sezione speciale ». Quei criminali venivano mandati lì da tutta la Russia. Essi stessi si consideravano condannati a vita e ignoravano il termine dei loro lavori. Per legge, si potevano raddoppiare e triplicare i lavori che essi dovevano compiere. Erano tenuti nel reclusorio in attesa che si fossero aperti in Siberia i bagni penali più duri. «Per voi la galera a termine, per noi a vita» dicevano agli altri reclusi. Ho poi sentito dire che questa categoria era stata soppressa. Inoltre fu soppresso nel nostro reclusorio anche il reparto civile e istituita una compagnia comune di detenuti militari. S'intende che, insieme con ciò, fu cambiata anche la direzione. Io descrivo quindi un tempo lontano, cose passate e finite da un pezzo....”

  L’AUTORE – Fëdor M. Dostoevskij (Mosca 1821-San Pietroburgo 1881) è forse il più grande narratore russo e uno dei classici di tutti i tempi. Le sue opere e i suoi personaggi, intensi, drammatici, affascinanti, sono attuali e modernissimi. Lo scrittore, a causa delle sue convinzioni socialiste, nel 1849 venne condannato a morte. La pena fu poi commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia e nell’esilio fino al 1859.

  IL CURATORE - Armando Torno (Milano, 1953) è editorialista del Corriere della Sera. Ha diretto per dodici anni l'inserto culturale del Sole 24 Ore e dal 2000 al 2002 le pagine culturali del Corriere della Sera. È autore di numerosi saggi, tra i quali Pro e contro Dio, 1993, sette edizioni; ha tradotto il De Pestilentia di Federico Borromeo (1987) e l'Oroscopo di Cristo di Gerolamo Cardano (1990). Con Pierangelo Sequeri ha scritto Divertimenti per Dio. Mozart e i teologi (1991) e con Massimo Cacciari Ponzio Pilato: che cos'è la verità (2007). Nel 2006 è stato nominato da Papa Benedetto XVI membro permanente dell'Accademia Pontificia di San Luca, la più antica della Chiesa, e nel 2011 ha scritto Portarti il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich. Sempre nel 2011 per Bompiani è uscito Il paradosso dei conservatori.

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione, di Armando Torno - Memorie da una casa di morti - Nota introduttiva, di Ettore Lo Gatto - - Parte prima. Introduzione - I. Una casa di morti - II. Prime impressioni - IlI. Prime impressioni – IV. Prime impressioni – V. Il primo mese - VI. Il primo mese - VII. Nuove conoscenze: Petròv - VIII. Uomini risoluti: Lukà - IX. Isàj Fomìč - Il Bagno. Il racconto di Baklušin - X. La festa del Natale - XI. La rappresentazione - Parte seconda - I. L'infermeria - II. Continuazione - III. Continuazione – IV. Il Marito di Akul'ka. Racconto – V. Stagione estiva - VI. Gli animali del reclusorio - VII. Il reclamo - VIII. I compagni - IX. Un'evasione - X. L'uscita dalla galera - Memorie dal sottosuolo - Nota, di Ettore Lo Gatto - Memorie dal sottosuolo - I. Il sottosuolo - II. A proposito della neve umida - Note al testo, a cura di Ettore Lo Gatto