Scia di morte. L'ultimo viaggio della Lusitania Stampa E-mail

Erik Larson

Scia di morte
L'ultimo viaggio della Lusitania


Neri Pozza, pagg.510, € 18,00

 

larson scia  IL LIBRO – È una splendida giornata di maggio del 1915, una di quelle rare giornate di brezza lieve, mare calmo e bel sole, quando il Lusitania, il più grande transatlantico dell'epoca, un «levriero» capace di sostenere una velocità di oltre venticinque nodi, inferiore soltanto a quella dei cacciatorpediniere della marina britannica, naviga al largo delle coste meridionali irlandesi.
  La nave, diretta a Liverpool, è salpata da New York a carico pieno, con duemila «anime» a bordo, incluso un numero inaspettato di bambini, e merci, bagagli e vettovaglie varie per un dislocamento di oltre quarantaquattromila tonnellate: il più imponente trasbordo di uomini e merci realizzato, secondo il New York Times, dall'inizio della guerra su un vascello o, meglio, su una vera e propria città galleggiante d'acciaio, inconfondibile coi suoi quattro fumaioli, e invulnerabile grazie alla sua straordinaria velocità.
  Le acque del mare d'Irlanda sono state dichiarate «zona di guerra» dalla Germania, ma a bordo del Lusitania i passeggeri e il comandante William Thomas Turner si curano poco della dichiarazione e dell'avviso, pubblicato sui giornali newyorchesi dall'ambasciata tedesca a Washington, in cui si rammenta agli equipaggi che le navi dirette in quelle acque, battenti bandiera britannica o di uno qualsiasi dei paesi suoi alleati, sono «passibili di affondamento». Troppo veloce il Lusitania per qualsiasi sommergibile o imbarcazione militare tedesca. E troppo rassicurante la promessa protezione della Royal Navy britannica.
  Con la sirena da nebbia ormai spenta e il sole alto e splendente, i passeggeri del Lusitania, vestiti con più cura e eleganza del solito in quell'ultima giornata di navigazione, sciamano così tranquillamente sui ponti. I ragazzini piú grandi saltano la corda, come sempre. I piú piccoli si aggirano con bambinaie e steward, a piedi o in carrozzina, con i ciucciotti al collo o appesi ai vestitini.
  Sono circa le due e dieci quando, a sedici ore di navigazione da Liverpool, Leslie "Gertie" Morton, marinaio di diciotto anni, prossimo a ottenere il brevetto da secondo ufficiale, scorge a dritta sull'acqua un grosso spruzzo di spuma, una specie di gigantesca bolla che erutta in superficie. Qualche istante dopo lo spruzzo diventa una scia che rimane in superficie, come un lunga cicatrice pallida. In gergo marinaresco quella traccia di turbolenza lenta a svanire ha un solo nome: «scia di morte».
  Di lì a poco, echeggia sulla nave, chiaro, il grido: «Siluro in arrivo!».
  Sepolta sotto i dettagli ingarbugliati dell'affondamento di uno dei più grandi transatlantici della storia, Erik Larson scopre «una gran bella storia» e la narra con ritmo romanzesco, basandosi però rigorosamente su memorie, lettere, telegrammi o altri documenti storici. Ne emerge la saga di una nave e delle «molteplici forze, titaniche o pateticamente insignificanti, che in una bella giornata di maggio del 1915 sono confluite a produrre una tragedia di portata colossale, la cui vera natura e il cui significato sono rimasti a lungo celati tra le nebbie della storia».

  DAL TESTO – "Mentre i passeggeri cenavano, alle 19:50, uno dei marconisti della nave captò un messaggio che vagava nell'etere. Il messaggio, trasmesso en clair, vale a dire in inglese e non codificato, proveniva dall'ufficio dell'ammiragliato di Queenstown, in Irlanda. La prima versione doveva essere distorta, perché il marconista del Lusitania chiese a Queenstown di ritrasmetterlo. La replica fu inviata alle 19:56. Poco dopo il testo era nelle mani del comandante Turner: «Sommergibili attivi al largo della costa meridionale irlandese».
  "Più o meno alla stessa ora la nave ricevette anche un altro messaggio, questa volta indirizzato a tutte le imbarcazioni britanniche e trasmesso nello speciale codice che l'ammiragliato riservava alle navi civili. Appena decrittato, venne anch'esso consegnato a Turner. Il messaggio avvertiva tutte le navi nel canale della Manica di tenersi entro due miglia dalla costa meridionale inglese, ma ordinava a quelle in rotta verso Liverpool di evitare promontori, tenersi al centro del canale, superare le imboccature dei porti a tutta velocità e, infine, imbarcare un pilota portuale a Mersey Bar per farsi guidare al loro attracchi a Liverpool. Il messaggio si chiudeva con: «Sommergibili allargo di Fastnet»."

  L'AUTORE – Erik Larson è nato a Freeport, Long Island, nel 1954. Collaboratore di Time, New Yorker, Atlantic Monthly, Harper's e altre prestigiose riviste americane, ha scritto numerose opere, tra le quali si segnalano Isaac's Storm (1999) e The Devil in the White City: Murder, Magic and Madness at the Fair That Changed America (2003), libro vincitore dell'Edgar Award in the Best Fact Crime 2004, di prossima pubblicazione presso Neri Pozza. Erik Larson vive a Seattle con la moglie e tre figlie.

  INDICE DELL'OPERA – Il fascino della scoperta (Una nota per i lettori) - Due parole dal comandante - Prima parte. «Maledette scimmie» - Seconda parte. Caviale e corda per saltare - Terza parte. Scia di morte - Quarta parte. L'anima nera - Quinta parte. Il mare dei segreti – Appendici – Note - Fonti e ringraziamenti - Il cannone nel museo – Bibliografia - Indice dei nomi