Francesco Bigazzi
Gorbaciov La beffa e il tradimento
Mauro Pagliai Editore, pagg.218, € 14,00
Nel panorama della saggistica italiana dedicata alla storia sovietica e post-sovietica, il libro di Francesco Bigazzi, "Gorbaciov. La beffa e il tradimento", propone un contributo di notevole rilevanza per l'analisi delle dinamiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni dell'Unione Sovietica e il successivo passaggio alla Russia contemporanea. Giornalista di lungo corso, già corrispondente da Mosca per testate come «Il Giorno» e «Panorama», nonché direttore dell'ANSA nella capitale sovietica, Bigazzi mette a frutto decenni di osservazione diretta e di rapporti privilegiati con figure chiave del mondo politico e intellettuale russo, offrendo un'opera densa di testimonianze, riflessioni e documenti di prima mano.
Il volume si concentra sulla parabola storica di Michail Sergeevič Gorbaciov, segretario generale del Partito Comunista Sovietico dal 1985 e primo (e ultimo) presidente dell'URSS. Il suo nome è indissolubilmente legato alla perestrojka (ristrutturazione) e alla glasnost' (trasparenza), due concetti-guida della sua azione politica, che miravano a riformare un sistema ormai in profonda crisi strutturale, economica e ideologica. Bigazzi restituisce con chiarezza analitica e con un impianto narrativo coinvolgente il contesto di stagnazione e immobilismo che precedette l'ascesa di Gorbaciov, delineando il quadro di un Paese afflitto da inefficienze sistemiche e dalla paralisi decisionale dell'apparato burocratico.
Ciò che distingue quest'opera dalle numerose biografie e analisi politiche dedicate a Gorbaciov è la centralità delle fonti dirette. Attraverso una serie di interviste inedite e di grande spessore, l'autore costruisce un affresco corale in cui si alternano le voci di protagonisti dell'epoca, quali Andrej Gromyko, storico ministro degli Esteri e presidente del Soviet Supremo, la sociologa Tatyana Zaslavskaja, teorica della riforma sociale e ispiratrice di molte delle riflessioni alla base della perestrojka, e Vladimir Kriuĉkov, direttore del KGB durante gli anni cruciali della transizione.
Il sottotitolo dell'opera, "La beffa e il tradimento", non è scelto a caso: esso evoca una lettura critica, seppur mai ideologica, dell'azione riformatrice di Gorbaciov. Bigazzi non nega il coraggio politico dell'ultimo leader sovietico, ma evidenzia come la sua visione riformista si sia scontrata con le logiche interne del sistema comunista e con le pressioni esterne provenienti da un Occidente tutt'altro che disinteressato. La "beffa" è il fallimento delle speranze suscitate dalla perestrojka; il "tradimento" riguarda invece la percezione, diffusa in ampi settori della società sovietica, di un'azione politica che avrebbe indebolito le fondamenta dello Stato e aperto la strada al caos degli anni Novanta.
L'autore mette in luce come la figura di Gorbaciov resti tutt'oggi controversa: osannato in Occidente come artefice della fine della Guerra Fredda e premiato con il Nobel per la Pace, è invece ricordato da molti cittadini russi come il responsabile del collasso dell'Unione Sovietica e dell'umiliazione geopolitica che ne è seguita. Questa ambivalenza è il filo conduttore del libro, affrontata da Bigazzi con uno sguardo critico ma equilibrato, attento alla complessità dei fattori in gioco.
Uno dei meriti più evidenti del volume è la sua capacità di non fermarsi alla narrazione degli eventi storici, ma di proiettarne gli effetti sul presente. Bigazzi esplora infatti le conseguenze della fine dell'URSS sull'identità nazionale russa, sul ruolo delle élite politico-militari e sulla rinascita del sentimento religioso, elementi che troveranno compiuta espressione nella "militocrazia" di Vladimir Putin. Il passaggio dal comunismo alla federazione autoritaria contemporanea non viene presentato come una semplice involuzione, bensì come l'esito di un processo traumatico, in cui le istanze di riforma si sono infrante contro le difficoltà della transizione economica e contro un vuoto valoriale lasciato da decenni di ideologia ufficiale.
Dal punto di vista metodologico, il testo di Bigazzi si distingue per un uso sapiente delle fonti orali, combinate con l'analisi di documenti riservati e con un'accurata contestualizzazione storica. Il testo adotta un linguaggio accessibile ma rigoroso, riuscendo a soddisfare tanto il lettore accademico quanto quello interessato alla storia contemporanea in senso lato. La narrazione si muove agilmente tra il piano personale — il ritratto umano e politico di Gorbaciov — e quello sistemico, offrendo un quadro convincente dell'intero arco temporale 1985-2025.
Bigazzi si avvale di uno stile asciutto, incisivo, privo di retorica, ma capace di evocare le tensioni drammatiche di una stagione cruciale della storia mondiale. La capacità di coniugare l'approfondimento analitico con l'efficacia narrativa conferisce al volume un valore aggiunto rispetto alla pur vasta produzione saggistica sul tema.
"Gorbaciov. La beffa e il tradimento" si impone come una delle opere italiane più agili e informate sulla fine dell'Unione Sovietica e sulle sue ripercussioni nel mondo attuale. Attraverso un'attenta ricostruzione storica e una rara capacità di accesso a fonti primarie, Francesco Bigazzi ci consegna un libro che è al contempo un atto di memoria, un'indagine giornalistica di alto livello e una riflessione politica penetrante. Il volume si colloca con autorevolezza nel solco della migliore storiografia contemporanea, risultando utile per comprendere le radici profonde della Russia di oggi.
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