Miyamoto Musashi: L'opera completa Stampa E-mail

Miyamoto Musashi

L'opera completa
«Il libro dei Cinque Anelli» e tutti gli scritti


Edizioni Mediterranee, pagg.254, € 23,50

 

musashi completa  L'opera "Il libro dei Cinque Anelli" e tutti gli scritti, proposta in una nuova traduzione e curatela di Alexander Bennett, si configura come uno degli interventi filologici e interpretativi più significativi nella storia recente degli studi su Miyamoto Musashi. Dopo venticinque anni di ricerche, Bennett — storico e praticante di kendo, profondo conoscitore della cultura giapponese classica e moderna — offre un contributo che trascende la semplice traduzione, per collocarsi come atto di restituzione filologica, culturale e strategica di una delle figure più emblematiche dell'epoca Tokugawa.

  Il volume si presenta come un lavoro di straordinaria completezza. Al testo centrale del Gorin-no-sho (Il libro dei Cinque Anelli), viene affiancata per la prima volta in un'unica edizione la traduzione integrale e commentata di cinque opere minori, ma non meno significative, attribuite a Musashi: Heidokyō (Specchio sulla Via del combattimento), Heiho-kakitsuke (Note sulla strategia del combattimento), Heiho Sanjūgo-kajō (La strategia del combattimento in 35 articoli), Goho-no-Tachimichi (Le cinque direzioni dei percorsi della spada), e Dokkōdō (La Via che si percorre da soli). Completano il volume una prefazione internazionale (Graham Sayer), un'introduzione all'edizione italiana (Claudio Regoli), un'appendice documentaria sul monumento di Kokura e un'accurata bibliografia.

  La struttura del libro si distingue per l'equilibrio tra accessibilità e rigore, un merito che deriva dall'approccio comparativo e filologicamente fondato di Bennett. La sua opera non è una mera trasposizione linguistica, ma un'esegesi volta a rimuovere decenni di letture parziali, errori di trascrizione e interpretazioni condizionate da visioni romantiche od orientaliste.

  Il Gorin-no-sho, trattato nel cuore dell'opera, è proposto in una forma che si avvicina quanto più possibile al dettato originale giapponese, basandosi su un confronto critico tra le principali versioni manoscritte sopravvissute (tra cui la versione di Hosokawa e quella di Tokitsu). Bennett corregge oltre 150 caratteri rispetto alle edizioni precedenti, restituendo frasi intere omesse o fraintese in traduzioni anteriori. Questo lavoro minuzioso consente di apprezzare meglio il lessico strategico di Musashi, il suo uso specifico del termine heiho (strategia) e l'insistenza sul concetto di "via" (dō) non come tecnica bellica, ma come disciplina esistenziale.

  L'intento del samurai, in Bennett, riemerge in tutta la sua complessità: non un manuale per il duello, ma un trattato sulla formazione del sé attraverso la pratica della spada, in cui il combattimento è solo una delle manifestazioni della strategia.

  Il vero valore aggiunto del volume risiede però nell'inclusione sistematica degli altri testi, spesso relegati in secondo piano o trattati in modo frammentario. Heidokyō, per esempio, propone una riflessione speculativa sulla "via del combattimento" come specchio della mente, mentre Heiho-kakitsuke e Heiho Sanjūgo-kajō offrono una sistematizzazione dottrinale della strategia in forma di aforismi o articoli, in linea con l'etica samuraica dell'autodisciplina. Goho-no-Tachimichi fornisce una tassonomia dei percorsi strategici e tattici, arricchendo la dimensione didattica dell'insegnamento musashiano.

  Particolarmente intensa, infine, è la lettura del Dokkōdō, scritto pochi giorni prima della morte dell'autore, in cui la Via si trasfigura in un insieme di precetti morali destinati a sintetizzare una vita di pratica, distacco e rigore spirituale. Qui la "strategia" non è più solo arte del combattimento, ma arte del vivere e del morire con lucidità.

  Il valore scientifico dell'opera di Bennett si manifesta anche nella sua capacità di collocare Musashi all'interno di una cornice concettuale più ampia. La sua introduzione al testo non si limita al contesto storico della prima metà del XVII secolo, ma riflette su Musashi come teorico strategico in senso pieno, accostabile — pur con le dovute cautele — ad autori come Sun Tzu o Clausewitz. Se per il primo la guerra è fondamentalmente inganno e adattamento, e per il secondo uno strumento razionale della politica, Musashi rappresenta una terza via: una strategia radicata nell'etica dell'autocoltivazione e nell'unione di tecnica e intuizione (mushin, mente senza mente).

  In questo senso, il volume costituisce non solo un contributo agli studi giapponesi, ma anche una risorsa preziosa per chi si occupa di studi strategici, antropologia del combattimento, filosofia della disciplina e teoria dell'azione.

  Con questo volume, Alexander Bennett consegna agli studiosi e ai lettori una nuova pietra miliare nell'interpretazione dell'opera musashiana. È un libro che sfida le letture riduttive, ristabilisce la complessità filologica e culturale dei testi originali, e apre nuove prospettive di ricerca sia per l'ambito accademico sia per quello pratico delle arti marziali.

  A chi si occupa di cultura giapponese, storia della strategia, studi orientali o filosofia dell'azione, quest'opera offrirà strumenti di lavoro essenziali. Ma anche chi cerca una guida etica nel tempo dell'incertezza troverà in Musashi — filtrato dallo sguardo di Bennett — una voce antica, ancora sorprendentemente attuale.