Gabriella Turnaturi
Impostori Storie di inganni e autoinganni
Raffaello Cortina Editore, pagg.168, € 14,00
Con "Impostori. Storie di inganni e autoinganni", Gabriella Turnaturi prosegue e approfondisce la sua riflessione sulla natura relazionale delle emozioni e sulle dinamiche culturali che modellano le interazioni umane. Dopo essersi occupata, in opere precedenti, del tradimento ("Tradimenti", 2000), della vergogna ("Vergogna", 2012), delle forme della rispettabilità e del senso dell'amore, Turnaturi affronta qui il tema dell'inganno attraverso la figura dell'impostore: non come anomalia individuale, ma come fenomeno sociale complesso e sintomatico, inscritto in cornici culturali e aspettative condivise.
Il cuore del libro non è l'impostura in sé, ma ciò che la rende possibile: il terreno predisposto dall'immaginario collettivo, dai desideri, dalle emozioni e dalle fragilità cognitive e affettive delle società. Non si tratta, dunque, semplicemente di "scoprire" l'inganno, ma di capire perché e quando una comunità è disposta a crederci, come se l'impostore, più che ingannare, rispondesse a un bisogno diffuso: essere ingannati. È su questa tensione tra finzione e bisogno di verità che si innesta il ragionamento dell'autrice, che attraversa il tempo e i generi per mostrare come l'impostura sia una costante antropologica, che muta forma al mutare dei contesti.
La struttura del libro è narrativa e riflessiva insieme: Turnaturi mette in dialogo celebri casi storici – dal secolare enigma dell'identità di Martin Guerre fino al celebre smemorato di Collegno – con esempi letterari, cinematografici e contemporanei. Queste storie non sono trattate come mere curiosità, ma come casi esemplari per interrogare i dispositivi culturali che rendono plausibile, credibile, talvolta persino desiderabile, la menzogna identitaria. L'impostore – la cui figura oscilla tra l'eroico, il patetico e il perturbante – viene così presentato come uno specchio delle ambiguità del nostro stesso modo di costruire l'identità e di stabilire il confine tra realtà e rappresentazione.
La sociologa non si accontenta di catalogare inganni. Interroga i modi in cui la credulità prende forma, si struttura, si difende. Il libro riflette sulla funzione sociale delle maschere, sulla predisposizione emotiva delle comunità a farsi affabulare e sull'asimmetria fondamentale che definisce il rapporto tra chi inganna e chi viene ingannato. Questo rapporto, sostiene Turnaturi, non è mai unidirezionale: è piuttosto una co-costruzione, una "coreografia" relazionale che si sviluppa tra aspettative, fiducia e vulnerabilità condivise. Il pifferaio magico non incanta se non trova una folla disposta ad ascoltarlo.
Il contributo teorico del volume si articola su più piani. Anzitutto, l'autrice rifiuta l'idea che l'inganno possa essere spiegato solo nei termini di una patologia individuale o di una deviazione morale: l'impostura, nelle sue varie declinazioni, viene interpretata come prodotto di condizioni culturali favorevoli, di "culture emozionali" in cui determinati racconti trovano spazio e legittimità. In secondo luogo, Turnaturi pone l'accento sulla dimensione performativa dell'identità: ciò che siamo – o crediamo di essere – è sempre anche un ruolo giocato in una scena sociale, soggetto a conferme, sospensioni, rovesciamenti. In questa chiave, l'impostore non è solo un trasgressore, ma anche una figura-limite che rivela la fragilità delle categorie di autenticità e verità su cui si fonda la coesione sociale.
Pur fondato su una solida base teorica e disciplinare, il volume mantiene un tono discorsivo, accessibile ma mai semplificato. La scrittura di Turnaturi, sorretta da uno stile sobrio ed elegante, accompagna il lettore attraverso esempi, riflessioni, intersezioni tra cronaca, storia e letteratura, senza mai perdere la coerenza dell'argomentazione.
"Impostori" è, quindi, un saggio denso e originale che invita a riconsiderare le dinamiche dell'inganno non come patologie della verità, ma come fenomeni sociali capaci di svelare il funzionamento stesso delle relazioni e delle credenze. Una lettura che arricchisce non solo il campo della sociologia delle emozioni, ma anche il dibattito più ampio sulle forme della costruzione sociale dell'identità. Con questo libro, Turnaturi conferma la sua capacità di coniugare sensibilità analitica e profondità interpretativa, restituendo al lettore strumenti per pensare criticamente i meccanismi – spesso invisibili – attraverso cui scegliamo di credere.
|