Concilio Vaticano II. Il discorso mancato Stampa E-mail

Brunero Gherardini

Concilio Vaticano II
Il discorso mancato

Lindau, pagg.112, Euro 12,00

 

gherardini_mancato  IL LIBRO – L’Autore è convinto che il Discorso da fare (secondo il titolo di un suo precedente lavoro) sul Vaticano II non sia per il cristiano d’oggi, per i preti, per la Chiesa stessa, un’opzione fra molte, ma una vera necessità. Ed è perciò dispiaciuto che, finora, nonostante l’incrociarsi delle cosiddette ermeneutiche, il Discorso sia mancato. Nel presente volumetto spiega la ragione di questa omissione, che individua non tanto nelle correnti postconciliari, quanto nell’orientamento assunto fin dall’inizio dai Padri conciliari. Tra lo spirito con cui essi intrapresero la celebrazione del Concilio ed i sedici documenti maturati nel corso di esso c’è una logica perfetta: il rifiuto, infatti, degli Schemi ufficialmente preparati, con il quale il Concilio prese l’avvio, non poteva ingenerare che quei documenti, con quel loro indirizzo, quelle loro aperture. E da queste, proprio perché tali, non poteva scaturire che un atteggiamento di rottura col passato. Ciò, sia ben chiaro, non comporta un no al Concilio, del quale l’Autore individua quattro distinti livelli, assegnando ad ognuno di essi un diverso valore. Nonostante la necessità di ricorrer alla chiarezza per dir le cose come stanno, resta il fatto che il Vaticano II è un Concilio autentico, il cui insegnamento e le cui innovazioni, pur in assenza di valore dogmatico, costituiscono un innegabile magistero conciliare, e quindi supremo e solenne.

  DAL TESTO – “È probabile, infatti, che il discorso sia mancato perché si è preferito continuare una volgata infinitamente più comoda, che non era, però, né poteva esser la vera ermeneutica conciliare. C'era troppo, in essa, d'inautentico, di prevenuto, di non documentato. Poneva infatti il Concilio o tutt'in un senso, o tutt'in un altro. O il punto d'arrivo d'un lavoro incessante che, sotto l'azione illuminatrice delicata ed in pari tempo sicura dello Spirito Santo, attualizza la Tradizione di sempre nell'oggi della Chiesa; o la rivoluzione che travolge inesorabilmente il passato per metter finalmente la Chiesa al passo con la realtà in atto. In tutto questo non posso dire che sia sempre mancato lo spirito di Fede; è certamente mancata la critica.
  “Il Santo Padre, senza variare se non di tono i suoi interventi, ha continuato a proporre del Vaticano II una visione che quei medesimi interventi, nell'arco di circa cinquant'anni, facevano scaturire dalla sua ben nota ermeneutica non della rottura, ma della continuità nella riforma. È difficile, per non dir impossibile, che dalla Curia romana venga assunta una visione diversa. Difficile, ma non senz'eccezioni di toni e sfumature, che l'assuman i vescovi. Si griderebbe subito allo scandalo, perché qualunque diversa visione del Concilio da parte anche d'un solo membro del collegio episcopale induce in qualcuno l'immagine d'una Chiesa divisa per aver infranto l'asse della sua unità. È vero che il discorso da fare non avrebbe mai perseguito un tale esito; avrebbe solo aperto un dibattito su natura e limiti del Vaticano II, ben lungi dal timore o dalla prospettiva d'un nuovo caso Lefebvre. È proprio vero che la prudenza è una grande virtù, quando non è un'immotivata paura.
  “Da parte dei novatori, chierici o no, saldamente attestati sulle posizioni della novità in assoluto, il metter in discussione quanto da vari decenni venivan affermando avrebbe avuto un solo significato: quello della capitolazione. Beninteso, una capitolazione da benedire; ma lontana da concrete e coerenti traduzioni nella realtà della Chiesa postconciliare, tutta protesa nella direzione delle novità conciliari, dop'aver vittoriosamente neutralizzato le anticaglie secolari che ne avevan imbrigliato lo slancio del coraggio e dell'originalità. Con una tale capitolazione, in ultim'analisi, non avrebbe avuto più senso né il Vaticano II, né l'ermeneutica della rottura nella quale lo si riconosceva.”

  L’AUTORE – Brunero Gherardini, prete della diocesi di Prato e canonico della Basilica di San Pietro, è stato Ordinario di Ecclesiologia nella Pontificia Università Lateranense. Tra i suoi numerosi libri ricordiamo: Concilio ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare (2009) e, per  le Edizioni Lindau, Quæcumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia (2011).

  INDICE DELL’OPERA – I precedenti – Il «gegen-Geist» - Perché mancato? – Concilio o postconcilio? – Ma allora, che cos’è mai questo Vaticano II? – Conclusione – Indice biblico – Indice dei nomi