Taliban. Il nemico sconosciuto Stampa E-mail

James Fergusson

Taliban
Il nemico sconosciuto

Il Canneto Editore, pagg.300, Euro 18,00

 

fergusson_taliban  IL LIBRO – Ammettere i capi talebani al tavolo delle trattative per la pace come condizione indispensabile per il ritiro dal paese: ecco la tesi - "scorretta", forse impopolare ma largamente argomentata - proposta da James Fergusson in questo volume. Profondo conoscitore di cose afghane, reporter da quell'area per quattordici anni, Fergusson offre al lettore una rappresentazione spregiudicata, "interna" e sfaccettata del movimento talebano nel suo dinamismo storico. Ed è innanzitutto da una considerazione dello stato del paese precedentemente all'avvento dei talebani nel 1996, e da una comprensione più sensibile degli intenti originari del movimento, che prende l'abbrivio la sua inchiesta; inchiesta che è anche il racconto delle differenze ideologiche, etniche, religiose e politiche tra talebani e Al Qaeda, della loro convergenza occasionale, forzosa e imperfetta, della profonda estraneità dei talebani stessi alle logiche del terrorismo internazionale e del desiderio originario di un riconoscimento americano e internazionale del loro regime. Un reportage che ha già impressionato gli osservatori di tutto il mondo.

  DAL TESTO – “I talebani hanno commesso errori terribili, e io non li perdono. Ma sono anche certo che dovremmo comprendere meglio come e perché li hanno commessi, prima di condannarli. Agli afghani sono successe cose peggiori del governo talebano del 1996-2001. Nel contesto della storia afghana, fatta di povertà e violenza, potrebbero anche essere il male minore. I risultati ottenuti dagli occidentali in Afghanistan negli ultimi nove anni non sono nulla di cui andare orgogliosi. Illegalità, corruzione, oppio: i talebani avevano affrontato certe questioni molto meglio di quanto non abbiamo fatto noi dal 2001 in poi. Nonostante le buone intenzioni e i sacrifici, le nostre forze armate hanno conquistato ben pochi cuori e ben poche menti in Afghanistan, causando al contempo morte e distruzione tra migliaia di civili nelle aree rurali.
  “In fin dei conti i talebani sono persone, e di certo meritano di essere trattati come tali. So che sono in grado di imparare dai propri errori e che possono cambiare idea. Li ho sentiti farlo molte volte nel corso di colloqui privati. Inoltre: se troviamo detestabile la loro visione del mondo, non è più pratico tentare di modificarla grazie a una paziente discussione piuttosto che a colpi di pistola? Parlare è meglio che sparare, come disse una volta Churchill. Il dialogo è più efficace, oltre che più umano, dei proiettili.”

  L’AUTORE – James Fergusson (London, 1966) è giornalista freelance e corrispondente dall'estero per numerose testate (Indipendent, The Times, Daily Telegraph, Daily Mail, The Economist, ecc.), È corrispondente dall'Afghanistan dal 1996. Il suo terzo libro, A Million Bullets, è stato eletto "British Army's Military Book of the Year". Taliban è il primo suo libro tradotto in italiano.

  INDICE DELL’OPERA - I talebani di James Fergusson, di Gabriella Simoni – Introduzione - Parte prima - Capitolo 1. Il carro armato dell'Islam. Kandahar, 1994 - Capitolo 2. L'esercito degli orfani. Peshawar, 1996 - Capitolo 3. «Cercate di non colpire i civili!». Kabul, 1996-1998 - Capitolo 4. Il governo che avrebbe potuto essere, 1998-2000 - Capitolo 5. L'attentato di Al Qaeda, 1999-2001 - Capitolo 6. Sopravvivere alle "tagliamargherite", 2001-2003 - Capitolo 7. Come marmellata per uno sciame di vespe. Scoppia l'insurrezione, 2003-2009 - Parte seconda - Capitolo 8. Il piano McChrystal: tagliar legna con un martello - Capitolo 9. «È lui, è il pesce grosso». Il mullah Zaeef e le prospettive di pace - Capitolo 10. I guai del presidente Karzai - Capitolo 11. Arricchirsi in fretta nella Kabul tagika - Capitolo 12. Non bianco o nero, ma grigio. Hizb-i-Islami e il Parlamento afghano - Capitolo 13. Come parlare con i talebani - Capitolo 14. Nel feudo di Shirzai a Jalalabad - Capitolo 15. I talebani di Chak – Postfazione – Note - Bibliografia