A morte il tiranno Stampa E-mail

Erika Diemoz

A morte il tiranno
Anarchia e violenza da Crispi a Mussolini

Einaudi, pagg.377, Euro 32,00

 

diemoz_tiranno  IL LIBRO – Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento gli anarchici italiani rappresentarono una minaccia terroristica globale. Sia per l'importanza politica dei loro bersagli (miravano ai primi ministri come alle teste coronate), sia per la risonanza sociale della loro propaganda (si battevano per il trionfo di una giustizia proletaria), furono le bestie nere delle polizie di tutto il mondo.
  Dentro i confini della penisola italiana, la violenza anarchica prese di mira - una dopo l'altra, e con alterno successo - le massime incarnazioni di un potere riconosciuto come carismatico, eppure denunciato come tirannico: il premier Francesco Crispi, il re Umberto di Savoia, il duce Benito Mussolini.
  Ma chi erano i cattivi della favola, e chi i buoni? Quali le forze del progresso, e quali della reazione? Muovendo dall'Italia liberale per approdare all'Italia fascista, il libro di Erika Diemoz ritrova i fili nascosti che mantennero unita questa trama storica di anarchia e di violenza.
  «Ho attentato al capo dello Stato perché egli è responsabile ai miei occhi di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che egli rappresenta e fa difendere».
  Queste le parole pronunciate dall'anarchico Gaetano Bresci nella Monza del 1900, pochi istanti dopo avere sparato contro il re Umberto I, uccidendolo.
  Anziché essere ricostruito come episodio a sé stante, il regicidio che tragicamente inaugurò il Novecento italiano viene qui collocato entro una cornice storica di lungo periodo. Ponendo in relazione la sanguinosa attività delle conventicole anarchiche con la difficile crescita delle istituzioni liberali, il libro si interroga su come e su quanto gli attentati del tardo Ottocento e del primo Novecento abbiano contribuito ad alimentare una cultura dell'illegalità già diffusa, in Italia, per altre ragioni o per altre vie.
  Specularmente, il libro si interroga su come e su quanto la risposta degli apparati istituzionali, delle classi dirigenti, dell'opinione pubblica, abbia contribuito a plasmare la storia di un Paese periodicamente tentato - dall'età di Crispi all'età di Mussolini - di acquisire il consenso attraverso soluzioni carismatiche, e di stroncare il dissenso attraverso soluzioni autoritarie.

  DAL TESTO – “Era stato dopo «le sanguinose repressioni» avvenute in Sicilia nel 1894 che Bresci aveva meditato per la prima volta di uccidere Umberto I. Il suo istinto tirannicida, peraltro, si era in quel frangente presto sopito. Ma, pochi anni dopo, era riemerso con forza. E in seguito alle misure liberticide adottate dal governo italiano nel 1898, «ancora più numerose e ancora più barbare», il proposito di uccidere Umberto I «aveva assunto [in lui] maggior gagliardia». Certo, il re non era l'unico responsabile di tanta violenza - riconobbe Bresci durante un interrogatorio -, ma altrettanto certamente il sovrano avrebbe potuto evitare le carneficine valendosi dei suoi poteri costituzionali. Invece, anziché tutelare i diritti dei propri sudditi, Umberto I aveva firmato senza indugio i decreti per la proclamazione degli stati d'assedio, e per di più aveva «premiato gli scellerati che avevano compiuto le stragi», denunciò Bresci, riferendosi alla medaglia d'onore concessa dal re all'autore della carneficina milanese, il generale Fiorenzo Bava Beccaris".”

  L’AUTRICE – Erika Diemoz (Aosta 1979) ha conseguito il dottorato in Storia contemporanea all'Università di Genova. Per Einaudi ha pubblicato A morte il tiranno (Einaudi Storia 2011).

  INDICE DELL’OPERA - Introduzione - A morte il tiranno – I. Distruzione (1. Un cospiratore improvvisato - 2. La grande paura del 1878 - 3. Un re verecondo e un premier di ferro - 4. L'ombra di Lombroso - 5. Da cospiratori a mattoidi) - II. Il mondo dell'anarchia come volontà e rappresentazione (1. Le stanze della Gigia - 2. I misteri dell'anarchia - 3. Letteratura immorale - 4. Carne, sangue, spirito - 5. L'anarchico Nemo - 6. Una visita a Montelupo) - III. Marat & Company (1. Il secondo attentato - 2. Un anarchico e un questore - 3. La Mano Nera - 4. L'entourage romagnolo - 5. Il dossier Sangiorgi - 6. Una congiura a catena) - IV. Le zone grigie (1. Il secondo dei Mille - 2. Quel nastro rosso e nero – 3. Una politica della paura - 4. La caccia all'italiano – 5. A domicilio coatto - 6. Con dedica a Carlo Dossi - 7. Il fenomeno Crispi - 8. Un assassinio civile) - V. Un popolo di terroristi (1. Una vittima di Casa Savoia - 2. L'isola felice – 3. L'italianità del crimine – 4. Il nemico comune – 5. L'occhio universale - 6. La clausola belga - 7. Una strategia della tensione?) - VI. Sangue sparso d'Italia (1. Il regicidio - 2. Paterson, New Jersey - 3. Un braccio vendicatore - 4. All'ergastolo - 5. Investigazioni d'oltreoceano - 6. Il rapporto McClusky - 7. La Signora degli anarchici - 8. Due sacrifici per un Regno) - VII. King Bomba (1. Al pari di Bresci - 2. Old Compton Street, London - 3. Nel mirino di Scotland Yard - 4. Paura rossa - 5. L'Italia tra due Crispi) - VIII. L'imprenditore anarchico (1. L'altra breccia di Porta Pia - 2. Secondo l'insegnamento di Mazzini - 3. I Druidi di Soho – 4. Carrara Marble & Granite – 5. Feroce contro tutti - 6. Basta la volontà?) - IX. Sbarazzarsi dell'uomo (1. La strada per Roma - 2. Attentati in serie – 3. La corda al collo – 4. Mister Recchioni – 5. Quaderni della sofferenza - 6. Da uomo a uomo) – Ringraziamenti - Indice dei nomi