Elogio delle frontiere Stampa E-mail

Régis Debray

Elogio delle frontiere

Add Editore, pagg.96, Euro 12,00

 

debray_frontiere  IL LIBRO – Non è una provocazione, è una constatazione; è, insieme, un ragionamento e un ritorno al futuro, quello che Régis Debray presenta nel suo Elogio delle frontiere.
  Il filosofo e giornalista francese denuncia lo scacco che l’illusione di un mondo senza frontiere porta con sé: un mondo globalizzato, ma non unificato, in cui si tendono a cancellare le diversità e, persino al di là delle intenzioni, si propone il pensiero unico. Il tema delle frontiere sta tornando di grandissima attualità, balla luce delle rivolte dei popoli arabi, delle difficoltà economiche, dell’incerta identità europea. Di frontiere si parla e si parlerà molto, della loro assenza e del loro più volte ipotizzato ritorno. Questo libro sarà un ottimo punto di partenza.
  Il senzafrontierismo, come lo chiama Debray, è una sorta di colonialismo sublimato. La frontiera è fondamentale per riconoscere l’altro e considerarne la pari dignità. Favorisce la ricerca dell’equilibrio attraverso il negoziato e la mediazione. Impone l’incontro. Dunque, la frontiera come luogo di scambio e di mediazione: luogo di con-divisione. Si parte da qui per ritrovare il valore di un luogo capace, contemporaneamente, di divedere e di unire.

  DAL TESTO – “Il «dovere di ingerenza» è diventato l’acqua di rosa con cui un impero d’Occidente che continua a invecchiare si profuma. Per cominciare una guerra, non si ritiene più obbligato a dichiararla e se ne infischia dei diritti delle genti tanto quanto dei loro bisogni, poiché il suo diritto vale per tutti e la legge internazionale non vale per lui. Ogni allogeno è, in potenza, un accolito – o un cliente. E il presuntuoso finisce per imbrogliarsi urbi et orbi nella confusione fra soldati e mercenari, guerra preventiva e guerra di legittima difesa, ingerenza unilaterale e assistenza deliberata collettivamente, fra una alleanza e una egemonia. Budapest, Praga, Kabul; Vietnam, Iraq, Afganistan: oggi come ieri. La sventatezza degli imperi, quella che li porta alla rovina, è di considerare le frontiere come una qualità trascurabile.
  “Ci vogliono delle buone frontiere per avere dei buoni vicini. Fu una premonizione, da parte di Charles de Gaulle, mettere sulla bandella di La discorde chez l’ennemi: «Ciò che sempre perderà la Germania è il disprezzo per i limiti tracciati dall’esperienza, dal buon senso e dalla legge» – disprezzo da cui si possono esonerare i tedeschi post-eroici di oggi, dotati di un egoismo tranquillo, conviviale e monotono; d’altronde, i tedeschi potrebbero anche restituire il complimento ai francesi, cronici dispensatori di lezioni su tutto.
  “Allo stesso modo fu saggio, da parte di François Mitterrand, esigere che la linea di confine Oder-Neisse, quella che divide la Polonia dalla Germania, fosse ratificata e stabilizzata prima di riconoscere la riunificazione delle due Germanie. Se manca il consenso sul quadro territoriale, una democrazia rimane fragile e, addirittura, illegittima. È facile constatare che là, dove sul mappamondo si trovano delle zone grigie fra due territori o delle aree puntinate che si sovrappongono, la parola è alle granate, agli esplosivi e ai machete: Africa Centrale e Corno d’Africa (Somalia, Eritrea), Caucaso, Sud-Est asiatico (Cambogia, Tailandia), Asia Centrale (Kashmir), Vicino Oriente (Libano, Kurdistan).”

  L’AUTORE – Régis Debray è giornalista, professore, intellettuale francese nato a Parigi nel 1940. Socialista militante, partecipa con una cinquantina di guerriglieri al tentativo di rivoluzione in Bolivia di Che Guevara. Dopo essere stato incarcerato dalle milizie boliviane e una serie di polemiche legate alla fine del Che, Debray ritorna in Francia si dedica alla filosofia e alla fondazione di una nuova branca di studi che chiama mediologia. Molte le sue pubblicazioni che sono state tradotte in Italia.

  INDICE DELL’OPERA - Controcorrente - In principio era la pelle - Nidi e nicchie, il ritorno - Chiostri e portali, l’ascesa - La legge di separazione - Un luogo che contiene l’infinito, di Gian Luca Favetto