I figli di Marte Stampa E-mail

Gastone Breccia

I figli di Marte
L'arte della guerra nell'antica Roma

Mondadori, pagg.425, Euro 22,00

 

breccia_marte  IL LIBRO – La celebre leggenda che lega la fondazione di Roma a Marte, padre di Romolo e Remo, rispecchia l'attitudine quasi istintiva dei Romani per l'arte bellica e il ruolo centrale dell'esercito nella loro società e nel loro sistema di valori: "I discendenti di Marte avevano la guerra nel sangue, e viverla era per loro un atto talmente naturale da non richiedere alcuna vera riflessione. Come altri popoli, anche i Romani fecero della virtù militare la base stessa della vita associata; ma compirono un passo ulteriore, e sottomettendo la virtus alla disciplina - il comportamento individuale al vantaggio collettivo - crearono i presupposti per le loro straordinarie vittorie".
  Gastone Breccia, studioso di storia militare, ricostruisce la struttura, l'evoluzione e le gesta delle armate che, passo dopo passo, trasformarono un oscuro villaggio di pastori in un impero esteso su tre continenti. A partire dalle prime azioni militari in cui bande disorganizzate si sfidavano con tecniche primitive, ripercorre le tappe che portarono alla formazione di un esercito sempre più forte e professionale, reclutato in tutte le classi sociali e progressivamente arricchito dall'apporto delle varie etnie che entravano nell'orbita romana. Un esercito dotato, come diceva Cesare, di scientia e usus, conoscenza teorica ed esperienza pratica, qualità che rendevano le legioni romane quasi imbattibili in campo aperto.
  In queste pagine, rigorosamente documentate, rivivono le tattiche, le strategie, gli armamenti, la personalità dei condottieri e il loro rapporto con le truppe, le grandi vittorie, come quella di Scipione l'Africano su Annibale a Zama, ma anche le sconfitte più amare, come quella di Canne a opera degli stessi Cartaginesi. E le drammatiche lotte interne, culminate nella battaglia di Farsalo del 48 a.C., in cui, nonostante la netta inferiorità numerica e le condizioni di gran lunga favorevoli a Pompeo, Cesare ottenne un'affermazione che sancì la fine dell'ordinamento repubblicano e indirizzò la storia su un percorso completamente diverso.
  Un'avventura lunga un millennio, quella delle armi di Roma, in cui s'intrecciano interessi materiali e desiderio di gloria, momenti epici e altri decisamente meno edificanti. E dove Marte si presenta con il volto di un vincitore benevolo e portatore di civiltà, ma anche con quello di un vendicatore spietato e di un distruttore indiscriminato. Una concezione della guerra e delle relazioni tra i popoli che, con le sue contraddizioni, è sopravvissuta ben oltre la caduta dell'impero ed è ancora profondamente radicata nel DNA delle potenze occidentali.

  DAL TESTO – “Gli uomini caduti nella pianura di Adrianopoli erano gli eredi diretti dei legionari di Roma; Giulio Cesare avrebbe potuto guidarli in battaglia senza alcuna difficoltà, perché nonostante cambiamenti sostanziali nell'equipaggiamento delle truppe si trattava pur sempre di un'armata costruita su un nucleo di fanteria pesante, concepita e addestrata per sconfiggere il nemico in campo aperto. Ammiano Marcellino, che conclude la sua opera con i drammatici avvenimenti dell'estate del 378, trova come unico possibile termine di confronto la tremenda disfatta subita dalle legioni a Canne nel 216 a.C; non è uno sfoggio di erudizione, ma l'esito naturale della sua analisi di storico e di soldato, perché dall'età repubblicana in poi non vi era stata alcuna vera soluzione di continuità nel modo di combattere degli eserciti romani.
  “Se cerchiamo di collocarci nella prospettiva di chi, come Ammiano, era stato testimone del disastro di Adrianopoli, è inevitabile essere colti da una sorta di vertigine. Il millennio di Roma volgeva al termine; si accorciavano i suoi orizzonti, cambiavano i suoi numi tutelari, si sbandavano gli eserciti che avevano conquistato e poi difeso l'impero. L'arco cronologico era altrettanto imponente dello spazio geografico occupato per secoli dalle armi romane: cinquanta generazioni avevano lottato con una tenacia per noi quasi inimmaginabile, indomabili e feroci, testardamente in grado di piegare il flusso degli eventi fino a costruire un dominio senza eguali; protagoniste di un'epopea di gloriose vittorie e disfatte terribili, assedi metodici e spietati, conquiste oltre confini remoti, avevano dimostrato non solo la ferrea disciplina indispensabile per sconfiggere i nemici più diversi e agguerriti, ma le capacità tecniche e la risolutezza necessarie a trasformare lo spazio ostile abbattendo foreste, sbancando colline, costruendo strade e ponti. Tutto questo stava cambiando per sempre: della grandezza di Roma sarebbero rimasti ben presto solo memorie e relitti, anche se capaci per molti secoli ancora di abitare i sogni degli uomini, e talvolta ispirare le loro azioni.”

  L’AUTORE – Gastone Breccia insegna Storia bizantina presso la facoltà di Musicologia dell'università di Pavia. Ha pubblicato diversi saggi e curato il volume antologico L'arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz (2009).

  INDICE DELL’OPERA - Introduzione. La fine e il principio - Parte prima. Le strutture – I. Gli uomini (L'età dei guerrieri - L'età dei cittadini - L'età dei professionisti - Sotto le insegne romane) – II. Gli eserciti (Guerra per bande - La falange repubblicana - Il manipolo - La coorte - La centuria - La legione imperiale – Gli auxilia - La cavalleria - Le ultime legioni) – III. Le armi (Le origini: armi e società - L'evoluzione: armi e tattiche - L'adattamento: armi e popoli) – IV. Il pensiero (Relitti - La tattica, o la forma della violenza - Il buon comandante - Il nome della desolazione - Res publica Christianorum) - Parte seconda. Le gesta – V. La battaglia (L'esperienza del combattimento - L'orda e le nuove legioni: Aquae Sextiae, 102 a.C. - Marte allo specchio: Farsalo, 48 a.C. - Ai confini del mondo: monte Graupio, 83 d.C. - "Deserto di morte: Nisibi, 217 d.C. - Virtus exercitus Romanorum: Strasburgo, 357 a.C. – VI. L'assedio (La prova più difficile – Implacabili) – VII. La conquista (Debellare superbos: la grande strategia dell'impero – Predatori di gloria e di ricchezza - Inventa et subacta) – VIII. Il dominio (L'estensione del dominio romano e la «guerra infuocata» - Tra le piccole guerre del grande impero) – IX. La disfatta (Terrore – Soffocamento – Frustrazione) – Conclusione - La gloria – Note - Fonti e bibliografia – Fonti iconografiche - Indice dei nomi e dei luoghi