Le guerra afgane Stampa E-mail

Gastone Breccia

Le guerra afgane

il Mulino, pagg.192, € 13,00

breccia guerreafgane  IL LIBRO – Dal «Grande gioco» degli imperi ottocenteschi, che ha contrapposto Gran Bretagna e Russia, fino alla «Guerra contro il terrorismo» iniziata dagli Stati Uniti col sostegno della coalizione internazionale nel 2001: due secoli di conflitti nell'inospitale quanto strategico cuore dell'Asia Centrale, nel corso dei quali sono emersi spesso i lati più oscuri della politica delle grandi potenze coinvolte nella «selvaggia terra degli afgani».

  DAL TESTO – "In Afghanistan la guerra si è sempre alimentata da sola: anche per questo si incontrano, nella sua storia, rari momenti di interruzione delle ostilità. In mancanza di una struttura statale capace di finanziare l'apparato militare, i combattenti devono provvedere ai propri bisogni, e sono sempre riusciti a farlo non tanto attraverso saccheggi e ruberie, ma sfruttando la minaccia dell'uso della forza per ottenere sussidi da potenziali nemici, o taglieggiando viandanti e carovane, o imponendo una costosa protezione a villaggi isolati; fino a trarre profitto, in tempi recenti, dal commercio illegale dell'oppio, benché il consumo delle sostanze stupefacenti sia contrario ai precetti islamici. Questo tipo di economia di guerra tende a radicarsi nelle abitudini dei khel e a diventare parte della loro vita quotidiana: molti conflitti afgani si trascinano nel tempo perché, di fatto, una via d'uscita non viene nemmeno cercata, dal momento che essi stessi rappresentano, per un buon numero di maschi adulti in grado di portare le armi, una soluzione al problema della sopravvivenza in una terra avara. Una terra resa ancor più povera, in un perverso concatenarsi di cause ed effetti, dalle invasioni straniere e dalle discordie intestine, dall'insicurezza endemica, dalle vendette individuali e collettive di cui sono letteralmente intessute la cultura e la vita delle comunità tribali afgane.
  "Ogni capo famiglia, anche il più misero, ha un fucile appoggiato nell'angolo della sua casa; sa usarlo, o ritiene di saperlo usare, e non trova nel proprio codice etico alcuna remora nel caso in cui sia convinto di aver subito un torto. I confini tra violenza individuale e collettiva sono incerti; la prima è una presenza che può anche essere latente ma non viene mai rinnegata del tutto, nemmeno dagli afgani più emancipati, e tende ad allargarsi in cerchi concentrici, senza incontrare ostacoli, dalla vita del singolo che la esercita a quella della comunità di cui è parte; la seconda ha una dignità storica indiscussa e una funzione sociale insostituibile, perché crea e ridefinisce non soltanto i rapporti di forza tra i vari khel, ma le stesse gerarchie all'interno di ciascuno di essi. La guerra tribale è rito di iniziazione e strumento di emancipazione per i giovani, possibilità di ascesa e riscatto per i meno abbienti o fortunati: contribuisce a mantenere in essere due caratteristiche fondamentali della vita di qualsiasi gruppo umano - la speranza di miglioramento e l'imprevedibilità del destino individuale - senza le quali, checché se ne dica, il mondo diventa per molti di noi un luogo chiuso e soffocante."

  L'AUTORE – Gastone Breccia insegna Storia bizantina nell'Università di Pavia. Con il Mulino ha pubblicato «L'arte della guerriglia» (2013). A partire dalla sua esperienza in Afghanistan ha scritto «La tomba degli imperi» (Mondadori Strade blu, 2013).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. Il Grande gioco (1807-1901) - II. Tra vecchi e nuovi imperi (1901-1978) - III. Jihad e guerra civile (1979-2001) - IV. La «lunga guerra» (2001 e oltre) - Conclusione. La guerra degli afgani – Cronologia - Nota bibliografica - Indice dei nomi