Furor bellicus Stampa E-mail

Paolo Taviani

Furor bellicus
La figura del guerriero arcaico nella Grecia antica

Edizioni Franco Angeli, pagg.288, Euro 32,00

 

taviani_furor  IL LIBRO – All'Atene dell'età classica risalgono le radici del nostro modo di pensare l'ethos del guerriero: un cittadino-soldato che agisce nel rispetto della coesione con i compagni e della disciplina. In quel passato questa formula trovò la sua prima enunciazione, strettamente legata ad un modello politico nuovo: la democrazia. Ma cosa venne soppiantato dall'organizzazione oplitica delle città greche? Cosa c'era prima?
  Nell'Europa della tarda antichità - in cui si andava saldando l'alleanza tra impero e cristianesimo - troviamo l'immagine spaventosa di guerrieri capaci di furor. Sono guerrieri nemici del popolo di Dio, quindi destinati alla sconfitta finale, ma incutono terrore e possono perfino cogliere qualche vittoria, perché combattono posseduti da forze sovraumane: sono guerrieri indemoniati.
  Erano guerrieri dediti al furor anche i predecessori degli opliti, come vuole un'affermata teoria storiografica? S'immaginava che fossero posseduti dagli dèi e perciò straordinariamente potenti? La manía violenta di talune figure della tragedia attica - Aiace ed Eracle in particolare - ci parla di questo? O è il nostro sguardo a riflettere in quel lontano passato un'immagine che ha radici diverse e più recenti?

  DAL TESTO – “L'intero assetto della polis spartana appare dunque come un organismo mirato a garantire la solidità e l'efficacia dell'organizzazione oplitica. È il medesimo criterio di parità tra selezionati a regolare tanto la vita politica che quella militare, ed è la rigida struttura educativa a fornire le basi del tutto. Sarebbe difficile dire se fu la politica a determinare l’organizzazione in campo militare o viceversa, ma dopo tutto non sarebbe di grande utilità stabilirlo. Sta di fatto che quello che Sparta offre è un quadro organico, nuovo e originale, nel panorama delle polis greche della tarda arcaicità.
  “La tenuta del sistema spartano dipese fondamentalmente della misura numerica della classe militare dominante. Una misura che doveva permettere il dominio interno su iloti e perieci, in modo da risolvere il problema economico grazie allo sfruttamento di quelle fasce dominate. La forza della falange spartiata nelle guerre esterne può essere intesa come un corollario della sua forza interna.”

  L’AUTORE – Paolo Taviani insegna Storia delle religioni all'Università degli Studi dell'Aquila.

  INDICE DELL’OPERA – Prologo (Ritratti dal Novecento; Coesione e disciplina; Furor bellicus; Guerrieri e diavoli) - La manía del guerriero negli studi moderni (Il furor bellicus secondo Dumézil; Gli eroi omerici; La centralità dei testi tragici) – Aiace (Il mito di Aiace prima di Sofocle; La manía di Aiace; Fermezza e mutamento; Sofocle e la politica di Pericle; Teoria e pratica politica nell'Aiace; Salamina) – Eracle (La manía di Ericle; Le novità di Euripide; L'inerzia di Zeus) - Sulla scia della tragedia (Licurgo re di Tracia; Etocle e Polinice; Oltre la tragedia) - L'ideale oplitico (Le origini; Sparta; Atene; Licurgo ateniese e Tirteo; Il valore oplitico di Aiace: Eurisace e gli efebi ateniesi; Eracle, oplite al di là delle armi; L'arco, gli opliti e la parabola di un'ideale) - La manía assente (Un problema ulteriore; I Centauri, Eracle, il vino; Le collettività mitiche semidivine; Uomini lupo; Le Amazzoni e Artemide Lykeia; Ares e il 'male divino'; Guerrieri acerbi; Aristotele e la melancholía) – Epilogo (Né furor, né disciplina; Et insilvit Spiritus Domini in Saul, et iratus est furor eius nimis) – Ringraziamenti - Riferimenti extrabibliografici - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi