L'Italia e l'ascesa di Gheddafi Stampa E-mail

Arturo Varvelli

L'Italia e l'ascesa di Gheddafi
La cacciata degli italiani, le armi e il petrolio (1969-1974)

Dalai Editore, pagg.347, Euro 17,50

 

varvelli_gheddafi  IL LIBRO – A soli 11 mesi dal golpe da lui capeggiato, il 21 luglio 1970 Muammar Gheddafi emanava una durissima legge contro gli italiani in Libia: confisca di tutti i beni ed espulsione dell’intera comunità  residente. Gheddafi, allora uno sconosciuto colonnello ventisettenne, diveniva improvvisamente il liberatore dalla presenza coloniale italiana acquistando fama in patria e all’estero. La diplomazia e il governo italiano furono decisamente spiazzati: la richiesta mediazione di Nasser si rivelò un bluff perché non si compresero il doppio gioco e gli interessi egiziani; inoltre, seppur noto, fu sottovalutato il reale pericolo del nazionalismo libico. Oggi, per la prima volta, la consultazione della documentazione inedita degli archivi del ministero degli Esteri, integrata con le carte degli archivi inglesi e americani, ha permesso ad Arturo Varvelli di ricostruire minuziosamente quegli anni cruciali. E di raccontarci come Moro seppe riallacciare i rapporti con Tripoli, scartando le misure di ritorsione, sventando anche un golpe contro Gheddafi e puntando a compensazioni indirette in campo economico. Fu uno scambio conveniente per entrambi i Paesi, che coinvolse le grandi opere, il petrolio e le armi, e che assicurò all’Italia un approvvigionamento petrolifero preferenziale in cambio di know-how tecnico-scientifico essenziale allo sviluppo della Libia. La collaborazione italo-libica si muoveva però in uno scenario intricatissimo in cui l’Italia doveva mediare tra la politica mediorientale degli Stati Uniti, che con la crisi petrolifera del 1973 si mutò in dura opposizione ai Paesi produttori di petrolio, e le esigenze energetiche nazionali. Ecco perché la conclusione dell’accordo di cooperazione con la Libia del febbraio 1974 acquisì una rilevanza politica, il cui obiettivo era collocarsi come Paese «cerniera» fra l’Alleanza atlantica e il mondo arabo, salvaguardando gli interessi economici italiani in Medio Oriente e assicurandosi sul piano interno il consenso del Partito comunista. L’intesa del 1974 è rimasta un caposaldo della politica mediterranea italiana fino ai nostri giorni, malgrado una lunga situazione di contrasto tra il regime di Gheddafi e la maggior parte delle potenze occidentali.

  DAL TESTO – “Il governo italiano, dopo l'arrivo al potere della giunta militare a Tripoli nel settembre 1969, cercò di mantenere con la Libia il rapporto privilegiato che aveva avuto col precedente regime di Re Idris sia dal punto di vista politico che economico. Un regime legato a doppio filo agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Tuttavia in pochi mesi le disposizioni anti-italiane di Gheddafi svelarono l'illusione di questa speranza. Riguardo alla questione dei provvedimenti non esiste concordanza di giudizi: da una parte, una valutazione che reputa evitabili le misure libiche e ritiene l'azione del governo italiano inadatta alla salvaguardia dei propri interessi nazionali; dall'altra, la considerazione di tali provvedimenti quale mossa del tutto irresistibile – da iscriversi nella fine dell'epoca coloniale - di cui Gheddafi ha bisogno per rafforzare il proprio consenso interno e per creare un nuovo sentimento nazionale.
  “La prosperità economica che l'Italia aveva conquistato negli anni Sessanta e la dipendenza energetica dalle forniture mediorientali e libiche in particolare, come mette in evidenza Sergio Romano, avevano avuto l'effetto di rendere il governo italiano esposto al ricatto dei Paesi produttori di gas o petrolio. Anche riguardo a questo condizionamento sono possibili due differenti interpretazioni: una vuole un'Italia incapace di sottrarsi alle provocazioni di Gheddafi a causa della dipendenza energetica, per l'altra l'Italia sarebbe stata abile nell'affrancarsi, almeno parzialmente, dal ricatto libico, facendo valere le proprie competenze in diversi settori economici nei quali la Libia era carente - impianti industriali, infrastrutture, beni strumentali e di consumo - con lo scopo di riequilibrare la bilancia commerciale tra i due Paesi, di assecondare le richieste dei propri ambienti economici, e di orientare nel senso desiderato le relazioni bilaterali. Quest'ultimo fu essenzialmente il tentativo che compirono i governi italiani tra il 1970 e il 1974, soprattutto sotto la guida di Aldo Moro, ministro degli Esteri di quel periodo.”

  L’AUTORE – Arturo Varvelli è nato a Torino nel 1976. Si occupa di politica e storia internazionali. Ha conseguito un dottorato in Storia internazionale presso l’Università  Statale di Milano. All’attività  di ricerca presso l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) di Milano affianca quella giornalistica collaborando con diverse testate nazionali.

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Angelo Del Boca – Introduzione - 1. L'Italia e il regime di Gheddafi (1. Aldo Moro e la politica mediterranea dell'Italia - 2. Il colpo di Stato e il riconoscimento italiano del nuovo regime libico - 3. Le incertezze della diplomazia italiana: chi è Gheddafi? - 4. I timori per una influenza sovietica in Libia - 5. Il problema della difesa degli interessi italiani: i rapporti economici e la comunità italiana in Libia - 6. Il ritiro dei contingenti statunitensi e britannici e le aspettative italiane - 7. I rischi per i «nuovi» e i «vecchi» interessi dell'Italia in Libia - 8. La richiesta italiana di una mediazione egiziana - 9. Il quadro dei rapporti italo-libici nella prima metà del 1970) - 2. I provvedimenti anti-italiani (1. Il decreto di confisca dei beni della comunità italiana - 2. La reazione diplomatica dell'Italia - 3. L'inopportunità di ritorsioni economiche - 4. La tutela della collettività come primo obiettivo - 5. L'incontro di Beirut dello agosto 1970 tra Moro e Buessir - 6. Un «insuccesso» della politica estera italiana e le responsabilità egiziane - 7. I provvedimenti di Aldo Moro - 8. La richiesta di Moro a U Thant a protezione della comunità italiana) - 3. La ripresa delle relazioni italo-libiche (1. Il lento riavvio di un dialogo - 2. Italia e Libia dopo la scomparsa di Nasser - 3. La missione dell'ambasciatore Vincenzo Soro a Tripoli - 4. L'attività dell'Eni: passe-partout per i rapporti bilaterali - 5. Il fallimento del colpo di Stato di Omar Shalhi: il ruolo di Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti - 6. La visita di Moro a Tripoli) - 4. Il rilancio della cooperazione economica e commerciale (1. I termini di un nuovo rapporto tra Italia e Libia - 2. Il ritorno delle imprese italiane all'operatività economica in Libia - 3. Le premesse della joint-venture tra il governo libico e l'Eni - 4. Armi e petrolio: il complicato intreccio di interessi tra Italia, Libia e Stati Uniti - 5. Il diretto interessamento di Andreotti alla questione delle armi - 6. L'accordo LNOC-Eni del settembre 1972) - 5. L'accordo di cooperazione (1. Italia e Libia: la diversa concezione dell'equilibrio del Mediterraneo - 2. Le preoccupazioni di Washington di fronte alle implicazioni della collaborazione italo-libica - 3. Le analisi italiane sul progetto di unione tra Egitto e Libia - 4. La guerra dello Yom Kippur e la crisi petrolifera: le ripercussioni sulle relazioni italo-libiche - 5. La firma dell'accordo di cooperazione economica, tecnica e scientifica) – Conclusioni. Le relazioni negli anni seguenti: dal dossier M.Fo.Biali, al caso Fiat-Lafico, al Trattato italo-libico del 2008 - Fonti e Bibliografia - Note