Fuga sul Kenya Stampa E-mail

Felice Benuzzi

Fuga sul Kenya
17 giorni di libertà

Corbaccio, pagg.352, € 19,90

 

benuzzi_fuga_sul_kenya  IL LIBRO – Nel 1943 tre prigionieri di guerra italiani, Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti evasero dal campo di prigionia britannico a Nanyuki, in Kenya, al solo scopo di scalare il Monte Kenya. Si erano preparati per mesi, di nascosto, procurandosi con mille espedienti i materiali per costruire ramponi, piccozze, corde... Non avevano carte topografiche: l’unica immagine del Monte Kenya che potevano usare come riferimento era l’etichetta di un barattolo di carne in scatola. Quasi alla cieca attraversarono la foresta equatoriale per giungere ai piedi della montagna. Il triestino Benuzzi era un alpinista esperto, così come il genovese Balletto, mentre il camaiorese Barsotti era alla sua prima esperienza, tant’è che fu costretto a restare al «campo base», quando, stremati e malnutriti, dopo due settimane e varie peripezie, Felice e Giovanni tentarono infine con successo «l’assalto alla vetta»raggiungendo la cima della Punta Lenana (4985 metri). Dopo aver piantato il tricolore e lasciato un messaggio con i loro nomi in una bottiglia,i due si riunirono a Vincenzo e, insieme, fecero ritorno a Nanyuki dove si consegnarono alle autorità. D’altronde non sarebbe stato possibile per loro fuggire: il paese neutrale più vicino era il Mozambico che distava più di mille chilometri.
  Questa incredibile avventura venne successivamente raccontata da Benuzzi direttamente in inglese e poi tradotta in italiano e pubblicata nel 1947 con il titolo di Fuga sul Kenya. L’edizione francese uscì nel 1950 e nel 1952 finalmente apparve l’edizione inglese, No Picnic on Mount Kenya, il cui straordinario successo garantì nel tempo a questo libro la meritata fama di «classico dell’avventura».

  DAL TESTO – “Ormai il pensiero non mi dava più requie, le giornate avevano un'altra impronta, perché avevano uno scopo.
  “Era uno studio minuzioso. La decisione di andare si era ormai piantata come un chiodo, ma con che mezzi, con che compagni, era ancora un rebus.
  “Cominciai qualche preparativo. Scrissi ai miei di mandarmi stivali e indumenti di lana. D'un pacco di biancheria che m'ero fatto mandare da un amico, vendetti i più bei capi. Che cosa poteva farsene un prigioniero di camicie di popelin e di mutande?
  “Ne ricavai una trentina di scellini, che affidati a un compagno di prigionia «ammanigliato» con gente che lavorava fuori, si tramutarono entro pochi giorni in scatole di marmellata, estratto di carne, tavolette di cioccolato e una lampada tascabile.”

  L’AUTORE – Felice Benuzzi nacque nel 1910 a Vienna e trascorse l’infanzia a Trieste. Dopo l’esame di Stato in Giurisprudenza si trasferì a Addis Abeba nel 1938. Con la conquista dell’Abissinia da parte degli inglesi nel 1941 fu internato nel campo di prigionia di Nanyuki, in Kenya, dove rimase fino alla fine della guerra. Rientrato in patria nel 1946, entrò in diplomazia e, dopo essere stato in Pakistan, Francia, Germania Ovest, Australia, concluse la sua carriera come ambasciatore italiano in Uruguay. Fu membro dell’Istituto per il Medio e l’Estremo Oriente, presidente del centro Culturale Italia-Pakistan e, appassionato alpinista, fu tra i soci fondatori di Mountain Wilderness. Morì nel 1988.

  INDICE DELL’OPERA - Nota dell'editore - Il miraggio. Dove si parla di vita di prigionieri all'Equatore e della visione di una montagna di 5000 metri (Reticolato - Umanità concentrata - Trasferimento a Nanyuki - Monte Kenya - Preparativi segreti - Piccozze e ramponi fatti in casa - A.A.A. Cerca si compagno di fuga) - La via. Dove, preparata una spedizione alpinistica traendo i mezzi quasi dal nulla, si evade da un campo di concentramento e si incontrano una vettura militare, una vacca bianca, una segheria e un trattore (Domenica, 24 gennaio - Lunedì, 25 gennaio - Martedì, 26 gennaio) - La foresta. Dove si traversano, fuori sentiero, chilometri e chilometri di foresta tropicale, facendo conoscenza con alcuni dei maggiori e più feroci suoi abitatori (Mercoledì, 27 gennaio - Giovedì, 28 gennaio - Venerdì, 29 gennaio - Sabato, 30 gennaio - Domenica, 31 gennaio - Lunedì, 1 febbraio) - La montagna. Dove si fa la conoscenza del Vascello Fantasma e d'un topo striato, si combatte in mezzo alla tormenta con la cresta nordovest della Punta Batian (5195 m) ma qualcosa di buono pur si fa sulla Punta Lenana (4968 m) (Martedì, 2 febbraio - Mercoledì, 3 febbraio 205 - Giovedì, 4 febbraio - Venerdì, 5 febbraio - Sabato, 6 febbraio) - Il fiume. Dove dall'alpinismo d'evasione si passa ad altri sport, come tiro della cinghia e salto del pasto, e si racconta d'un aperitivo offertoci da due Kikuyu, nonché d'un incontro a pochi centimetri con il solito trattore (Domenica, 7 febbraio - Lunedì, 8 febbraio - Martedì, 9 febbraio - Mercoledì, 10 febbraio) - Il vento. Dove si riparla di prigionia, ma raddoppiata, e di altre conseguenze dell'avventura - L'ignoto. Dove, da una appendice storica e topografica sul monte (che il lettore mi perdoni la tirata...), risulta quanto grande fosse la nostra ignoranza (Il segno dei miracoli – Il mistero delle nevi equatoriali - Joseph Thomson - I pionieri - La conquista della vetta - Storia masai: Batian e Lenana - Storia contemporanea – Conclusione) - Nota bibliografica - Referenze iconografiche