La casa di via Garibaldi Stampa E-mail

Isser Harel

La casa di via Garibaldi
La vera storia della cattura di Adolf Eichmann raccontata dal capo dei servizi segreti israeliani

Castelvecchi Editore, pagg.356, € 16,50

 

harel_casa  IL LIBRO – In una casa di Via Garibaldi, alla periferia di Buenos Aires, verso la fine degli anni Cinquanta abitava con la sua famiglia un grigio e stempiato signore di nome Ricardo Klement. Conduceva una vita metodica e ineccepibile: ogni sera rientrava dal lavoro col 203 delle 19.40, percorrendo a passo lento i cento metri che separavano la fermata dell'autobus dalla sua casa. Non c'era nulla nella sua condotta che potesse dare nell'occhio. Ma un cieco che aveva avuto a che fare col signor Klement giurava di aver riconosciuto in lui un certo personaggio, al quale i servizi segreti israeliani davano la caccia da anni. «Ricardo Klement» era in realtà Adolf Eichmann, l'ex ufficiale 55, il principale esecutore materiale della «soluzione finale del problema ebraico», il responsabile dello sterminio di milioni di ebrei. Ha inizio allora, nel 1960, una drammatica partita a tre tra i segugi, la preda e le autorità argentine alla cui giurisdizione il nazista andava sottratto. Bisognava catturare Eichmann e portarlo vivo al di là dell'Atlantico, dinanzi al tribunale del popolo ebraico.
  Dall'identificazione al macchinoso pedinamento, fino al rapimento e al trasporto di Eichmann travestito da membro dell'equipaggio su un volo «diplomatico», La casa di Via Garibaldi è un racconto dalla suspense quasi insostenibile. Un'operazione difficilissima - vera anche se degna della fantasia di un Le Carré - freddamente raccontata come in un rapporto di servizio. Mai un thriller si è identificato, come questo resoconto, con un momento tra i più significativi della storia tragica del nostro secolo.

  DAL TESTO – “Il giorno in cui Eichmann arrivò in Israele due ufficiali del quartier generale della polizia vennero convocati nell'ufficio dell'ispettore capo: Matityahu Sela, capo del reparto investigativo, e Shmuel Roth, capo della sezione criminale. Nahmias era molto eccitato, lo si capiva subito. Disse loro che Eichmann era stato catturato e portato in Israele. Non appena essi udirono quelle parole si spiegarono come mai il loro capo fosse così animato e si lasciarono contagiare.
  “Non vi fu bisogno di illustrare a Shmuel Roth il significato della cattura. Molti suoi familiari erano finiti nella rete che Eichmann aveva teso in tutta l'Europa. Il mattino seguente, quando giunsero al carcere provvisorio di Eichmann insieme con il giudice Yedid Halevi, furono stupiti dalla personalità irrilevante di quell'individuo. Come molti altri, aveva pensato che Eichmann fosse completamente diverso.”

  L’AUTORE – Nato in Russia nel 1912, Isser Harel emigrò con la famiglia prima in Lettonia nel 1923, poi, a diciassette anni, in Palestina, dove si dedicò per qualche tempo al lavoro in un kibbutz. Nel corso della lotta antinazista si specializzò nella cura di «affari riservati» per le forze clandestine ebraiche. Dopo la costituzione dello Stato di Israele giunse ai vertici del sistema di sicurezza e controspionaggio. Se ne ritirò nel 1963 per dissensi col governo circa l'atteggiamento da tenere sul problema degli scienziati tedeschi allora operanti in Egitto.