Una relazione speciale Stampa E-mail

Antonio Donno

Una relazione speciale
Stati Uniti e Israele dal 1948 al 2009

Casa Editrice Le Lettere, pagg.310, € 32,00

 

donno_relazionespeciale  IL LIBRO – Il libro analizza le relazioni politiche, economiche e militari tra lo Stato di Israele (nato il 14 maggio 1948) e gli Stati Uniti, prendendo le mosse, però, dai contatti che si stabilirono tra Washington e il movimento sionista sin dalla fine del secondo conflitto. Sulla scorta di una grande documentazione archivistica e di una vastissima bibliografia, l'analisi percorre l'intera vicenda mediorientale del dopoguerra, puntualizzando una special relationship (quella tra Stati Uniti e Israele), che ha rappresentato e ancora rappresenta forse un caso unico nella storia contemporanea.
  Circondato da nemici che ne volevano la distruzione, Israele riuscì a tessere una rete di relazioni con il mondo politico americano e con le sue istituzioni, oltre che con il movimento sionista presente negli Stati Uniti, sfruttando abilmente i pericoli che la guerra fredda nel Medio Oriente presentavano all'alleato americano nel confronto con l'Unione Sovietica e i suoi clienti arabi. Al di là delle profonde connessioni culturali tra i due paesi, evidenziate nel corso della narrazione, Israele rappresentò per gli Stati Uniti, pur tra gli inevitabili alti e bassi delle loro relazioni, un punto di riferimento politico indispensabile nella storia postbellica del Medio Oriente, e Washington, a sua volta, una difesa vitale per la stessa esistenza dello Stato ebraico. Infine, nonostante i tentativi di alcune amministrazioni americane di ridefinire le relazioni con Israele in senso ritenuto meno condizionante per Washington, la realtà mediorientale in continua ebollizione ha sempre determinato un sostanziale "riallineamento" delle due politiche nello scenario della regione.

  DAL TESTO – “[…] lo Stato ebraico era considerato la proiezione dei valori della democrazia e del liberalismo, tipici della società americana, in una terra caratterizzata dall'oppressione e dalla povertà. Ma il primo passo verso la libertà nel Medio Oriente consisteva nell'abbattimento dei dittatori locali; e, nel caso del popolo palestinese, il pensiero di Bush era chiaro: «Dalla primavera del 2002, ero giunto alla conclusione che la pace sarebbe stata impossibile con Arafat al potere». In sostanza, la road map, ideata dall'amministrazione Bush per impostare un nuovo processo di pace, prevedeva l'emergere, attraverso libere elezioni, di una nuova leadership palestinese che sostituisse quella di Arafat, giudicata il maggiore ostacolo sulla via della pace. Bush lo afferma a chiare lettere nelle sue memorie: «[...] Ero convinto che uno Stato palestinese democratico e una nuova leadership palestinese fossero l'unica strada per fondare una pace durevole». «Da parte sua – ha scritto Dennis Ross, l'inviato americano in Medio Onente, sia con Clinton che con lo stesso Bush - il governo israeliano avrebbe sostenuto il processo di riforma interna palestinese, se tale processo avesse accantonato Arafat, ma non era propenso ad allentare la presa sui territori se il risultato dell'operazione avesse provocato una nuova ondata terroristica in Israele. Lo stallo continuava».
  “In realtà, era uno stallo che era emerso sin dalla nascita dello Stato di Israele, e anche in precedenza, durante la colonizzazione sionista di alcune parti del territorio palestinese. L'accettazione dell'ebreo in terra islamica, se non in forma di sottomissione e di separatezza, escludeva qualsiasi forma di autonomia e di auto-realizzazione; perciò, più tardi, la nascita di uno Stato ebraico nel Medio Oriente fu considerata un vulnus intollerabile per una cultura, quella araba e islamica in generale, che si era considerata sempre superiore a quella ebraica, per usare un termine appena accettabile. La conseguenza fu che «[...] le forze radicali nel mondo arabo non volevano una soluzione pacifica del conflitto perché rigettavano qualsiasi esito che contemplasse la sopravvivenza stessa di Israele». Resta da capire quali fossero, in seno al mondo arabo, i settori favorevoli all'accettazione di uno Stato ebraico nel Medio Oriente. Questo era il punto di vista di Bush e di tutta la sua amministrazione: da qui, l'enunciazione della freedom agenda.”

  L’AUTORE – Antonio Donno è professore ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali nell'Università del Salento. Ha insegnato la medesima disciplina nella Facoltà di Scienze Politiche della Luiss "G. Carli" dal 2004 al 2009. Americanista per formazione e studi, ha pubblicato presso Le Lettere: In nome della libertà. Conservatorismo americano e guerra fredda (2004), Barry Goldwater. Valori americani e lotta al comunismo (2008) e curato, con Giuliana Iurlano, Nixon, Kissinger e il Medio Oriente (2010).

   INDICE DELL’OPERA – Introduzione - Capitolo I. Cambio della guardia in Medio Oriente: Washington sostituisce Londra. Truman e la "questione sionista". Il ruolo della Jewish Agency (1945-1948) (1. Truman e il Medio Oriente - 2. Truman, il dipartimento di Stato e il problema della Palestina - 3. Truman, Clark Clifford e il sionismo - 4. Il contrasto tra George Kennan e Clifford sul progetto sionista - 5. Il valzer delle Commissioni) - Capitolo II. Gli Stati Uniti, il riconoscimento dello Stato di Israele e le prime relazioni israelo-americane (1948-1952) (1. Gli Stati Uniti riconoscono Israele - 2. Le difficili relazioni israelo-americane - 3. Stati Uniti e Israele si riavvicinano - 4. Il problema dei profughi - 5. Israele e la guerra fredda) - Capitolo III. Le relazioni israelo-americane negli anni della presidenza Eisenhower (1953-1961) (1. Eisenhower e Dulles ridefiniscono le relazioni americane con Israele - 2. Il progetto americano per il Medio Oriente - 3. Si acuiscono gli attriti fra Washington e Gerusalemme - 4. Gli Stati Uniti rifiutano di incrementare gli aiuti militari a Israele – 5. Mosca fornisce armi a Nasser. La crisi del progetto americano sul Medio Oriente – 6. Il crescente prestigio di Nasser preoccupa Washington. Fallimento del progetto americano) - Capitolo IV. Da John F. Kennedy a Lyndon B. Johnson: ritorna la special relationship tra Stati Uniti e Israele (1. Il progetto di Kennedy per il Medio Oriente: dall'utopia al realismo - 2. La personal diplomacy di Kennedy nei confronti di Nasser - 3. L'amministrazione Kennedy e Israele - 4. Il contrasto tra Lyndon B. Johnson e il dipartimento di Stato sulla questione israeliana) - Capitolo V. Gli anni di Nixon e Kissinger: Israele si consolida come strategic asset della politica mediorientale americana (1. Nixon tra Rogers e Kissinger - 2. Le ambiguità di Washington sul problema della sicurezza di Israele - 3. Le reazioni di Washington di fronte alle iniziative di Mosca - 4. Finalmente, Washington si schiera dalla parte di Israele - 5. La questione nucleare di Israele e l'atteggiamento degli Stati Uniti ai tempi di Johnson - 6. Nixon, grazie a Kissinger, accetta il nucleare di Israele) - Capitolo VI. Ford, Carter, Reagan, Bush, Sr.: gli alti e bassi delle relazioni israelo-americane (1. Gli esiti della guerra dello Yom Kippur - 2. Il duro confronto tra Ford e Rabin sulla revisione della politica mediorientale americana - 3. Carter e Begin: la crisi della special relationship - 4. Reagan ristabilisce e incrementa la special relationsbip con Gerusalemme - 5. George H.W. Bush apre i contatti con l'OLP) – Conclusioni. L'ultimo periodo delle relazioni israelo-americane: da Clinton a Bush, Jr. (1993-2009) - Bibliografia - Indice dei nomi