La destra siamo noi Stampa E-mail

Giampaolo Pansa

La destra siamo noi
Una controstoria italiana da Scelba a Salvini


Rizzoli, pagg.406, € 19,90

 

pansa destra  IL LIBRO – Su alcune figure non esistono dubbi. Fra gli antenati della destra italiana troviamo Giovanni Guareschi, il comandante Junio Valerio Borghese, Giorgio Almirante, Franco Freda, Indro Montanelli. Possiamo domandarci se a loro sia giusto affiancare i democristiani Mario Scelba e Amintore Fanfani, grandi manager come Eugenio Cefis e Cesare Romiti, un eroe civile come Giorgio Ambrosoli, un leader nascente come Matteo Salvini. Ritiene di sì Giampaolo Pansa, rovesciando un luogo comune che considera la destra una piccola parrocchia di pochi fanatici e di bombaroli neri. Gli avversari l'hanno sempre dipinta così. Tanto da spingere molti elettori moderati, conservatori o nostalgici del fascismo a pensare che la loro parte politica non fosse necessaria alla democrazia, mentre lo erano i cattolici e i comunisti. Pansa ribalta il verdetto che giudica senza patria milioni di italiani. Lo fa sin dal titolo del suo nuovo libro: La destra siamo noi. Non è un brillante paradosso. È la sintesi di una verità: pure chi si schiera dietro una bandiera che la maggioranza rifiuta, appartiene alla storia italiana. Anche perché tutti siamo un po' di destra e su alcune questioni in modo deciso. Del resto gli esseri umani hanno un connotato comune: la doppiezza, una natura ibrida capace di passare da un'opinione a quella opposta. Allora perché negare che la destra abbia lo stesso diritto di esistere che la sinistra riserva soltanto a se stessa? Il realismo sfacciato di Pansa, autore estraneo ai califfati culturali, ci presenta un affresco dell'Italia costruito su storie e personaggi in apparenza contradditori. In queste pagine scompare la frontiera che separa l'ideologia e le sue gabbie di carta dai fatti della vita, i crimini politici dalle bizzarrie che nascono nel lato oscuro di ciascuno. Qui il lettore troverà anche casi estremi. La maîtresse in gramaglie per la chiusura delle case di tolleranza. Il travestito che si porta a letto un senatore democristiano. L'orrore che strazia una squillo missina. L'amore proibito tra la ragazza nera e quella rossa. Sino all'enigma della strage di Bologna: un'apocalisse fascista o una rappresaglia dei palestinesi? La destra siamo noi ci fa riscoprire settant'anni di vita italiana oggi confinati nel buio. Un'epoca in fondo più rassicurante di questo 2015, così carico di pessimi presagi.

  DAL TESTO – "Mentre scrivo, mi rendo conto di aver conosciuto bene soltanto un neofascista a pieno titolo. Era il barone Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse. Aveva tre anni più di me , era nato a Vercelli ma abitava nella nostra città. Un giovane aitante, cortese, di buon carattere. Mi accadeva spesso di discutere con lui, senza eccessi di animosità. Ma al nostro gruppo di amici la sua posizione politica interessava assai di meno della sua fama di dongiovanni.
  "Si raccontava che avesse conquistato le grazie di una giovanissima attrice del cinema, arrivata dalle nostre parti al seguito del marito. Staiti non veniva ritenuto un violento, era soltanto un fascista appassionato, sia pure pronto a litigare, di solito con i suoi camerati. A diciotto anni, aveva preso la tessera del Msi. E rimase per molto tempo nel partito di Giorgio Almirante, tanto da essere eletto deputato per tre volte.
  "I fascisti li incontravo soltanto nei libri di storia. Ne conobbi qualcuno che lo era stato quando iniziai a fare il giornalista. Alla "Stampa", il mio primo quotidiano, uno dei colleghi, poi diventato un amico, aveva combattuto nella Littorio, una divisione della Repubblica sociale. Il corrispondente da una città importante si era arruolato nella Brigata nera di Cuneo. Lo considerava un peccato da non rivelare. Un giorno accettò di raccontarmi il suo 25 aprile in camicia nera. Però mi fece giurare che la testimonianza sarebbe stata pubblicata senza il suo nome.
  "Altri ex ragazzi di Salò, per usare un'etichetta sbrigativa che non mi piace, li conobbi quando andai a lavorare al "Giorno", il quotidiano dell'Eni diretto da Italo Pietra. Qui non pochi degli uomini di macchina, quelli che si sobbarcano la fatica di fare il giornale, venivano da due testate di destra senza fortuna. Una era appartenuta all'armatore Achille Lauro, il re di Napoli. Il leader dei monarchici aveva tentato inutilmente di crearsi un avamposto a Milano grazie a un quotidiano improvvisato. I colleghi rimasti senza lavoro li aveva assunti Gaetano Baldacci, il fondatore del "Giorno", mentre metteva insieme la squadra della nuova testata.
  "Erano capiservizio, grafici, redattori esperti, tutti professionisti di valore. Loro non nascondevano di essere stati militari della Rsi. Pietra, ex comandante partigiano, qualche volta gli chiedeva, per uno scherzo bonario: «Chi di voi ha bruciato la mia casa nell'Oltrepo pavese, durante il rastrellamento dell'agosto 1944?». Tutto si concludeva tra le risate.
  "Quello del "Giorno" mi appare un buon test di quanto stava accadendo nella società italiana. Eravamo a metà degli anni Sessanta. Un ventennio dopo la fine della guerra civile, la differenza astiosa tra chi si era schierato con una parte e chi combatteva sul fronte opposto si stava dissolvendo. In qualche caso con un po' di lentezza, ma senza ripensamenti."

  L'AUTORE – Giampaolo Pansa, nato a Casale Monferrato nel 1935, scrive su "Libero" e ha pubblicato numerosi saggi e romanzi di grande successo. Tra gli ultimi libri pubblicati da Rizzoli ricordiamo "I vinti non dimenticano" (2010), "La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti" (2012) e "Sangue, sesso e soldi. Una controstoria d'Italia dal 1946 a oggi".

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione. Chi ha paura del lupo? – Il vecchio sbirro - Parte prima (Nella fossa dei cavalli. 1945 - La repubblichina. 1945 – Il no di Giovannino. 1945 - L'uomo della Celere. 1947 - Pisanò il solitario. 1947 - Natascia e il senatore. 1954 - La vendetta di Alfa. 1956 - Vita da maîtresse. 1958 - Amore monarchico. 1958 - Cefis il barbaro. 1963) - Parte seconda (Le due ragazze. 1965 – Il Sessantotto nero. 1968 - Boia chi molla! 1970 - Freda il guerriero. 1970 - Le profezie del Comandante. 1970 - I Viceré. 1971 - L'ordinovista. 1972 – Il volpone di Montedoro. 1972 - Almirante si risposa. 1973 – Il prete del Garofano. 1973) - Parte terza (Bruciateli vivi! 1973 - Fanfascismo. 1974 - Esecuzione a Padova. 1974 - La spranga al potere. 1975 - Pasta e riso per Berlinguer. 1976 – Il golpe di Sogno. 1976 - Dal Msi al Fuori. 1977 - Un giusto in Italia. 1979 - Apocalisse a Bologna. 1980 – Il burattinaio. 1981) - Parte quarta (La tigre del "Borghese". 1981 - La squillo missina. 1982 - La strana coppia. 1984 – Il padrone del "Corriere". 1987 - Onore al Ciarra! 1990 – Il gioco del ricchione. 1991 - Lo Squalo. 1991 - Allo zoo di Tangentopoli. 1992 - Un delitto da dimenticare. 1994 - Papa Cilindro I. 1994) – Il bomber leghista. 2015 - Indice dei nomi