Sciamani a Roma antica Stampa E-mail

Leonardo Magini

Sciamani a Roma antica
I romani e il mondo magico


Castelvecchi Editore, pagg.200, € 22,00

 

magini sciamani  IL LIBRO – Questo studio rivoluzionario indaga sulla presenza dello sciamanesimo nella Roma antica, portando alla luce questa forma arcaica di religiosità nella sua più antica manifestazione occidentale. I due poli della ricerca sono il mito della dea Fortuna – di cui parlano autori come Ovidio, Livio e Plutarco – e le manifestazioni dello sciamanesimo: da una parte, l'opera della dea che sovrintendeva alle sorti degli etruschi e dei romani; dall'altra, le azioni del mago e del «guaritore» tra i popoli della Siberia di oggi. L'autore racconta e analizza le cerimonie – dalle feste di matrimonio e concepimento a quelle dei solstizi, fino alla più importante di tutte, il trionfo e il suo corteo – e ci guida nei luoghi in cui ancora oggi sono presenti i resti di una religiosità profonda e pervasiva, eppure finora mai studiata.

  DAL TESTO – "[...] chi sono le rappresentanti in cielo della dea Fortuna e di Venere, che la accompagna nei festeggiamenti del primo di aprile? Chi si nasconde dietro il nome di Mater Matuta, l'altra sua compagna di festeggiamenti dell'11 di giugno? Su Venere la risposta è semplice: fin dalle più lontane attestazioni in Mesopotamia, che risalgono al 3500 a. C., la dea ha come pianeta di riferimento il corpo celeste più luminoso dopo Sole e Luna, e quello che, per la sua vicinanza al Sole, dalla Terra appare esclusivamente o come stella del mattino (Lucifero) o come stella della sera (Espero).
  "A Roma - dove oggi si tende a credere che Venere sia giunta assai tardi alla devozione popolare - la dea e l'astro che ne prende il nome hanno comunque un lungo passato: la dea è la madre di Enea e, seguendo il pianeta visibile come stella della sera, l'eroe muove da Oriente e arriva a Occidente - da Troia a Laurento/Lavinio -, là dove si fermerà e darà vita agli antenati dei romani. Lo afferma Virgilio, col suo «Mentre la dea mia madre mi mostrava la via», Matre dea monstrante viam, e lo commenta Servio, come se fosse la cosa più naturale del mondo: «Dal momento in cui Enea fu uscito da Troia, ogni giorno continuò a vedere la stella Venere, fino a quando giunse all'Agro di Laurento». Propria a Lavinio, del resto, si trova attestata almeno dal IV secolo la presenza della dea rappresentata in cielo dalla stella alla sera, unita nella devozione a un'altra dea rappresentata in cielo dalla Luna."

  L'AUTORE – Leonardo Magini è socio del Sodalizio Glottologico Milanese e della Società Italiana di Archeoastronomia. In "Astronomia etrusco-romana" ha ricostruito la sapienza astronomica nascosta nel calendario romano. Tra gli altri suoi lavori, "Controstoria degli etruschi. Viaggio alle sorgenti orientali della civiltà romana" e la traduzione moderna, ma fedele, dei "Fasti" di Publio Ovidio Nasone. Del 2015 è "Stars, Myths and Rituals in Etruscan Rome". Il suo sito è www.leonardomagini.it.

  INDICE DELL'OPERA – Premessa - I. I personaggi (non tanto) minori - II. I luoghi di Fortuna: Praeneste/Palestrina - III. Episodi minori: uno - IV. Il protagonista terreno. Servio Tullio: la giovinezza - V. Il protagonista terreno. Servio Tullio: la maturità - VI. Il protagonista terreno. Servio Tullio: la vecchiaia - VII. La protagonista celeste. Fortuna e la Natura - VIII. La protagonista celeste. Fortuna e la donna - IX. Episodi minori: due - X. La protagonista celeste. Fortuna e l'uomo – Conclusione – Note – Bibliografia - Indice dei nomi e dei luoghi