Fascista da morire Stampa E-mail

Mario Bernardi Guardi

Fascista da morire

Mauro Pagliai Editore, pagg.204, € 13,00

 

guardi fascista  IL LIBRO – Agosto 1944: a Firenze entrano gli Alleati, i partigiani sfilano per le vie della città, la gente applaude i liberatori.
  La Resistenza antifascista ha vinto. Ma c'è una Resistenza fascista che non si dà per vinta. E spara dai tetti. C'è chi li chiama cecchini, chi franchi tiratori: tirano addosso al nemico per un misto di fede, rabbia e disperazione. Vogliono dargli filo da torcere; sanno che durerà poco, ma chi la dura, in qualche modo la vince. O no?
  Comunque Mario, allevato alla scuola di Berto Ricci, poeta, matematico e fondatore dell'"Universale", vuole anche lui essere della partita. Vuole sparare, in nome di quel che resta del Fascismo. Ad animarlo, il ricordo di Berto e della sua lezione di vita; la complicità morale con gli amici che si sono fatti ammazzare; l'amore per una ragazza più sognata che conosciuta; lo strano vincolo amicale che lo lega a Romano Bilenchi, già fascista e amico di Berto, e ora comunista e comandante partigiano, che cerca di dissuaderlo dai bellicosi propositi e gli dà tanti buoni consigli per farlo rinsavire. Anche se, in realtà, Mario gli va bene così com'è: una passione che ha bisogno di bruciare.

  DAL TESTO – "È stato Pavolini a volere i gatti acquattati tra le tegole e non certo per miagolare. I fiorentini non dovevano fare come i senesi che avevano sconciato tutta la loro storia, suonando le campane all'ingresso degli Alleati.
  ""Che ci si doveva aspettare dai senesi?", così era esploso Pavolini che aveva rimarcato antiche ostilità.
  "Altro che il turbinio colorato delle contrade che se ti invadono la città diventa furia e fuoco! Figuriamoci! Si diceva addirittura che il podestà di Siena avesse mandato gli sbandieratori del Palio ad aprire le porte della città ai francesi che entravano per primi.
  ""Bè, questa era una balla per smerdare un po' i fascisti di Siena - mi ha detto Romano -. Comunque Buzzino aveva deciso che a Firenze una cosa del genere non sarebbe successa. Qui gli si doveva tirare addosso ai cosiddetti liberatori. Firenze non era soltanto un museo ma era tra le città più fasciste e lo doveva dimostrare. Soprattutto i ragazzi, le ultime leve, dovevano riscattare l'onore della Patria".
  "I ragazzi non mancarono, non mancano. Nel bollore dell'estate, se non ci si scalda un altro po', si sta male.
  "Pavolini parte per il Nord, insieme ad altre autorità, a scavare l'ultima trincea. In città ci restano i franchi tiratori e lui si fida. Fa bene a fidarsi. Sono più di duecento, si sono addestrati al tiro di precisione nelle cave di Maiano, hanno fucili col cannocchiale per centrare l'obbiettivo. E ci sono le ragazze, quelle che ci vogliono bene anche se abbiamo la camicia nera, come dice la canzone. No, la camicia nera non la indossiamo. Abiti borghesi, giacche spesso rivoltate, pantaloni sdruciti, camicie sbottonate. Bello. Qualche ragazza ha i pantaloni, ma d'estate fa caldo, stanno meglio con le sottane, uno squarcio di cosce o di puppe gotto la camicetta fa sempre bene allo spirito. Anche se lo spirito è in armi, come il corpo, al corpo le voglie non sono passate. Anzi.
  "Tanto è vero che io ho voglia di fucile e di munizioni, ma anche di una ragazza. Ecco, penso alla tipa spavalda di Santa Maria Novella, alla ragazza amica di Gino e di tutti gli altri. Vorrei tanto incontrarla, per andare insieme a lei a sparare. Vorrei guardarla negli occhi, carezzarle i capelli. Vorrei darle un bacio, magari uno solo. Scriverei per lei un'ultima canzone, come uno stilnovista mandato in esilio. Come Guido Cavalcanti. Solo che gliela darei, la canzone, gliela farei leggere direttamente, perché lei sarebbe con me. Sui tetti, micio e micia. Arrabbiati contro il mondo e innamorati tra loro. Micio e micia, ma senza miagolii mielosi. Di fuoco anche loro, con certi occhi che sono fanali e splendono nel buio. Lo bruciano, il buio."

  L'AUTORE – Da sempre impegnato in un attento scavo nella letteratura e nella cultura politica tra le due guerre, Mario Bernardi Guardi ha pubblicato in volume saggi su Borges, Nietzsche, Jünger, il mondo della Mitteleuropa, Berto Ricci, i tic e i tabù della sinistra radical-chic, la memorialistica di Salò. Conferenziere, presidente di prestigiose istituzioni culturali come l'Accademia dell'Ussero di Pisa, organizzatore di eventi di respiro nazionale tra cui "La Versiliana", divulgatore di storia per numerose testate, presidente vicario del Premio Acqui Storia, ha ideato per la RAI rubriche di varia umanità. Collaboratore delle pagine culturali di riviste e quotidiani – «Il Giornale», «Il Foglio», «Libero», «Il Tempo» – nel 2015 ha pubblicato con Mauro Pagliai il primo romanzo: "Fascista da morire".