I misteri della sinistra Stampa E-mail

Jean-Claude Michéa

I misteri della sinistra
Dall'ideale illuminista al trionfo del capitalismo assoluto


Neri Pozza, pagg.121, € 15,00

 

michea sinistra  IL LIBRO – Questo libro muove da un interrogativo di fondo: coloro che credono ancora nella possibilità di una società libera, ugualitaria e solidale o, in altri termini, in una prospettiva socialista, possono ancora fare affidamento sulla «sinistra»? e definire sé stessi «uomini di sinistra»? La riflessione che ne segue offre una risposta inequivocabile: non possono. Una risposta che, secondo l'autore di queste pagine, non riposa affatto sull'attuale contingenza politica che vede la «sinistra moderna» quasi interamente convertita al liberalismo, ma è inscritta nella data di nascita stessa di tale raggruppamento politico.
  Il presupposto di questa tesi è naturalmente che socialismo e sinistra non sono, storicamente, la stessa cosa. Né Marx né Engels, ricorda Michéa, hanno mai pensato una sola volta di definirsi «uomini di sinistra». E il movimento socialista si è tenuto, al suo sorgere, così opportunamente lontano dalla sinistra da subirne le più feroci repressioni (in primo luogo quella di Adolphe Thiers contro la Comune di Parigi nel maggio del 1871).
  Ciò che definiamo «sinistra» ha in realtà, per Michéa, un'altra origine. Un'origine che risale al compromesso che le forze del movimento operaio stipularono a un certo punto della loro storia con i loro vecchi avversari della sinistra parlamentare contro i fautori dell'Ancien Régime (in Francia ciò accade con l'affaire Dreyfus). Compromesso che è il vero atto di nascita della sinistra moderna, il punto di partenza di quel processo che ha condotto alla dissoluzione del socialismo nel cosiddetto «campo del Progresso».
  Il progetto socialista si definiva, infatti, all'inizio come una critica intransigente del sistema liberale. Un movimento, stando alle parole di Engels, contro l'«atomizzazione del mondo» annunciata dalla modernità capitalista con la sua «decomposizione dell'umanità in monadi ciascuna delle quali ha un principio di vita particolare e uno scopo particolare».
  Il marchio identitario della sinistra moderna risiede, invece, a partire dalla sua data di nascita, in nient'altro che in una metafisica del Progresso capace di travolgere ogni vincolo comunitario. Una metafisica per la quale qualunque forma di appartenenza o di identità che non sia stata scelta liberamente da un individuo risulta potenzialmente oppressiva e «discriminante». Di qui, la successiva celebrazione (che è oggi dinanzi ai nostri occhi) da parte della sinistra moderna delle virtù del mercato globale senza frontiere e di ogni forma di affrancamento da appartenenze e identità date (comprese quelle sessuali).
  Di qui, anche, per Michéa, la necessità, per chiunque coltivi ancora una prospettiva socialista e ritenga, con Marx, del tutto irreale questa fede religiosa nella libertà come proprietà privata di un individuo, di considerare la «sinistra» un significante ormai privo di senso.

  DAL TESTO – "Naturalmente, un simile attaccamento ai valori tradizionali - dal momento che non ci si preoccupa di «aprirli», cioè di svilupparli in un senso ugualitario o di porli al servizio di fini universali - rischierà sempre di vedersi strumentalizzato e dunque di portare alle derive politiche più pericolose e più catastrofiche (su questo punto, le continue messe in guardia della sinistra conservano sicuramente il loro senso). Ma sarebbe ancora più pericoloso - con la scusa di dover scovare sistematicamente ogni minimo segnale che annunci il ritorno della «bestia immonda» - dimenticare che in molti casi (parlo naturalmente dell'elettorato popolare dei partiti di destra, ma anche di quella nebulosa - in costante espansione - degli astensionisti e dei fautori della «scheda bianca») quei valori «tradizionali» trovano la loro vera origine in quel sentimento naturale di appartenenza che si oppone, per definizione, all'individualismo astratto del liberalismo moderno (perché non c'è dubbio che il liberalismo pienamente sviluppato sia incompatibile con qualunque nozione di confine o di «identità nazionale» [N]) e anche, di conseguenza, in quella serie di virtù che ne costituiscono il normale sviluppo (senso dei confini e dei debiti simbolici, attaccamento alla nozione di morale e di merito individuale - contro la pretesa liberale di subordinare l'insieme dei rapporti umani alle sole regole uniformatrici del Diritto e del Mercato -, riconoscimento dell'importanza della trasmissione familiare e scolastica, ovvero lo scrupolo di proteggere un certo numero di tradizioni e di abitudini collettive che sono alla base di ogni cultura popolare). È abbastanza ovvio che tali valori non sono «reazionari» - né «di destra» - in se stessi (anche se è chiaro, ancora una volta, che una destra estrema - o qualunque altro movimento integralista o totalitario - cercherà sempre di recuperarli per farne strumento al servizio dei propri fini immorali ed elitari). Come abbiamo visto, essi possono costituire benissimo - una volta ritradotti e riorientati in senso ugualitario e universalistico - il punto di partenza privilegiato del progetto socialista e della sua peculiare cura nel preservare, contro il movimento capitalista di atomizzazione del mondo, le condizioni primarie di ogni esistenza veramente umana e comune."

  L'AUTORE – Jean-Claude Michéa (1950) è un docente e filosofo francese. Tra le sue opere "L'insegnamento dell'ignoranza" (Metauro, 2005), "L'impero del male minore" (Libri Scheiwiller, 2008) e "Il vicolo cieco dell'economia di sorpassare a sinistra il capitalismo" (Elèuthera, 2012).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I misteri della sinistra - Scoli