La «Grande paura» rossa Stampa E-mail

Valentine Lomellini

La «Grande paura» rossa
L'Italia delle spie bolsceviche
(1917-1922)


Edizioni Franco Angeli, pagg.310, € 34,00

 

lomellini grandepaura  IL LIBRO – Fin dalle sue origini, il comunismo maturò l'ambizione di scatenare una rivoluzione su scala europea. Così, già sul finire degli anni Dieci, il Comintern promosse l'azione di agenti in alcuni Paesi europei nel tentativo di generare un moto rivoluzionario. Dopo la Germania, l'Inghilterra e la Francia, anche l'Italia, che ospitava una nutrita colonia di esuli russi sin dalla fine dell'Ottocento, divenne il terreno nel quale spie russe e ungheresi, e agitatori italiani, nel periodo tumultuoso del biennio rosso, attuarono un'opera di propaganda e di infiltrazione che mise in uno stato di massima allerta le autorità italiane.
  Questo studio – basato su fonti in larga parte inedite del Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri, del Ministero degli Affari Esteri, dell'Archivio Centrale di Stato, nonché di alcuni Archivi di Stato locali – ricostruisce il pericolo bolscevico nella visione delle autorità italiane, svelandone i tratti fondamentali in politica interna, nella genesi di un anticomunismo radicale, e a tratti irrazionale, e in politica internazionale, nell'analisi del ruolo delle missioni militari per la prevenzione dell'ingresso di agenti ostili nel territorio europeo, e dei tentativi di coordinamento tra le potenze dell'Intesa nel fronteggiare la minaccia bolscevica. La storia di una ossessione rossa, di cui le autorità italiane furono – al contempo – vittime e artefici.

  DAL TESTO – "La "grande paura rossa" dell'importazione della rivoluzione era quindi una questione di disorganizzazione interna ma anche di forma mentis. Due «moltiplicatori» di natura sociale ebbero un impatto decisamente importante nella genesi della "grande paura". La considerazione del bolscevismo come una malattia infettiva, da un lato, e il pregiudizio morale, dall'altro. [...] il bolscevismo era spesso descritto come un'infezione, un germe, dal quale era necessario ripulire la società. Nelle analisi del Ministero dell'interno come in quelle degli Esteri, un'ansia messianica per la necessità di salvare il mondo dal bolscevismo permeava le parole degli analisti, una volontà di redenzione dal pericolo comunista, dottrina che attirava - secondo la lettura qui proposta – in primo luogo delinquenti e poco di buono, e poi fanatici, pazzi ed estremisti. Vi era qui la totale negazione della legittimità dell'esistenza di un comunismo né italiano né straniero, considerato un elemento di ritrovo e di condivisione di elementi malsani e depravati. Alla luce di questo aspetto, emerge in modo più intellegibile la ragione per la quale i funzionari degli Interni furono predisposti ad accogliere con spasmodica attenzione le indicazioni provenienti dagli Esteri, una vera e propria pioggia di segnalazioni riprese, malamente copiate e talvolta alterate, che davano adito all'idea che una tempesta bolscevica si stesse per abbattere su Roma."

  L'AUTRICE – Valentine Lomellini è ricercatrice presso il Dipartimento SPGI (Università degli Studi di Padova). Ha ottenuto la Medaglia del Presidente della Repubblica e il Premio Veil della Fundacion Europea de Yuste; è stata Visiting Scholar a La Sorbonne, Affiliated Researcher all'Università di Heidelberg e membro del COWASO (Università di Vienna). È autrice di "L'appuntamento mancato. La sinistra italiana e il dissenso nei regimi comunisti" (2010) e "Les relations dangereuses.The French Communists and Socialists and the Human Rights Issue in the Eastern Countries" (2012).Tra il 2013 e il 2014 ha curato un numero speciale di "Zeitgeschichte" con O. Rathkolb e due volumi sui movimenti di protesta con A.Varsori.

  INDICE DELL'OPERA – Abbreviazioni – Prefazione, di Georges-Henri Soutou – Introduzione. Il nesso tra nazionale e internazionale nell'Italia delle spie bolsceviche - Dalla Rivoluzione russa alla pace di Versailles. L'Italia come obiettivo della sovversione bolscevica (Dopo Caporetto, la rivoluzione? L'allerta delle autorità italiane all'indomani dei fatti del novembre 1917; «Babbo ammalato. Mi metto in congedo per 24 ore». L'ultimo anno di guerra: tra propaganda disfattista e annunci rivoluzionari; E pace sia... purché proletaria. Propaganda nella società e nell'Esercito in vista della Conferenza di Versailles) - La pandemia bolscevica. Concreti timori di un'insurrezione (La primavera del 1919: il timore del contagio, la necessità di una credibilità internazionale; L'estate 1919 (I). Nitti, lo sciopero generale e storie di pericolosi bolscevichi; L'estate del 1919 (II). Guardie rosse e «mene rivoluzionarie» nella società e nell'Esercito. L'Italia sull'orlo del baratro?) - Il "biennio rosso" in Italia, la Repubblica dei Consigli in Ungheria. Imprevisti di una special relationship (Un'Italia filobolscevica o un'Italia bolscevizzata? Scandali internazionali e la questione del prestigio di Roma; Una «situazione rivoluzionaria latente»: le radici dell'immagine dell'Italia in bilico; Una nuova patria per Béla Kun? Evoluzioni nel réseau internazionale della sovversione) - Roma come garante e obiettivo della bolscevizzazione: aspetti interni ed internazionali di una epidemia globale («Salvare il Paese della peste più schifosa». L'insofferenza italiana per le infiltrazioni rivoluzionarie; Strategie contro il bolscevismo. Tra tentativi di collaborazione internazionale e modus operandi italiano: "Conosci il nemico per sconfiggerlo"; La strumentalizzazione interna del pericolo bolscevico: prove d'istituzione di un regime) - L'Italia come guardiano della vecchia Europa (Il tramonto delle infiltrazioni rivoluzionarie; Un fronte comune antibolscevico: tentativi di intesa nell'Intesa?; La Missione Caprini a Costantinopoli ed il Servizio di controllo sui cittadini russi) – Conclusioni. La "grande paura rossa". Da irrazionale panico da rivoluzione a razionale strumento di condizionamento politico - Appendice documentaria - Fonti e bibliografia - Indice dei nomi