Libia 1911-1912 Stampa E-mail

Gabriele Proglio

Libia 1911-1912
Immaginari coloniali e italianità


Le Monnier, pagg.VI-442, € 29,00

 

proglio libia  IL LIBRO – L'Italia va alla guerra per conquistare il suo 'posto al sole' senza realmente sapere cosa troverà sull'altra sponda del Mediterraneo. Il volume analizza la propaganda coloniale e, in particolare, la stretta relazione tra la costruzione narrativa della colonia libica e le trasformazioni dell'italianità. All'iniziale studio degli immaginari sulla Libia precedenti il 1911, segue una disamina di quelle voci che si mobilitarono a favore della guerra, partendo dai nazionalisti di Enrico Corradini con i riferimenti all'Impero romano, al Risorgimento, al mito della 'terra promessa'. L'archivio coloniale è indagato anche attraverso lo studio delle omelie funebri per i soldati caduti durante la guerra, con immagini che vanno dal buon soldato al figlio della patria. Un altro campo d'analisi è quello dell'infanzia: i discorsi dei docenti sul conflitto, del "Corriere dei Piccoli" e della letteratura per ragazzi lavorano per "costruire" i corpi dei piccoli italiani. Non manca, infine, lo studio della letteratura interventista: Gabriele D'Annunzio, Giovanni Pascoli, Filippo Tommaso Marinetti, Matilde Serao, Ezio Maria Gray, Umberto Saba, Ada Negri, Giovanni Bevione.
  Il primo capitolo spiega come si vennero a formare l'interesse e l'attenzione per la Tripolitania e la Cirenaica, quali furono i presupposti che portarono alla guerra e le posizioni politiche dentro e fuori dalla Camera, ma individua anche continuità e trasformazioni nelle narrazioni e negli immaginari sulla Libia dal primo Ottocento alla fine del conflitto. Il secondo e il terzo capitolo si focalizzano, poi, su due immaginari particolarmente significativi, sia per la diffusione, sia per i contenuti espressi (quelli elaborati dai nazionalisti di Enrico Corradini, e quelli derivanti, invece, dalle omelie funebri dei caduti). Per quanto riguarda i nazionalisti gli immaginari nascono come proposte per una nuova Italia, in cui un gruppo di intellettuali si rivolge agli italiani a proposito di una nuova idea di nazione e/o di patria. Nel secondo caso, invece, confrontando le omelie di sacerdoti in parti diverse del Paese si riscontra un medesimo utilizzo di simboli.
  Il quarto capitolo è dedicato all'infanzia e alla scuola. Gli studenti e i bambini diventano i referenti primi di un'educazione che adotta specifici modelli. Proprio per questo motivo, l'adesione all'impresa coloniale si formalizza nel processo di costituzione di 'nuovi italiani', facendo leva su un'italianità talvolta desunta per opposizione al nero e all'africano, in altri casi puntando su quelle peculiarità maturate nell'esperienza d'oltremare dall'italiano o dall'italiana.
  Il quinto capitolo, infine, studia gli immaginari nel campo della letteratura. In esso si mettono in evidenza le molteplici forme narrative a supporto dell'impresa coloniale, basate su visioni politiche diverse – si pensi ai riferimenti di Giovanni Pascoli e Filippo Tommaso Marinetti, di Gabriele D'Annunzio e Umberto Saba - e dalle quali dipendono costruzioni culturali e genealogiche differenti (dal buon italiano alla grande proletaria).

  DAL TESTO – "La Libia, dunque, era il sogno di un Eden terrestre, non in Italia ma di proprietà degli italiani: esso rappresentò un aspetto propagandistico che con una sola mossa chiudeva la partita con il passato negativo della penisola. In tale direzione si collocavano le teorizzazioni di Corradini sull'Italia come nazione proletaria che doveva riscattare il suo onore dinnanzi al mondo. Notiamo, fin da subito, che questo impianto era caratterizzato da un'ambiguità di fondo, in cui il territorio coloniale si presentava contemporaneamente con fattezze diverse. Ad esempio, la retorica della conquista riguardava l'opposizione di due elementi: il deserto e l'oasi. Mentre il primo era raccontato come luogo della morte, in cui era facile essere attaccati dalle popolazioni nomadi, sul secondo si concentravano le fantasie italiane: palese era la relazione tra l'oasi e la rivisitazione di immaginari pregressi. Penso primariamente a quelli legati al paradiso cattolico, ma anche al Paese di Bengodi, a quello delle Cuccagna di derivazione boccacciana, all'orientalismo e all'esotismo di tardo ottocento. Scriveva Corradini: «fui lo stesso giorno al giardino dei signori Nahum, il primo giardino da me visitato nell'oasi di Tripoli, una foresta di viti con uva bellissima, di palme, fichi, meli cotogni, grandiosi rosai, gelsomini, oleandri, gelsi, olivi, granturco»."

  L'AUTORE – Gabriele Proglio è docente di storia contemporanea e studi postcoloniali presso l'Università di Tunisi 'El Manar' e Research Fellow presso l'European University Institute nel quadro del progetto 'Bodies Across Borders: Oral and Visual Memory in Europe and Beyond', con una ricerca di storia orale sulle diaspore dal Corno d'Africa in Europa. Si occupa di memoria dei colonialismi europei, di condizioni postcoloniali e di migrazioni nel Mediterraneo. È tra i fondatori di InteRGRace, l'Interdisciplinary Research Group on Race and Racisms. Ha pubblicato "Memorie oltre confine, la letteratura postcoloniale in prospettiva storica" (Ombre corte, 2011). Ha curato "Subalternità italiane. Percorsi di ricerca tra storia e letteratura" (Aracne, 2014), tre volumi sugli "Orientalismi italiani" (Antares, 2010-2011) e scritto diversi saggi sulla memoria del colonialismo italiano analizzando campi diversi della produzione culturale (cinema, letteratura, giornalismo). Di prossima uscita sono il volume collettaneo "Fortress Europe, Border Lampedusa", per i tipi di Palgrave, e "Decolonizing the Mediterranean Area, Colonial Cultural Heritage, between Europe and North Africa" per Cambridge Scholars Publishing.

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione. Libia, per nuovi percorsi di ricerca (Mappa della storiografia sulla Libia - Per una storiografia di uno spazio terzo - Organizzazione del testo e scelte metodologiche - Questioni d'immaginario - Decostruire col lessico postcoloniale – Ringraziamenti) - 1. Immaginari che portano in Libia (Libia così vicina, così lontana (1826-1911) - Alla ricerca della terra promessa - Esplorare e costruire nuove vie commerciali - Il lessico politico che inventò la Libia - Giugno 1911, all'orizzonte l'oltremare - Il partito coloniale e i suoi oppositori) - 2. Reinventare la nazione (I nazionalisti, l'Italia e la guerra coloniale - Nazionalismo, comunità immaginata e narrazioni - Il mito di Roma e dell'Impero - Il corpo della nazione. L'occasione libica come nuovo Risorgimento - Libia, la terra promessa) - 3. Sacralizzare la patria (Ritualità religiose e laiche - La Chiesa e la guerra coloniale - Tripoli nel mondo cattolico - Omelie per la comunità religiosa e nazionale - Immaginari: prospettive interpretative - Immaginari e soggettività - Immaginari e memoria culturale - Immaginari che cambiano le forme dell'italianità) - 4. La realtà di una finzione: la guerra dei 'nuovi italiani' (Pedagogie di guerra - «Scuola Italiana Moderna» - «La Nostra Scuola» - «I diritti della scuola» - Questione di necessità: la guerra come la scuola - La Libia sui banchi di scuola - Pagine gentili - «L'Unione dei maestri elementari d'Italia» - La stampa per l'infanzia e la Libia - Il Corrierino - Le tante forme del nero - La militarizzazione dei corpi - 1912, fin dentro la guerra - Letteratura per ragazzi - Salgari, preludio alla guerra italo-turca) - 5. Letteratura e geografia del dominio (Scrittura, processi culturali, archivio e domini sull'Africa - Dall'Italia dei tre mari alla patria delle quattro sponde - La grande Proletaria - La conquista come atto predatorio - La bella guerra - 'Brava gente' che va alla guerra - Quattro profili di donna in guerra - Orientalismi libici - Inventare la colonia con le razze) – Conclusioni – Note – Bibliografia - Indice dei nomi