Il potere dei conflitti Stampa E-mail

a cura di Orazio Abbamonte

Il potere dei conflitti
Testimonianze sulla storia della Magistratura italiana
Seconda edizione


G. Giappichelli Editore, pagg.XII-516, € 44,00

 

abbamonte conflitti  IL LIBRO – Questa antologia ha posto a suo oggetto la giurisdizione intesa quale funzione grudicante. Già nella sua architettura essa è il frutto d'un confronto articolato. Ogni curatore delle sezioni di cui essa si compone ha ovviamente portato nel lavoro la propria formazione, le sue convinzioni metodologiche, soprattutto le esperienze di ricercatore sino a oggi maturate. È il frutto di tante sovrapposizioni, tante quanti sono coloro che hanno concorso al lavoro.
  L'esaurirsi della prima edizione di questo volume ha consentito di far tesoro dell'esperienza dei lettori; soprattutto quella fornita dagli studenti cui, in diversi atenei, il libro è stato sottoposto, quale strumento per la formazione nell'ambito d'insegnamenti storico-giuridici.
  Questa seconda edizione, quindi, è provvista di nutrito indice analitico - affidato alle cure del dr. Francesco Serpico - per consentirne, non solo una più proficua consultazione a iniziativa di chiunque vi abbia interesse, ma soprattutto per lumeggiare possibili percorsi d'attraversamento, che sono apparsi nuovi e non senza sorprese - com'è proprio del confronto con una ricca messe documentaria - a coloro stessi che hanno contribuito alla preparazione della raccolta.
  Nell'indice generale del volume, inoltre, sono stati inseriti utilmente i documenti presenti in ciascuna sezione, di modo che il lettore possa avere una visione d'insieme del materiale raccolto, e dunque orientarsi più agevolmente in ciò che da esso può attendersi.

  DAL TESTO – "Il potere dei conflitti è anzitutto quello del giudice che è chiamato a giudicare allorché il conflitto nasce: è lui il signore del conflitto o, come altri avrebbe preferito dire, il signore del diritto. Ma il signoreggiare, non per colpa del signore ma per la natura delle cose umane, insignorisce. Chi giudica ha il monopolio d'una forza straordinaria (almeno nelle società che funzionano, eseguendo le sentenze), quello d'imporre il suo dire come regola del lecito e dell'illecito con valenza universale. Può togliere o donare (non suoni qui strana la parola) la libertà; può spostare patrimoni anche ingenti; può decretare fallimenti o li può anche produrre; può attribuire o negare il lavoro. E così via. È un potere che dà potere, e di tal portata da far assumere chi lo detiene a una valenza simbolica molto particolare e, soprattutto nelle società mediatiche, spendibile in mille modi, influenzando l'opinione o provocando reazioni. Ovviamente, non ovunque nella stessa misura, ma la posta in gioco di cui il giudice dispone è sempre elevatissima. Epperò, un simile potere, che viene dal potere di risolvere i conflitti, è o può essere - nuovo paradosso - causa di conflitti. La possibilità di cui il giudice tendenzialmente dispone d'introdursi in ogni vicenda grazie anche all'esplosione già ricordata del diritto che tende a regolare ogni cosa (finanche il diametro dell'universale pizza napoletana), crea reazioni da parte di altri settori della società: ad esempio, l'Impresa, per il lavoro, l'Amministrazione pubblica, per l'intralcio al suo agire, la Politica per i suoi territori che vede sconfinati. La vicenda italiana esenta da controprove, tanto patologicamente la nostra storia s'è evoluta. E dunque, alla fine, il potere dei conflitti, assegnato per la risoluzione dei conflitti e l'integrazione sociale, si trasforma nel suo opposto, nel potere generatore di conflitti, con esiti potenzialmente dirompenti, perché la giurisdizione che avrebbe il compito di custodire le condizioni di convivenza, finisce con l'essere causa della crisi della convivenza, senza che altri possano prendere, almeno legalmente, il suo posto ed ovviare."

  IL CURATORE – Orazio Abbamonte (Napoli, 1961) è docente di Storia del Diritto e della Giustizia in Europa presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi della Campania – Luigi Vanvitelli. Ha pubblicato vari lavori di storia della scienza giuspubblicistica in cui ha sempre inteso coniugare la dimensione istituzionale con quella più latamente culturale.

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione alla seconda edizione – Introduzione. Indipendenza della Magistratura e.separazione dei poteri. La tormentata vicenda di una endiadi, di Orazio Abbamonte - Potere giudiziario - L'ideologia della magistratura tra Otto e Novecento, di Orazio Abbamonte - Consiglio superiore e associazionismo, di Andrea Perrone Capano - Giurisdizione, potere legislativo e potere esecutivo, di Daniela Bifulco - Funzione giurisdizionale - Cinque giurisdizioni fanno un sistema? Discussioni sui modelli organizzativi del dicere ius, di Massimo Tita - L'eccesso di motivazione. In margine al tema storico delle sentenze ragionate, di Massimo Tita - Il giudizio costituzionale, di Dario Luongo - Il giudice in bilico. Tra tutela del diritto e considerazione del fatto, di Gian Paolo Trifone - Magistratura e società - L'indipendenza della magistratura. Norme, idee, prassi, di Ileana Del Bagno - Il giudice "giudicato". La magistratura al vaglio dell'opinione pubblica, di Marianna Pignata - Il giudizio esterno - Dalla soggezione alla supplenza. Studi e dibattiti sulla storia della magistratura nel secondo dopoguerra, di Massimo Tita - Il giudice tra regola e costume, di Filomena D'Alto - Lo sguardo dell'altro: il giudice nella letteratura, di Francesco Serpico – I palazzi della giustizia e della pena. Note brevi su architettura e giurisdizione, di Massimo Tita - Indice analitico