L'uomo che arrestò Mussolini Stampa E-mail

Mario Avagliano

L'uomo che arrestò Mussolini
Storia dell'ufficiale dell'Arma Giovanni Frignani
Dalla Grande Guerra alle Fosse Ardeatine


Marlin Editore, pagg.368, € 18,50

 

avagliano uomo  Nel panorama storiografico italiano contemporaneo, Mario Avagliano si conferma ancora una volta come uno degli interpreti più attenti e rigorosi della memoria del Novecento, con particolare riferimento alla storia del Fascismo e della Resistenza, della persecuzione politica e razziale, e del ruolo delle forze armate nella transizione dal Regime fascista alla Repubblica. Con "L'uomo che arrestò Mussolini", Avagliano restituisce alla memoria collettiva la figura dimenticata – e per lungo tempo marginalizzata – del tenente colonnello Giovanni Frignani, ricostruendone con precisione documentaria e sensibilità narrativa la singolare parabola biografica.

  Il volume si inserisce nella migliore tradizione della microstoria, laddove l'indagine sulla traiettoria individuale consente di illuminare interi nodi della storia italiana. Frignani non è qui solo il protagonista di una vicenda personale esemplare, bensì un prisma attraverso cui osservare le trasformazioni dell'Italia dal Primo conflitto mondiale all'epilogo tragico delle Fosse Ardeatine. L'opera si apre con un'accurata contestualizzazione della giovinezza e della formazione militare di Frignani, volontario nelle trincee del Piave e decorato per il valore dimostrato durante la Grande Guerra. Questa fase iniziale non è trattata come semplice premessa biografica, bensì come fondamento etico e ideologico dell'identità dell'ufficiale, le cui convinzioni patriottiche si manifesteranno con particolare coerenza nel corso degli eventi successivi.

  Uno degli aspetti più rilevanti del libro risiede nella ricostruzione meticolosa delle attività svolte da Frignani nell'ambito dei servizi segreti militari, con specifico riferimento a operazioni di controspionaggio, tra cui quella, clamorosa, contro un'infiltrazione francese ai danni della Regia Marina. Avagliano mostra come Frignani incarnasse un modello di fedeltà alle istituzioni che si traduceva in un'azione costante e silenziosa, in un contesto di crescente compromissione dello Stato con l'ideologia fascista.

  Il fulcro del volume è, senza dubbio, la narrazione dell'arresto di Benito Mussolini, avvenuto il 25 luglio 1943 all'uscita di Villa Savoia. Avagliano documenta con ricchezza di fonti e rigore filologico come il compito fu affidato proprio a Frignani dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, nonostante il legame familiare con il fratello Giuseppe, figura di primo piano del Regime. Questa scelta, lungi dall'essere un'anomalia, testimonia la reputazione di imparzialità, coraggio e dedizione istituzionale di Frignani, che gestì l'arresto con fermezza e professionalità, assumendosi inoltre la responsabilità del sequestro dei documenti personali di Claretta Petacci, elemento di indubbia rilevanza storiografica per la conoscenza della figura privata del Duce.

  L'autore si sofferma successivamente su un altro episodio carico di ambiguità e tensione storica: la morte di Ettore Muti nell'agosto del 1943. L'analisi proposta da Avagliano, basata su testimonianze dirette e documentazione inedita, si muove con cautela tra ipotesi contrastanti, senza mai indulgere in suggestioni dietrologiche, ma anzi interrogando criticamente le versioni ufficiali e le ricostruzioni alternative.

  Di grande interesse è anche la parte del volume dedicata all'attività resistenziale di Frignani dopo l'armistizio dell'8 settembre. Figura centrale del Fronte militare clandestino dei Carabinieri, inquadrato nell'organizzazione guidata dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, Frignani contribuì in maniera decisiva alla riorganizzazione di una resistenza militare a Roma, operando in una rete sempre più esposta a infiltrazioni, delazioni e repressione. La sua cattura da parte delle SS, che Avagliano ipotizza sia avvenuta a causa di una delazione da parte di una spia tedesca, introduce il tema delicato della collaborazione e del tradimento, senza indulgere in giudizi sommri ma mantenendo un tono analitico e interrogativo.

  Il tragico epilogo nelle Fosse Ardeatine viene trattato con il rispetto dovuto e con la consueta attenzione filologica dell'autore. Frignani è una delle dodici vittime tra i carabinieri presenti nell'eccidio del 24 marzo 1944, assassinati come rappresaglia per l'attentato di via Rasella. Avagliano riesce, con sobrietà e profondità, a restituire la portata simbolica del sacrificio di Frignani, culminato nel conferimento postumo della Medaglia d'oro al Valor Militare.

  L'apparato documentario è uno dei punti di forza del volume: lettere, diari, atti d'archivio, memoriali familiari e fonti orali sono utilizzati con rigore metodologico, ma anche con un'attenzione narrativa che rende la lettura accessibile senza compromettere l'accuratezza scientifica. Lo stile di Avagliano coniuga efficacemente la chiarezza espositiva con l'analisi storiografica, evitando derive agiografiche pur mantenendo una evidente simpatia per la figura di Frignani, che viene trattata come paradigma di un eroismo silenzioso, spesso dimenticato dalla memoria pubblica.

  Il volume, esemplare nel metodo e nel contenuto, offre, dunque, un contributo prezioso alla storiografia resistenziale e alla storia dell'Arma dei Carabinieri. Mario Avagliano, forte di una lunga esperienza di ricerca e di un ampio repertorio di opere di alta divulgazione storica, firma un testo che colma una lacuna nella conoscenza di una figura cardine della Resistenza romana. Si tratta di una lettura interessante per comprendere, attraverso la biografia di un uomo, le contraddizioni, i drammi e le possibilità di riscatto dell'Italia in una delle sue stagioni più buie.