La perestroika dell'ultimo Mussolini Stampa E-mail

Primo Siena

La perestroika dell'ultimo Mussolini
Dalla dittatura cesariana alla democrazia organica

Solfanelli, pagg.280, Euro 19,00

 

siena_perestroika  Questo libro, scrive il Prof. Giuseppe Parlato nella Presentazione, “condotto con rigore documentario e assoluta e dichiarata consapevolezza di parte (il che, da solo, è già un elemento di garanzia) costituisce un utile strumento di riflessione su una serie di aspetti che la storiografia ha trascurato, preferendo mettere l'accento sugli elementi che avvicinavano l'esperienza repubblicana al rapporto militare e politico con la Germania nazista”. Esso “è il punto centrale di un percorso di ricerca non soltanto personale sul ruolo del neofascismo in democrazia e quindi, anche da questo punto di vista, costituisce un elemento di riflessione e di discussione di assoluto interesse nella ricerca storica sul neofascismo”. 
  L’Autore dedica un capitolo del volume all’avventura contrastata del movimento civico-religioso “Crociata Italica”, una vicenda “solitamente considerata, negli studi sulla Rsi, di scarsa importanza e spesso liquidata come un tentativo di scisma nella Chiesa cattolica”. Al contrario, Siena spiega che don Tullio Calcagno “e i suoi seguaci sacerdoti e laici propugnavano solo una chiesa cattolica italiana in costante e fedele relazione dogmatica con la Santa Sede vaticana - ma dotata di una propria autonomia organizzativa e guidata da un proprio Primate, considerato che il Sommo Pontefice per la sua posizione di capo spirituale della comunità cattolica mondiale, doveva agire al di sopra degli interessi nazionali e non poteva quindi svolgere il ruolo di capo effettivo della comunità ecclesiale italiana”.
  Il movimento di don Calcagno, inoltre, ebbe “una peculiare importanza nel contribuire a trattenere nella fede cattolica molti aderenti alla Rsi che avrebbero potuto reagire assumendo atteggiamenti profondamente anticlericali ed antireligiosi al cospetto di certo clero regolare e diocesano che sabotava le autorità repubblicane o le avversava direttamente”. Provvista di un nutrito seguito, “Crociata Italica” “affiancò con la sua costante attività patriottica, la missione di assistenza spirituale dei cappellani militari della Rsi”.
  “Per debito di verità – aggiunge l’Autore - va osservato […] che il rigore manifestato nei riguardi di don Calcagno dalle superiori autorità ecclesiastiche non solo non fu esercitato in egual misura (in parecchi casi fu addirittura assente) nei confronti di sacerdoti che si erano schierati sul fronte opposto, collaborando con le formazioni partigiane comprese quelle organizzate e guidate dal Partito comunista; e in diversi casi inserendosi, addirittura, nelle loro formazioni non solo esibendo la croce, ma addirittura impugnando le armi”.
  Siena si sofferma poi sui progetti costituzionali di Bruno Spampanato, di Vittorio Rolandi-Ricci, di Carlo Alberto Biggini, oltre che su quello elaborato da due antifascisti, Antonino Rèpaci e Duccio Galimberti. Quest’ultimo presentava notevoli analogie con i precedenti tre concepiti in parte avversa “nel periodo avventuroso ed agitato della Rsi” e prevedeva “un Ordinamento Confederale Europeo, con un capitolo specifico di 127 articoli dedicato all'ordinamento costituzionale di uno stato federale italiano all'interno di una confederazione europea”.
  Il progetto redatto da Biggini, “letto ed annotato personalmente da Mussolini stesso”, “è quello che meglio supera la concezione anarchica e liberale della vita economica - causa prima della reazione socialista - e riassume la rivendicazione dello Stato come espressione spirituale che vince l'eudemonismo piccolo borghese, postula la giustizia sociale e supera, nell'ambito d'una articolazione organica della società, gli arbitri individuali o di gruppo insiti nella lotta di classe tipica dei regimi liberali e socialisti. Qui, la società organica rinnova il modello dello "Stato per ordini" (lo stato corporativo), ma secondo una rivoluzione istituzionale rispetto alla precedente esperienza del Ventennio. Qui consiste la novità del progetto che consente la guida ed il coordinamento politico delle articolazioni della società civile mediante un modello policratico dove la convivenza di popolo si fonda su una partecipazione attiva dei cittadini da un lato, e dall'altro sulla condivisione del principio di autorità inteso come "atto di servizio" orientato al bene comune”.
  “Si tratta – spiega ancora Primo Siena - di un legato politico istituzionale che ripropone in termini di attualità l'organizzazione corporativa della società che diviene Stato superando la mera rappresentanza tecnico-specifica d'interessi economico-sociali mediante una rappresentanza organica di competenze sociali e di orientamenti politici In questa articolazione sociopolitica, gli interessi economico-sociali costituiscono l'occasione, il cui fine è il cittadino-lavoratore-produttore «il quale esercita le proprie capacità sull'elemento antagonico dato dalla realtà circostante e attraverso il prodotto, che è un elemento secondario» punta a realizzare il perfezionamento delle sue capacità per attuare gradualmente il fine ultimo della persona umana”.
  “Come il progetto Biggini pone in evidenza, questo corporativismo partecipativo non esclude la presenza dei partiti politici in quanto si costituisce come visione globale e pluralista dell'organizzazione politica dove i partiti sono un corpo sociale permanente, per cui l'esclusione della rappresentanza politica pluralista - espressa attraverso la concorrenza dei partiti - provocherebbe una patologia analoga a quella prodotta dalla partitocrazia in assenza della rappresentanza per categoria dei corpi sociali intermedi”.