Mandela, l'apartheid e il nuovo Sudafrica Stampa E-mail

Giuseppe Brienza - Roberto Cavallo - Omar Ebrahime

Mandela, l'apartheid e il nuovo Sudafrica
Ombre e luci su una storia tutta da scrivere

D’Ettoris Editori, pagg.140, € 12,90

 

brienza_mandela  IL LIBRO – La storia "ancora da scrivere" del Sudafrica di Nelson Mandela e del suo partito, l'African National Congress (ANC), rappresenta una ulteriore dimostrazione di quella decolonizzazione che, come scrive Rino Cammilleri nella Prefazione "fu solo l'inizio dei problemi dell'Africa lasciata a se stessa". Dopo una sintetica storia del Sudafrica contemporaneo, il libro documenta le poco conosciute implicazioni di Mandela e dell'ANC con il comunismo nazionale ed internazionale, le ombre che hanno accompagnato la fine dell'apartheid (dal dilagare della criminalità e dell'Aids alle scelte abortiste ed omosessualiste del nuovo Sudafrica) e, infine, la collocazione geopolitica di un Paese che s'interroga sul suo destino dopo la morte, avvenuta il 5 dicembre 2013, del padre della sua emancipazione.

  DAL TESTO – “Quel Paese era un unicum, abbiamo detto, perché là non c'erano i problemi che abbiamo descritto. Là governavano i discendenti dei boeri olandesi, bianchi e di mentalità occidentale. Erano lì da due secoli e non erano più europei bensì afrikaner, con lingua, moneta e cultura proprie. I neri ci stavano bene, rispetto al resto del continente, e la cosa era dimostrata da un flusso continuo di immigrati che trovavano lavoro e paghe dignitose. L'«apartheid» non era un problema più di quanto lo fosse quello che, di fatto, imperava nella parte meridionale degli Stati Uniti d'America. Al massimo scandalizzava qualche turista dal cuore tenero, ma i più, in Occidente, non ne sapevano nulla. Ed è presumibile che nemmeno importasse loro. Né il Sudafrica aveva una Hollywood che denunciasse la «discriminazione razziale» (cosa, del resto, che la stessa Hollywood aveva cominciato a fare solo tardi: si pensi a quell'apologia del Ku Klux Klan che era, al tempo del muto, l'epico Nascita di una nazione di David W. Griffith, considerato ancora un classico). Ma ecco, che l'Urss, il cui rublo non aveva nemmeno corso internazionale, ebbe un bisogno spasmodico dell'oro sudafricano per i suoi scambi, e della posizione strategica del Paese.” (dalla Prefazione di Rino Cammilleri)

  “Le elezioni politiche del 2004 consegnano all'ANC una schiacciante maggioranza. Con il 69,69% dei suffragi, infatti, il partito di Mandela conquista ben 279 seggi parlamentari sui 440 complessivi. Il predominio politico dell'ANC è ulteriormente affermato con la saldatura dell'alleanza con il Partito Comunista Sudafricano e la confederazione sindacale più importante, il Congress of South African Trade Unions (COSATU), entrambe formazioni assai "sensibili" alle battaglie per i "diritti civili", compresa l'abolizione delle "discriminazioni" nei confronti degli omosessuali. A questo punto, gli ambigui frutti dell'eredità politica di Mandela ed i grandi nodi sul modello di società da costruire dopo l'apartheid vengono al pettine.
  “Ad aprire il processo di sovvertimento del tradizionale diritto di famiglia, come accaduto in analoghe dinamiche osservate negli anni 1960 in molti Paesi occidentali è, come visto, la magistratura. Dopo le tre sentenze della Corte costituzionale sopra citate, infatti, che portano alla legalizzazione della pratica e del "matrimonio" omosessuale, ed il consueto "movimento mediatico" che ne consegue volto ad imporre il pensiero politically correct, il 14 novembre 2006, con 230 voti a favore, 41 contrari e 3 astensioni, il Parlamento sudafricano approva la legge che consente il "matrimonio" tra persone dello stesso sesso. Essa definisce il patto coniugale come una semplice «unione volontaria tra due persone, resa solenne e registrata come matrimonio o come unione civile».
  “Il Governo dell'ANC giustifica la rivoluzionaria decisione, la prima in assoluto fino allora introdotta nell'immenso continente africano, come un ulteriore passo verso il superamento delle discriminazioni sociali del precedente regime. Esaurita l'euforia post-apartheid, la ferma reazione della Conferenza Episcopale del Sudafrica non si fa però attendere.”

  GLI AUTORI – Giuseppe Brienza, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in “Ordine internazionale e diritti umani” all’università degli studi di Roma “La Sapienza”.
  Roberto Cavallo
, giornalista pubblicista, esperto in geopolitica e diritto internazionale.
 Omar Ebrahime
, studioso di Dottrina sociale della Chiesa, membro della Direzione dell’Osservatorio internazionale “Card. Van Thuan”.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Rino Cammilleri – Introduzione - Capitolo I. Appunti per una breve storia del Sudafrica: dalle origini ai giorni nostri - Capitolo II. Mandela e il comunismo - Capitolo III. Mandela e l' apartheid - Capitolo IV. Il nuovo Sudafrica. La borghesia nera (1. La politica interna - a. Thabo Mbeki - b. Mbeki Zuma - 2. La politica estera e di sicurezza - a. L'imbarazzante sostegno a Mugabe - b. Nostalgie cubane - c. Al Sudafrica non piace Africom - 3. Immigrazione e criminalità) - Capitolo V. Mandela, abortismo ed omosessualismo (1. L'abortismo della nuova Costituzione sudafricana - 2. La Costituzione "arcobaleno" di Mandela - 3. L'ANC introduce il "matrimonio" omosessuale - 4. Il disincanto della Chiesa verso il nuovo Sudafrica) - Capitolo VI. L'Aids ed il nuovo Sudafrica (1. Il primo Paese al mondo per numero di vittime - 2. I bambini sudafricani orfani a causa dell'AIDS - 3. Il ritardo rispetto allo sviluppo occidentale delle cure - 4. Le omissioni dei governi dell'ANC nella lotta contro il morbo) - Capitolo VII. Il "dopo Mandela" - Capitolo VIII. Africa, che fare? (1. Africa versus Islam - 2. Africa versus Cina - 3. Quel che resta dell'Occidente) – Conclusioni - Indice dei nomi