L'occultismo di Giacomo Casanova Stampa E-mail

Aa. Vv.

L'occultismo di Giacomo Casanova e altri saggi

Edizioni PiZeta, pagg.246, € 15,00

 

aavv casanova-occultismo  IL LIBRO – Giacomo Casanova non fu soltanto l'avventuriero e il donnaiolo entrato nell'immaginario collettivo: egli fu certamente un avventuriero, un libertino e un libero pensatore, ma anche un letterato (intraprese, per esempio, la traduzione dell'Iliade), un filosofo epicureo e si occupò, fra l'altro, di matematica, proponendo la propria soluzione del cosiddetto problema deliaco, vale a dire il problema della duplicazione del cubo.
  I saggi qui presentati riguardano un preciso aspetto di quella complessa personalità che fu Giacomo Casanova: la sua attrazione per l'occultismo. Troviamo così un Casanova alchimista − in un secolo in cui questa antica scienza fioriva accanto alle ricerche che generarono la chimica moderna − e un Casanova "cabalista". Ma, soprattutto, emerge la sua appartenenza alla Massoneria; anzi, secondo i suoi esegeti più preparati, non fu il libertinaggio bensì l'appartenenza alla Libera Muratoria a insospettire il Tribunale della Serenissima e a rinchiudere il nostro nei tristemente famosi Piombi. A partire da "Aventuros", gustoso ritratto dell'avventuriero tratteggiato dal principe di Ligne, via via agli scritti di Ettore Mola, di Alessandro D'Ancona, di Rinaldo Fulin e dello stesso Casanova, si delinea un affresco, non solo della persona e della sua tumultuosa vita, ma anche di quello straordinario secolo che fu il Settecento fra illuminismo e occultismo, e, purtroppo, anche del declino sempre più incombente della Repubblica di Venezia.
  Viene presentato inoltre il saggio di Bernhard Marr, originale del 1913, sulle cosiddette "piramidi" di Casanova con le quali egli emetteva oracoli per coloro che lo circondavano. Infine, a conclusione, viene pubblicato un curioso estratto di fine Settecento che, sempre a proposito di oracoli, offre una possibile soluzione circa la tecnica utilizzata da Casanova.

  DAL TESTO – "Se il Casanova è sfacciato, non è bugiardo; non si dà al pubblico, come il Cagliostro, per possessore di sovrannaturali virtù; anzi è simile al giocoliere, che, chiamato dinanzi ad un pubblico volenteroso di illusioni, svela gli apparecchi e fa vedere le macchine di cui si è giovato. Pure scrivendo le sue Memorie qualche rimorso lo assale. «Io non ho operato, confessa egli, con quei vecchi con lo scrupolo dell'uomo onesto: si dirà che conducendomi secondo le regole di una morale purissima, avrei dovuto disingannarli. Non lo negherò: ma risponderò che avevo vent'anni, avevo spirito, e che ero sonatore di violino: che avrei tentato invano di guarirli, perché mi avrebbero riso in faccia, deplorando la mia sciocchezza e congedandomi. Se avessi presa l'eroica risoluzione di piantarli lì, appena conosciutili per visionari, sarei stato nemico di quella brava gente, cui procacciavo innocenti piaceri, e di me stesso.» E troppe altre parole aggiunge ancora in propria difesa, le quali a ciò si riducono, che se fossero quei bravi vecchi caduti in altre mani sarebbero stati scorticati al vivo, mentre egli li spennacchiava con discrezione e senza farli gridare. E convien ammettere che egli operasse davvero con discrezione, perché il Bragadin lo tenne come figlio e lo aiutò finché visse, e gli altri due, sopravvissuti all'amico, cooperarono molti anni appresso al suo ritorno in patria. Noi qui non giudichiamo l'uomo, ma parliamo del narratore di fatti; e a mezza Venezia allora non era ignoto che ei viveva alle spalle del Bragadin, «facendoli credere che venir dovesse l'angelo della luce,» come riferiva il Manuzzi agli Inquisitori. Le denunzie altrui e le proprie confessioni concordano esattamente fra loro: quello che il Casanova registrò nelle Memorie della sua vecchiaia circa l'impostura taumaturgica adoperata coi tre gentiluomini veneziani, che credevano le sue risposte dettate da un angelo, è confermato dalle carte segrete del veneto tribunale. S'egli avesse voluto ingannare i lettori, avrebbe potuto trovare alle relazioni col Bragadin ed i suoi amici altre ragioni meno ignobili, che la propria impostura e l'altrui imbecillità; e soltanto le postume rivelazioni dei documenti avrebbero per lo meno messo in dubbio le sue asserzioni."

  INDICE DELL'OPERA – Parte prima – Aventuros - Giacomo Casanova e la Repubblica di Venezia - Un avventuriere del secolo XVIII (parte prima) - Un avventuriere del secolo XVIII (parte seconda) - Giacomo Casanova e gl'Inquisitori di Stato - La Massoneria e la Repubblica di Venezia - La Massoneria nelle «Done curiose» di Goldoni - Sulla trasmutazione dei metalli - Sul segreto massonico - Parte seconda - Lettera a Eva Frank - La cabala di Casanova, di Bernhard Marr - Appendice I. Casanova als Kabalist, von Bernhard Marr - Appendice II. Nota dell'Editore - Supplemento di Jérôme Sharp - Tavola A - Tavola B