La campagna di Russia. 1941-1943 Stampa E-mail

Maria Teresa Giusti

La campagna di Russia
1941-1943


il Mulino, pagg.375, € 26,00



giusti campagnarussia  IL LIBRO – Quando nel giugno 1941 Hitler scatenò l’«operazione Barbarossa» contro l’Unione Sovietica, avrebbe fatto volentieri a meno dell’aiuto italiano; l’Italia, aveva scritto a Mussolini, avrebbe dovuto concentrare il suo impegno in Nordafrica. Ma Mussolini voleva esserci a tutti i costi, e fece costituire il Corpo di spedizione italiano in Russia (Csir), che a metà luglio partì per il fronte orientale. Un anno dopo, unito a nuovi corpi d’armata nell’Armir (Armata italiana in Russia), fu schierato sul Don dove l’offensiva sovietica, fra dicembre 1942 e gennaio 1943, lo annientò. Dei 230 mila italiani partiti per la Russia, 95 mila non fecero ritorno: parte uccisi in combattimento, parte morti di stenti e di freddo nelle «marce del davaj» e in prigionia. Il racconto vivido e terribile della campagna più disastrosa e inutile della guerra fascista.

  DAL TESTO – “Nell'ambito della guerra 1940-43 desta interesse il fenomeno di quanti si offrirono volontari per andare in Russia. Molti ufficiali si erano arruolati intenzionalmente nel Csir o nell'Armir e spesso, per essere reclutati tra i primi, avevano rinunciato ai gradi. Una prima spiegazione di questo fenomeno ci viene dal fatto che molti di questi volontari appartenevano alla milizia o si arruolarono volontariamente nella milizia, segno dell'efficacia di una propaganda fascista che aveva pervaso la vita sociale italiana per vent'anni. La grande maggioranza dei militari che andarono in Russia era costituita da elementi del ceto rurale educati al fascismo. Questi avevano un'idea negativa della realtà sovietica e delle società democratiche, la cui immagine deformata era filtrata dalla propaganda fascista; altri, più politicizzati, ad esempio gli studenti, vedevano nella guerra fascista la possibilità di un cambiamento, l'avverarsi della «giustizia sociale» che avrebbe coinvolto altre società come quella sovietica. L'esportazione del progetto nuovo del fascismo e della cultura classica italiana, insieme a quella religiosa, divennero il motore che spinse tanti giovani a partire volontari. La loro partecipazione alla vita politica del regime non poteva non realizzarsi se non attraverso la vera militanza e l'adesione allo «spirito guerriero» del fascismo. Le adesioni volontarie alla guerra, oltre che spiegarsi con il beneficio offerto agli studenti e come atto di spavalda gioventù, erano il risultato della propaganda nelle scuole, nelle caserme, nelle associazioni giovanili fasciste come la Gil e i Guf, che per anni, ingannando il popolo e migliaia di giovani, avevano presentato la guerra come il più nobile impegno per il paese, necessaria per ergere l'Italia a livello di potenza: la guerra come atto eroico e anche ludico. Lo scoppio della guerra rappresentò, dunque, un ritorno di fiamma per il fascismo: il conflitto, interpretato come guerra rivoluzionaria e rigeneratrice, sembrava offrire al regime una possibilità di riscatto e ai giovani una speranza di vero rinnovamento. Per altri vi fu invece l'indiscutibile necessità di svolgere il proprio dovere per la patria; per altri ancora si trattò di ottenere come volontari l'accreditamento sociale e la possibilità di carriera una volta tornati.”

  L’AUTRICE – Maria Teresa Giusti insegna nell’Università «Gabriele d’Annunzio» a Chieti. Per il Mulino ha pubblicato anche «I prigionieri italiani in Russia» (2014, premio Cherasco) e «Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani, 1940-1945» (con E. Aga Rossi, 2011).

  INDICE DELL’OPERA – Premessa - I. L'Europa verso il precipizio (1. L'escalation verso la guerra - 2. Il patto Molotov-Ribbentrop e le sue conseguenze - 3. La parabola del patto di non aggressione - 4. L'alleanza italo-tedesca - 5. Il «nuovo ordine» nel Mediterraneo - 6. La «guerra parallela» italiana - 7. La mancata mobilitazione - 8. Reclutamento e volontari) - II. L'operazione «Barbarossa» (1. I rapporti del regime fascista con l'Unione Sovietica alla vigilia del conflitto - 2. Le ragioni della guerra fascista all'Urss - 3. La guerra di annientamento sul fronte orientale - 4. Guerra ideologica o guerra di conquista? - 5. Preludio all'attacco - 6. La reazione di Stalin - 7. Stalin e il suo popolo - 8. Stalin e l'Armata Rossa - 9. Gli schieramenti) - III. Il corpo di spedizione italiano in Russia (1. La costituzione del Corpo di spedizione italiano in Russia (Csir) - 2. La logistica - 3. Volontari per la Russia - 4. Il trasferimento al fronte orientale - 5. Le operazioni del Csir - 6. L'andamento del Blitzkrieg visto dagli aggressori - 7. Il Blitzkrieg subito dai sovietici - 8. Valutazioni sulla campagna del Csir - 9. Il ruolo degli ufficiali - 10. Le operazioni per la conquista di Stalino e del bacino del Donec - 11. La battaglia di Natale) - IV. L'Armir sul fronte orientale (1. Il progetto di Mussolini sull'8a armata e le reazioni del comando del Csir - 2. La scelta del comandante - 3. L'allestimento dell'Armir - 4. La logistica dell'8a armata - 5. Il dislocamento delle truppe - 6. Il corpo d'armata alpino - 7. L'operazione «Blau»: Stalingrado - 8. I decreti di Stalin: terrore perpetuo - 9. Collaborazionismo e disfattismo) - V. Combattenti, civili e guerra (1. L'umore dei militari italiani nella documentazione russa - 2. Gli italiani e il fronte orientale - 3. Guerra fascista e religione - 4. La «guerra santa» di Stalin - 5. «Sono stanco di mettere la testa sotto i proiettili...»: i russi e la guerra - 6. Patriottismo sovietico: la mobilitazione delle donne - 7. La guerriglia partigiana - 8. La controguerriglia - 9. L'Armir e gli esiti del movimento partigiano - 10. Il regime di occupazione - 11. I rapporti tra gli occupanti e i civili - 12. L'occupazione tedesca nell'analisi di Messe - 13. Il sesso e le case di tolleranza - 14. Crimini di guerra) - VI. Il disastro dell'Armir (1. La situazione prima dell'estate 1942 - 2. Il Cremlino e il fronte: le informazioni dalla periferia a Mosca - 3. La prima battaglia difensiva del Don - 4. Il «battesimo del fuoco» degli alpini - 5. Il fronte si consolida: le truppe si preparano all'inverno - 6. I rapporti italo-tedeschi - 7. I prigionieri di guerra sovietici - 8. La seconda battaglia difensiva del Don - 9. L'operazione «Piccolo Saturno» - 10. La prima fase della ritirata dal fronte del Don - 11. L'offensiva Ostrogožsk-Rossoš e la ritirata del corpo d'armata alpino - 12. Italiani e tedeschi nella ritirata - 13. Il bilancio di un'impresa inutile: le perdite, i prigionieri) – Conclusioni – Appendice - Sigle e abbreviazioni - Note