Jehan de Vallete Stampa E-mail

Carmel Cassar

Jehan de Vallete
L'eroe dell'assedio di Malta e il fondatore de La Valletta


Graphe.it, pagg.152, € 15,00

 

cassar lavalette  Nel panorama storiografico mediterraneo, il nome di Jean Parisot de Valette — o, come preferiva firmarsi, Jehan de Vallete — risuona come quello di un simbolo della resistenza cristiana contro l'espansionismo ottomano nel XVI secolo. In questo volume di ampio respiro, Carmel Cassar, riconosciuto storico e docente presso l'Università di Malta, si confronta con la figura del Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni in un'opera che fonde rigore accademico e tensione narrativa, offrendo un contributo rilevante alla comprensione dell'assedio di Malta del 1565 e delle sue ricadute politiche, urbanistiche e simboliche.

  L'approccio adottato da Cassar si configura come una sintesi equilibrata tra la biografia storica e l'analisi politica. La vita di Jehan de Vallete viene ricostruita alla luce delle fonti coeve e successive, ma anche attraverso un'attenta lettura del contesto mediterraneo tardo-rinascimentale. L'autore evita accuratamente l'agiografia, pur riconoscendo il carattere leggendario del protagonista, e offre un ritratto complesso di un uomo la cui autorità morale e militare si consolidò proprio nel momento in cui l'isola si trovava sull'orlo della catastrofe.

  Cassar articola il racconto a partire dagli anni di formazione di de Vallete nell'Ordine, passando per le sue esperienze belliche nel Levante e culminando nella drammatica resistenza all'assedio condotto dalle forze ottomane. Il lettore viene così guidato attraverso i momenti salienti dell'evento bellico, ma anche attraverso le decisioni strategiche e morali che ne segnarono l'esito. In particolare, l'autore mostra come la leadership di de Vallete, lontana da qualsiasi forma di impulsività carismatica, fosse fondata su una lucida visione della posta in gioco: la sopravvivenza dell'Ordine e, per estensione, della presenza cristiana nel cuore del Mediterraneo.

  Uno dei punti di forza del libro risiede nella restituzione dettagliata e analitica dell'assedio del 1565. Cassar si confronta con una vasta mole di fonti — cronache maltesi, relazioni veneziane, rapporti diplomatici, lettere private — per delineare con precisione topografica, militare e politica le fasi del conflitto. Viene data particolare attenzione alla logistica della difesa, alla psicologia dei comandanti e dei difensori e al ruolo del paesaggio urbano e naturale nel determinare le sorti della battaglia.

  L'assedio non è tuttavia solo raccontato come un evento bellico, ma interpretato come punto di svolta nella storia dell'identità maltese e dell'Ordine di San Giovanni. Cassar argomenta come quell'estate del 1565 abbia rappresentato una sorta di fondazione mitica della nazione maltese moderna, con de Vallete nel ruolo non solo di condottiero, ma di figura proto-statuale. In questo senso, il libro si distingue per la sua capacità di unire la scala micro della narrazione umana a quella macro delle trasformazioni storiche.

  Il secondo asse portante dell'opera è l'esame della fondazione di La Valletta, concepita dal Gran Maestro come risposta architettonica e strategica all'assedio appena concluso. Cassar esplora con acutezza le motivazioni culturali, teologiche e geopolitiche alla base della decisione di edificare una nuova città-fortezza. Lungi dal considerarla un semplice atto di riparazione urbanistica, l'autore ne sottolinea la portata ideologica: La Valletta, con la sua pianta razionale e i suoi bastioni imponenti, incarnava un'idea di ordine, di fede e di disciplina.

  Attraverso documenti progettuali, corrispondenze e cronache architettoniche, Cassar delinea un quadro vivido del cantiere urbano, ponendo in evidenza il ruolo di de Vallete come promotore di un'urbanistica funzionale alla difesa ma anche alla rappresentazione del potere sovrano dei cavalieri. La città, lungi dall'essere una semplice postazione militare, emerge come una "fortezza-convento", in cui la vocazione religiosa dell'Ordine si traduceva in pietra.

  Tra i meriti del volume spicca l'approccio metodologico interdisciplinare. La formazione dell'autore in storia culturale e antropologia, nonché la sua esperienza nel campo museale ed etnografico, si riflette in un'analisi che travalica i confini della storiografia politico-militare per includere aspetti culturali, rituali e simbolici. Il risultato è una narrazione che attribuisce significato ai dettagli — dai codici cavallereschi all'iconografia devozionale — offrendo un quadro stratificato e profondamente umano.

  Cassar non si limita a registrare i fatti: interroga le memorie, esplora le mentalità, decifra i linguaggi del potere e della fede. La scelta stilistica, sobria ma evocativa, evita sia l'aridità accademica sia l'eccessiva enfasi retorica. La prosa è limpida, sostenuta da un lessico specialistico ben dosato, che rende l'opera accessibile anche a un pubblico colto ma non esclusivamente accademico.

  Cassar dimostra come la figura del Gran Maestro non possa essere relegata al solo pantheon degli eroi cristiani, ma debba essere compresa nel contesto di una crisi geopolitica e religiosa che toccava l'intero continente.

  L'opera si segnala per la sua densità documentaria, l'accuratezza metodologica e la profondità interpretativa. Attraverso il ritratto di un uomo, l'autore dischiude un intero mondo: quello di un Mediterraneo teso tra Croce e Mezzalune, tra isole assediate e città ideali, tra guerra e speranza. Un libro utile per comprendere le dinamiche dell'identità europea nel suo momento fondativo.