Quaderni di storia n.85/2017 Stampa E-mail

Quaderni di storia n.85
gennaio/giugno 2017

Edizioni Dedalo, pagg.300, € 16,00

 

aavv quadernidistoria85  - Luciano Canfora, Lettura in carcere (LXXX della morte di Gramsci)
"Il più grande intellettuale del IX secolo, il patriarca Fozio, pur ristretto in cattività perché deposto e condannato su impulso dell'imperatare Basilio I in quel momento incline a dare un'offa al papa di Roma, non si arrende e denuncia, scrivendo all'imperatore, la confisca dei libri che lui e la sua cerchia leggevano e sistematicamente chiosavano. La sua lettera all'imperatore ci è giunta e si può considerare un remoto antecedente delle lettere del detenuto Gramsci a Mussolini. Anche Basilio dovette accondiscendere, almeno in parte, alla richiesta del grande detenuto. E dalla restituzione a lui di una parte almeno dei materiali che la "cerchia" aveva prodotto nacque il più importante, ancorché labirintico al pari dei Quaderni gramsciani, libro del medioevo greco: la cosiddetta «Biblioteca» di Fozio."

  - Marta Pavan, Educare il nemico. Jacob Wackernagel e un'inedita lezione di linguistica ai prigionieri della Grande Guerra
Nel giugno 1915, durante le sue ultime settimane come professore all'università di Göttingen, il linguista Jacob Wackernagel tenne una conferenza su "Le lingue d'Europa" ai prigionieri della Grande Guerra. Fu invitato dal suo collega, il teologo Carl Stange, che promosse un progetto di rieducazione dei prigionieri nemici rinchiusi nel campo di Göttingen: il suo scopo era migliorare l'immagine dei prigionieri della Germania. Wackernagel rifletteva sulla varietà delle lingue nel mondo e descrisse le tre principali famiglie linguistiche in Europa. Concluse quindi la sua conferenza con una celebrazione della coesistenza pacifica di lingue e culture diverse.

  - Ernst Nolte - Luciano Canfora, Guerra civile d'Europa
Il dialogo che qui si pubblica si svolse nella casa berlinese di Ernst Nolte (1923-2016) nell'aprile 1989 e fu pubblicato da «l'Unità» il 20 aprile a p. 16, nell'ambito di un inserto storico-culturale su Hitler a cento anni alla nascita. Il dialogo tra Canfora e Nolte era incominciato ben prima, quando era apparsa la traduzione italiana della "Guerra civile europea". Canfora aveva recensito quel libro sul «manifesto» e poi su "Quaderni di storia". Ne era nata una breve corrispondenza che proseguì a Locarno nel corso di un convegno sulla "Memoria" promosso con la consueta intelligenza e bravura dal compianto direttore della Biblioteca Cantonale Antonio Spadafora. Nolte è stato demonizzato da chi non ha voluto discutere a mente fredda le sue tesi, schematiche quanto si voglia ma protese sempre alla comprensione dei fatti piuttosto che alla retorica superficiale. Che fosse uno studioso intenzionato sempre a ragionare con la sua testa piuttosto che a seguire le mode me lo dimostrò intervenendo con pacatezza nella violenta aggressione che una parte della stampa tedesca destinò al volume di Canfora "Eine kurze Geschichte der Demokratie" prima approvato e poi in bozze censurato dall'editore Beck di Monaco di Baviera, ma edito subito dopo a Colonia dall'anticonformistica casa editrice Papyrossa. Con la pubblicazione del testo di quel dialogo apparso su «l'Unità» (che in traduzione tedesca fu incluso da Nolte in un suo volume di scritti d'occasione) Canfora intende ricordare il politologo che ha preferito non tirarsi indietro anche nei dibattiti più scabrosi.

  - Giorgio Fabre – Vanna Maraglino, Mussolini: un uso di Platone
Questa è la ricostruzione di come, con pervicacia, fin da giovanissimo e poi per tutta la vita, Mussolini continuò a citare e a trovare ispirazione in Platone. Si analizzano i numerosi riferimenti al filosofo greco e al suo pensiero presenti negli scritti mussoliniani e si cercano di individuare, dove è possibile, le sue fonti. E si vede come lo conoscesse in modo del tutto indiretto, e per di più lo citasse in maniera ondivaga o errata.

  - Ettore E. Bianchi, La concezione materialistica dei Bagaudi: un'eredità preziosa
I Bagaudi (in Latino Bacaudae, in Greco Bakaùdai) furono dei briganti assai numerosi e combattivi, che periodicamente, fra i secoli III e V, misero in subbuglio le campagne galliche e spagnole dell'Impero romano. Punte elevate di banditismo, registrate come tali dalle fonti, si toccarono oltralpe nel 285-286 e poi nel 407-417, 435-437 e 446-448; ulteriori fiammate di violenza rusticana divamparono nella Tarraconese, durante il periodo 441-454. Costoro, impegnati in rapine e saccheggi, non si comportarono proprio come semplici criminali: infatti, mossi da un forte odio di classe, essi erano ribelli socialmente motivati e ben organizzati, miranti a stabilire alcune zone autonome temporanee, libere dalla schiavitù e dall'oppressione. Essi combatterono una dura guerra di guerriglia contro le truppe romane, fino al punto di determinare, insieme agli usurpatori militari e agli invasori barbari, quella miscela esplosiva che, in ultima analisi, portò al crollo dell'impero romano.

  - Andrea Esposito, Da Liverpool a Basilea. Per una storia del falso Artemidoro
Nell'ormai nota vicenda del controverso 'Papiro di Artemidoro' ci sono tracce che gettano luce sulla sua natura di falso moderno. Bisogna perciò scavare nel profondo e rischiarare le zone d'ombra dell'intera vicenda. Questa indagine, dunque, prende le mosse dall'Inghilterra, dove tutto sembra aver avuto inizio.

  - Giuseppe Carlucci, Il caudex tabularum di Catone il Censore
Il caudex catoniano, lungi dall'attestare l'utilizzo di tavolette cerate nella trasmissione dei testi letterari, integra e arricchisce la nostra informazione circa la presenza di documentazione per iscritto su tabulae nell'ambito procedurale della sponsio.