Cola di Rienzo. Dalla storia al mito Stampa E-mail

a cura di Gabriele Scalessa

Cola di Rienzo
Dalla storia al mito


Il Cubo Editore, pagg.341, € 30,00

 

scalessa cola  IL LIBRO – Il Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli ha commissionato a un gruppo di qualificati studiosi la serie di scritti raccolti nel presente volume, intendendo perseguire l'obiettivo di restituire alla figura del Tribuno del Popolo Romano la complessità che lo caratterizza.
  La molteplicità degli aspetti risultanti dalla sua biografia, dalle sue imprese politiche e dall'epistolario trova del resto un significativo riflesso nei numerosi e complementari approcci con cui esperti di varie discipline si sono accostati a Cola di Rienzo.
  Ne è, tra l'altro, prova la bibliografia riprodotta in calce alla pubblicazione, dalla quale emerge che, accanto alle fonti principali che dalla Cronica in poi si sono via via interessate al personaggio, continuano a fiorire monografie e analisi: segno che il "potenziale" insito in lui si è tutt'altro che esaurito.

  DAL TESTO – "La definizione di Cola di Rienzo quale "rivoluzionario" risale all'epoca della Rivoluzione francese, che volle riconoscere nel tribuno romano un suo precursore. Prima del 1789, in riferimento alla vicenda di Cola di Rienzo, si parlava, in genere, di congiura o di rivolta. Il termine «rivoluzione» apparve la prima volta in una serie di volumi, curata da Friedrich Schiller, lo storico della lotta per l'indipendenza dei Paesi Bassi dalla Spagna. Da allora, da Napoleone a Lenin fino a Mussolini e a Hitler, tutti i grandi dittatori dell'età delle rivoluzioni moderne si sono richiamati a Cola di Rienzo. Questi è stato celebrato come antesignano della cultura rinascimentale e dell'idea di nazione riferita all'Italia; è stato considerato l'ultimo rappresentante della Roma antica e il primo di quella moderna.
  "In realtà, non si tratta che di malintesi, di errate interpretazioni destinate a condizionare il giudizio su questo personaggio e la sua vicenda. Cola di Rienzo, di fatto, fu un esponente della cultura cittadina dell'Italia del Trecento, di un mondo che, per quanto in rapida evoluzione, era ancora sostanzialmente medievale. In questo contesto, pertanto, non sembra legittimo parlare di rivoluzione, in quanto il concetto moderno di rivoluzione presuppone l'idea che la cultura moderna ha elaborato della storia. Secondo le nostre concezioni, una rivoluzione, per essere tale, deve mutare il corso generale della storia, deve essere un evento filosofico. Nel pensiero medievale assurgono al rango di rivoluzione gli accadimenti della storia della salvezza, di quel processo che ha luogo tra Dio e l'umanità peccatrice, non certo i fatti della storia terrena. Quest'ultima è la risultante di tante singole storie di uominie gruppi che si svolgono nel contesto di un ordine del mondo consolidato. Solo la Storia al singolare autorizza il concetto filosofico di rivoluzione."

  IL CURATORE – Gabriele Scalessa (1977) ha conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica presso la "Sapienza" Università di Roma. Si occupa principalmente di letteratura italiana dell'Otto-Novecento e ha scritto, fra l'altro, su Niccolò Tommaseo e il secondo romanticismo. Si occupa inoltre di poesia in dialetto: ha pubblicato diversi articoli su Salvatore Di Giacomo, Mario dell'Arco, Franco Scataglini, Luciano Cecchinel, la neodialettalità. È socio del Centro Studi "Giuseppe Gioachino Belli", per cui ha curato il volume di atti "Sergio Corazzini. Un poeta fra lingua e dialetto" (Roma, 2008), comprensivo di un suo saggio, e per cui sta attualmente curando un volume che raccoglie gli atti di un convegno recentemente svoltosi sul poeta romanesco Giggi Zanazzo (anche questo volume comprenderà un suo intervento). Ha scritto saggi per i master on line "Scrittura, letteratura e la rete" e "Teoria, metodologie e percorsi della lingua e della cultura italiana per gli studenti stranieri", entrambi organizzati dalla Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" in collaborazione con la Scuola IAD (Istruzione a distanza). Suoi scritti sono apparsi su «Periferie», «Il 996», «Studi medievali e moderni», «Pagine», «Polimnia», «Capoverso», «Studi (e testi) italiani», «Sincronie», «In limine. Quaderni di letterature viaggi teatri», «Il parlar franco», «L'abaco», «Rassegna della letteratura italiana», «Linguistica e letteratura».

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - La rivoluzione di Cola di Rienzo. Un progetto per la salvezza del mondo, di Gustav Seibt - Un tribuno emulo di Cola di Rienzo: Antonio Malavolta, di Andreas Rehberg - Un'amicizia pericolosa: Petrarca e Cola di Rienzo, di Muzio Mazzocchi Alemanni - Popolo romano e tribunato nel pensiero e nell'azione di Cola 
di Rienzo, di Anna Modigliani - Cola di Rienzo nella Cronica e nell'Epistolario, di Giuseppe Porta - L'Anonimo Romano e le cronache medievali. Considerazioni supplementari, di Lucio Felici - Il Cola di Gabriele d'Annunzio, di Pietro Gibellini - Memoria storica su Cola di Rienzo ritrovata tra le carte di Giuseppe Gioachino Belli, di Alda Spotti - «L'ho ttrovo, eccolo cqua: Ccola d'Arienzo». Un sonetto di Belli, di Marcello Tedonio - La fortuna teatrale di Cola di Rienzo in Italia, di Laura Biancini - Il Cola di Paolo Giacometti e di Pietro Cossa, di Paola Barone - Il Cola tragedia risorgimentale di Goffredo Franceschi, di Anne-Christine Faitrop-Porta - La figura di Cola di Rienzo nella drammaturgia tedesca alla vigilia del 1848, di Italo Michele Battafarano - Dal romanzo di Bulwer-Lytton al libretto di Wagner, di Franco Onorati - «Era bello huomo». La fortuna iconografica di Cola di Rienzo, di Flavia Matitti - Il mito popolare di Cola di Rienzo tra sostenitori e detrattori, di Luigi Ceccarelli