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La storia della filosofia come filosofia politica. Carl Schmitt e Leo Strauss lettori di Hobbes

  Nella Germania di Weimar, tra ideali repubblicani e deriva nazionalsocialista, la figura “mitica” di Thomas Hobbes, il filosofo del Leviatano, diventa l’occasione teorica per la ricostruzione e la rivalutazione della vicenda dello Stato moderno, nell’epoca della sua crisi. Molti sono gli autori – da Tönnies a Dilthey, da Meinecke a Cassirer e Horkheimer – che si confrontano con la lezione del filosofo inglese, con lo scopo esplicito di comprendere la genesi, lo sviluppo e il destino della modernità politica e del capitalismo moderno, tanto che la ricerca storico-filosofica arriva ad assumere una rilevanza...

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Carl Schmitt tra decisione e ordinamento concreto
  Il pensiero di Carl Schmitt è carico di tensione e di ambiguità. Profondamente partecipe della crisi dei fondamenti con la quale si trova a confrontarsi il Novecento, il giurista tedesco mostra anime differenziate e ben difficilmente conciliabili. Questo lavoro ne indaga le contraddizioni, a partire dal rapporto tra decisione e ordinamento concreto, cercando di rifiutare gli estremi di chi legge Schmitt come un autore completamente nostalgico e antimoderno e di chi, al contrario, ne esalta troppo precipitosamente l’“ultramodernità”.
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Aurora boreale. Tre studi sugli elementi, lo spirito e l'attualità dell'opera di Theodor Däubler
  Che c'entra l'arte con il diritto? Si può parlare di Stato con riferimenti letterari? Già durante la prima fase della conoscenza del pensiero di Schmitt in Italia, questo inconsueto intreccio fra dottrina del diritto ed arte venne considerato con non poca perplessità. Tra l'altro, le produzioni letterarie di Schmitt erano ancora del tutto sconosciute. Eppure le poche opere di Schmitt conosciute in Italia negli anni Trenta ed essenzialmente dedicate alla problematica giuridica, facevano già intuire un "illecito sconfinamento" che con troppa facilità fu visto come mancanza di...
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Etica criminale. Fatti della banda Vallanzasca
  È capodanno. Fuori, un ragazzetto fa scoppiare gli ultimi botti. Dentro, Renato Vallanzasca attende gli agenti che hanno l’ordine di scortarlo all’Asinara. E firma la resa, anche con sé stesso. Fine della corsa, alt, si scende. Era iniziata trent’anni prima. Milano, il centro e la periferia, l’insofferenza per l’autorità e la scoperta precoce della vocazione. C’è chi nasce per fare lo sbirro, chi per diventare Madre Teresa di Calcutta. “Io sono nato ladro”. Famiglia normale. Debutto “criminale” a otto anni: assalto alle gabbie di un circo per liberare gli animali. Le sbarre gli hanno sempre fatto schifo. Studi di ragioneria e furti nelle ville sul lago...
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