I racconti di Sebastopoli Stampa E-mail

Lev Tolstoj

I racconti di Sebastopoli
traduzione di Leonardo Marcello Pignataro
prefazione di Alessandro Barbero


Voland, pagg.184, € 18,00

 

tolstoj sebastopoli  "I racconti di Sebastopoli" costituiscono un momento fondativo nella genesi dell'ethos letterario di Lev Tolstoj. Composti tra il 1855 e il 1856 durante la partecipazione diretta dell'autore alla Guerra di Crimea, questi tre racconti — "Sebastopoli di dicembre", "Sebastopoli di maggio" e "Sebastopoli di agosto" — segnano l'ingresso dello scrittore nella scena letteraria russa con un'opera tanto immediata quanto strutturalmente complessa, testimoniando la maturazione precoce di una coscienza narrativa che si sarebbe poi dispiegata nei grandi romanzi. In queste prose giovanili, Tolstoj non si limita a una rappresentazione documentaria del conflitto, ma inaugura un paradigma etico e stilistico che metterà in crisi le convenzioni retoriche della letteratura bellica ottocentesca.

  Nel 1854, la Russia zarista affronta un conflitto su scala europea contro l'Impero ottomano e le potenze occidentali. L'assedio di Sebastopoli, durato quasi un anno, diviene il simbolo della resistenza russa e del logoramento della guerra moderna. È in questo teatro apocalittico che Tolstoj, giovane ufficiale d'artiglieria, raccoglie osservazioni e meditazioni che confluiranno nei Racconti. L'opera riflette quindi un doppio statuto: da un lato, il valore testimoniale e cronachistico; dall'altro, la volontà di problematizzare le narrazioni ufficiali — patriottiche, eroiche, edulcorate — restituendo alla guerra il suo volto disumanizzante.

  A differenza della tradizione epica e celebrativa, Tolstoj assume una prospettiva eterodossa: rifiuta la retorica del sacrificio e pone l'accento sulla disgregazione morale, sulla banalità del coraggio e sull'ambiguità etica del comportamento umano in tempo di guerra. L'autore smonta progressivamente il mito eroico, avvicinandosi semmai alla rappresentazione tragica e antibellica che troverà piena espressione nel Novecento, anticipando sensibilità propriamente moderne.

  I tre racconti seguono un ordine cronologico che ripercorre i mesi chiave dell'assedio, ma ognuno di essi adotta un diverso punto di vista narrativo e una distinta modalità di rappresentazione:

  "Sebastopoli di dicembre" assume un punto di vista descrittivo impersonale, quasi da reportage. Il narratore si rivolge direttamente al lettore, invitandolo a visitare la città devastata. Si delinea un paesaggio spettrale e si osserva una popolazione stremata, tra miseria e resistenza. L'interesse si concentra sull'ambiente urbano e umano più che su eventi bellici specifici.

  "Sebastopoli di maggio" introduce la narrazione soggettiva e si concentra su un conflitto etico tra due ufficiali. Il punto di vista ora penetra nel dissidio interiore dei personaggi, evidenziando il contrasto tra le ambizioni personali e la realtà insensata del fronte. L'eroismo si dissolve nel vuoto della routine militare e nell'ansia della morte.

  "Sebastopoli di agosto" segna un ritorno all'azione narrativa, con toni più drammatici. La descrizione della battaglia finale introduce una coralità tragica e consapevole: non vi sono più illusioni, ma una rassegnazione lucida alla catastrofe.

  La progressione tematica evidenzia una crescente interiorizzazione della guerra: dal paesaggio urbano all'animo umano, dalla topografia del disastro al dramma individuale. Questo sviluppo è tutt'altro che casuale e suggerisce una volontà epistemologica: comprendere la guerra non solo come evento storico, ma come esperienza morale.

  Tolstoj impiega uno stile sobrio, essenziale, fortemente visivo, che alterna registri descrittivi e dialogici con fluidità. Ma è soprattutto la scelta dei punti di vista e l'articolazione della voce narrante a rappresentare un'innovazione radicale: nei Racconti, il narratore non è mai pienamente onnisciente né distante. Egli osserva, partecipa, giudica, dubita. Questa oscillazione tra testimonianza e riflessione anticipa il relativismo narrativo dei grandi romanzi tolstojani e rompe con la narrazione lineare e autorevole del romanzo storico classico.

  La guerra, così come rappresentata da Tolstoj, è refrattaria a ogni sintesi: non si può "raccontare" in senso convenzionale. Per questo l'autore sperimenta forme narrative ibride: reportage, diario, saggio filosofico. In tal senso, "I racconti di Sebastopoli" possono essere considerati una precoce espressione di narrativa documentaria, capace di fondere esperienza vissuta e costruzione letteraria.
Già in questa fase iniziale, Tolstoj esibisce una coscienza morale acutissima e un rigore critico che lo pongono al di fuori del conformismo ideologico del suo tempo. Il vero oggetto della narrazione non è la guerra in sé, ma l'uomo nella guerra: le sue paure, le sue menzogne, la sua dignità. Il rifiuto della guerra non è ancora esplicitamente pacifista — come accadrà nelle opere della maturità — ma si manifesta come repulsione istintiva verso la menzogna dell'eroismo imposto.

  Un passaggio chiave di "Sebastopoli di maggio" recita: «la guerra non è che un'atroce assurdità, dove tutto ciò che l'uomo ha di nobile si perde in un vortice di brutalità e falsificazione». Da qui nasce quella che potremmo definire la tensione tolstojana tra verità e rappresentazione: l'urgenza di dire il vero, anche a costo di rinunciare al bello.

  All'epoca della pubblicazione, i Racconti suscitarono l'attenzione di figure di spicco della cultura russa, tra cui Ivan Turgenev, che ne colse la novità e la potenza evocativa. Tuttavia, l'ambiguità morale del testo — il suo rifiuto di glorificare la patria e la guerra — suscitò anche malumori negli ambienti ufficiali e militari. In prospettiva storica, l'opera può essere considerata uno dei primi esempi di letteratura bellica moderna, insieme a "La Chartreuse de Parme" di Stendhal, ma con un realismo e una profondità psicologica che prefigurano Remarque, Céline e Grossman.

  "I racconti di Sebastopoli" rappresentano molto più che un documento di guerra: costituiscono una tappa fondamentale nella storia della letteratura moderna e nell'evoluzione della coscienza morale europea. Attraverso un'analisi spietata della realtà bellica, Tolstoj sovverte i paradigmi dell'epica patriottica e getta le basi per una narrativa fondata sull'autenticità e sulla compassione.

  Quest'opera giovanile contiene in nuce i grandi temi della produzione tolstojana: la ricerca della verità, la denuncia dell'ipocrisia sociale, la centralità dell'individuo rispetto alle strutture di potere. Rileggere oggi "I racconti di Sebastopoli" — anche grazie a questa nuova e accurata traduzione — significa confrontarsi con un testo che interroga ancora le nostre categorie di civiltà, umanità e responsabilità.