Traiano. Il principe ideale Stampa E-mail

Livio Zerbini

Traiano
Il principe ideale
Costruttore e conquistatore cambiò il volto di Roma


Salerno Editrice, pagg.291, € 25,00

 

zerbini traiano  Il volume di Livio Zerbini dedicato a Marco Ulpio Traiano offre un contributo significativo alla riscoperta di una delle figure più emblematiche e al contempo meno narrate con la profondità che merita tra i protagonisti dell'età imperiale. Intitolato "Traiano. Il principe ideale", il libro si propone di indagare non soltanto l'azione politica e militare dell'Optimus Princeps, ma anche il suo ruolo di riformatore e innovatore nella gestione dell'Impero, offrendo una narrazione che fonde rigore accademico e capacità divulgativa.

  Zerbini, docente di Storia romana presso l'Università di Ferrara e direttore del LAD (Laboratorio di studi e ricerche sulle antiche province danubiane), mette a frutto una pluridecennale esperienza di ricerca, coniugando l'analisi delle fonti antiche con i risultati più aggiornati dell'indagine archeologica, in particolare nelle province danubiane e orientali. Tale approccio si rivela decisivo nel tratteggiare un ritratto del regno traianeo non ridotto ai soli trionfi militari, ma esteso alla complessità della governance imperiale.

  Il volume è strutturato secondo una scansione cronologico-tematica, che consente di seguire l'evoluzione del principato di Traiano in rapporto ai molteplici ambiti in cui si esplicò la sua azione. Il lettore viene guidato dai primi anni di formazione nella Hispania Baetica, attraverso l'ascesa al potere favorita da Nerva e dal Senato, fino alla piena maturità politica e amministrativa, segnata da una visione organica dell'Impero come struttura da consolidare e modernizzare.

  Traiano emerge, in primo luogo, come abile stratega e comandante: le campagne daciche sono analizzate con grande attenzione, sia dal punto di vista tattico sia per l'impatto economico e simbolico che ebbero sulla romanità. La distruzione del regno di Decebalo e la successiva annessione della Dacia rappresentarono una svolta epocale, tanto sotto il profilo della proiezione geopolitica romana quanto per la ricaduta sulla fiscalità e sul sistema delle risorse. Zerbini mette efficacemente in rilievo come questa conquista non solo rafforzò il confine danubiano, ma alimentò anche la narrazione imperiale del princeps vincitore e civilizzatore, rafforzando il consenso nei confronti del regime.

  Ma l'aspetto più innovativo del libro risiede forse nella trattazione delle politiche interne traianee. L'autore ricostruisce con precisione il sistema degli alimenta, un programma di assistenza pubblica volto al sostegno dell'infanzia povera nelle città italiche, che costituisce un esempio precoce di welfare statale. Tale misura, lungi dall'essere una semplice operazione di facciata, si inseriva in una più ampia strategia di integrazione e rafforzamento del tessuto urbano italico, elemento fondamentale nella visione amministrativa di Traiano.

  Ampio spazio è riservato alla produzione monumentale, non solo a Roma — con la Colonna Traiana, il Foro, i Mercati e altri grandiosi interventi — ma anche nelle province. Il libro analizza il linguaggio simbolico e propagandistico delle architetture traianee, ponendo in rilievo il modo in cui esse resero tangibile il progetto imperiale di rinnovamento e coesione. L'urbanistica diventa così, nelle mani di Traiano, uno strumento di governo oltre che di auto-rappresentazione. In questo ambito, la formazione culturale e la sensibilità artistica del princeps, secondo Zerbini, rivestono un ruolo chiave nel definire un'estetica del potere che travalica il semplice monumentalismo.

  Un altro punto di forza del volume risiede nella riflessione sulle relazioni esterne, in particolare con il Vicino Oriente. Le spedizioni in Armenia, Assiria e Mesopotamia vengono analizzate non solo come imprese militari, ma come momenti di sperimentazione di nuovi modelli di controllo territoriale e di relazioni diplomatiche. L'autore sottolinea come queste campagne, pur segnando l'apogeo dell'espansione romana, evidenzino anche i limiti strutturali dell'Impero e pongano interrogativi sulla sostenibilità di una crescita indefinita.

  Dal punto di vista metodologico, il libro si segnala per un uso accorto e critico delle fonti, comprese le testimonianze epigrafiche, numismatiche e letterarie. La narrazione è supportata da un corredo bibliografico aggiornato e da riferimenti puntuali alla letteratura secondaria, italiana e internazionale, che rendono il testo uno strumento prezioso anche per il lettore specialista.

  La scrittura di Zerbini riesce, inoltre, nel difficile equilibrio tra chiarezza espositiva e profondità di analisi. Pur destinato a un pubblico colto e informato, il libro mantiene uno stile accessibile, capace di coinvolgere anche lettori non accademici interessati alla storia romana. In tal senso, l'opera si colloca nel solco della migliore divulgazione scientifica, offrendo una sintesi aggiornata e autorevole su uno dei momenti più alti dell'Impero romano.

  "Traiano. Il principe ideale" rappresenta, dunque, un contributo di rilievo nel panorama degli studi sul principato alto-imperiale. La figura di Traiano, spesso oscurata dalla fama dei Giulio-Claudii o dalla crisi del III secolo, riceve qui un trattamento articolato e profondo, che ne fa emergere la statura di leader politico, militare e culturale. Il libro di Zerbini è destinato a diventare un punto di riferimento per comprendere le ragioni del successo e della resilienza dell'Impero romano nel suo periodo aureo.