Itinerari della destra cattolica. Intervista con Piero Vassallo Stampa E-mail

Itinerari della destra cattolica. Intervista con Piero Vassallo

a cura di Francesco Algisi

 

vassallo_itineraridestracattolica  Esponente di primo piano della destra cattolica italiana, il Prof. Piero Vassallo si è formato alla scuola di Giano Accame, Primo Siena e Gianni Baget Bozzo. Laureato in filosofia, è stato docente nella facoltà di teologia e nei corsi di giornalismo, e collaboratore della rivista Renovatio, fondata dal Cardinal Giuseppe Siri. Autore di numerose pubblicazioni, ha recentemente dato alle stampe – per i tipi delle Edizioni Solfanelli – il volume Itinerari della destra cattolica, sul cui contenuto gli abbiamo rivolto alcune domande.

  Prof. Vassallo, perché per lei è tanto importante l'enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II?

  Ritengo che l'autorità di San Tommaso, ristabilita dalla Fides et ratio, costituisca un argine elevato davanti alle teologie dipendenti dal pensiero moderno e in special modo da Heidegger. La Fides et ratio è l'ideale continuazione dell'enciclica Humani generis, scritta da Pio XII per sconfessare i teologi che si allontanavano dalla dottrina di San Tommaso per seguire mode ingannevoli ed effimere.

  Quando, nel libro, parla della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, non ne formula una netta condanna. Pare anzi che il suo giudizio sia fin troppo “indulgente”…

  Non mi sembra di aver giudicato con indulgenza la Nostra aetate. Scrivo infatti: "nella Nostra aetate si trovano espressioni lacunose ed elusive (sapientemente criticate da mons. Brunero Gherardini)".

  La Nostra Aetate, però, contraddice in toto il Magistero precedente. Alla preparazione dello stessa, tra l’altro, non fu estranea la Massoneria ebraica del B’nai B’rith.

  Le affermazioni ambigue insinuate in alcuni documenti conciliari si leggono alla luce dell'ermeneutica della continuità, autorevolmente affermata da Benedetto XVI.

  Perché giudica "stravagante" il principio dell'et et, che, secondo alcuni autori (per esempio, Vittorio Messori), rappresenterebbe la quintessenza del Cattolicesimo?

  Non conosco e non posso giudicare il testo di Vittorio Messori da lei citato. Critico la teoria dell'et.. et... formulata da Alain de Benoist in quanto manifesta il rifiuto del principio di identità e non contraddizione. Nel principio (strutturalmente politeista) sostenuto da de Benoist una cosa e il suo contrario sono in fondo la stessa cosa. In questa assurdità la cultura della destra incontra la travolgente punta della slavina hegeliana - marxista, cioè il detto di Herbert Marcuse: l'affermazione del principio di identità e non contraddizione è la radice del fascismo orrido e immenso.

  Secondo Messori, l“et-et” è “proprio il principio del cattolico che non vuole rinunciare a niente ed è fondato sulle pagine stesse della Bibbia: Dio è uno “e” trino, Gesù è Dio “e” uomo, Maria è vergine “e” madre...”.

  Escludo tassativamente che Messori, uno fra i più seri e qualificati studiosi d'area cattolica, abbia condiviso la negazione del principio di identità e non contraddizione.

  Lei sembra ravvisare un filo rosso che legherebbe Almirante, Fini e il "precedente neodestro". Come si spiega, però, il fatto che Almirante espulse dall’Msi Marco Tarchi, cioè il principale animatore della “Nuova destra”?

  In un'intervista rilasciata al settimanale "L'Espresso", Almirante dichiarò apertamente la condivisione del pensiero neodestro. La bocciatura di Tarchi fu conseguenza di un calcolo personalistico, non ideologico. Oggi l'allievo di Almirante, Fini, sta, peraltro, seguendo la traccia della politica culturale inaugurata dalla scelta neodestra di Almirante.

  Nel libro, dà un giudizio negativo della figura di Konrad Lorenz. L’apporto offerto dall’etologo austriaco alla critica del pensiero illuministico non potrebbe essere recuperato anche dalla “destra cattolica”?

  I cattolici possono appropriarsi delle schegge di verità incastonate negli errori dei non credenti. È tuttavia certo (a mio avviso) che nell'opera di Lorenz domina un irriducibile pregiudizio naturalistico.

  La nascita del “secondo Fascismo” – si legge nel suo libro – sarebbe sancita dalle leggi antimassoniche del 1923. Il Pnf, però, continuò ad annoverare tra i propri ranghi anche dei massoni (Farinacci, Starace, Balbo, etc.)…

  Io distinguo il secondo fascismo dal movimento sansepolcrista che fu largamente infiltrato dai massoni, come ha dimostrato Gianni Vannoni. Il secondo fascismo - avviato da Arnaldo Mussolini e da Francesco Orestano - è quello dei patti lateranensi, detestati e ostacolati dai massoni. Possiamo affermare che la festa dell'unità italiana si dovrebbe celebrare l'11 febbraio perché il secondo fascismo si allontanò dalle origini sansepolcriste.

  Il Fascismo – anche dopo il 1929 – non fu un fenomeno omogeneo. Accanto a una tendenza filo-cattolica che portò alla firma dei Patti lateranensi, ve ne furono altre anticlericali, filo-risorgimentali, mazziniane, etc.. Lo stesso Arnaldo Mussolini era un grande estimatore della figura di Giuseppe Mazzini (oltre che un appassionato lettore dell’opera – messa all’indice dal Sant’Uffizio – di Alfredo Oriani) e ravvisava nel Fascismo la continuazione e il completamento del Risorgimento.

  Ovviamente non condivido la stima per il lugubre Mazzini e per il fumoso Oriani. Non ho alcuna stima del c. d. risorgimento, pagina di storia infame e stomachevole. Ma ritengo che l'unità d'Italia, realizzata l'11 febbraio del 1929 (Patti lateranensi) sia un bene prezioso.

  Lei definisce la Scuola di Mistica Fascista un'avanguardia "cattolica". Eppure è noto il fascino che esercitò sui mistici il pensiero di Julius Evola…

  La Scuola di Mistica Fascista, fondata da Arnaldo Mussolini e ispirata dal card. Ildefonso Schuster e da padre Agostino Gemelli, avversò la filosofia neo-idealista. I principali esponenti della scuola, Niccolò Giani, Guido Pallotta e Nino Tripodi, dichiaravano fedeltà alla filosofia di San Tommaso d'Aquino e di Giambattista Vico. A questi pensatori ho dedicato un ampio capitolo del saggio "Memoria e progresso", edito da Fede & Cultura nel 2009.

  Che cosa può trarre di positivo la “destra cattolica” dal pensiero di Giovanni Gentile?

  Da Gentile possiamo apprendere l'amor di patria. La geniale intuizione del valore altamente patriottico delle insorgenze anti-giacobine. La serietà di un cammino filosofico indirizzato alla fede cattolica. Sono personalmente convinto che Gentile abbia superato l'errore neo-idealista e sia morto nella vera fede.

  Da quali elementi trae questa convinzione?

  Gentile è stato il primo cattedratico dell'università italiana a prendere in considerazione l'opera di San Tommaso d'Aquino e a commentarla senza ostentare disprezzo. La sua interpretazione è (ovviamente) inaccettabile. Tuttavia se considerata senza pregiudizio rivela l'intenzione di rompere un "tabù" massonico. Inoltre Gentile ha indicato nelle insorgenze antigiacobine il vero inizio del movimento per l'unità d'Italia.

  In quale opera di Gentile ha trovato questi riferimenti alle insorgenze antigiacobine?

  Gentile - nel saggio su Rosmini e Gioberti - sostiene che il Misogallo di Vittorio Alfieri e le insorgenze popolari antigiacobine prepararono l'autentico spirito del risorgimento. Ovviamente condivido questo giudizio, non l'apprezzamento della storia risorgimentale. Nel 1977, in un intervento al convegno romano dell'associazione dei giusnaturalisti ho sostenuto, infatti, che il risorgimento italiano fu un'aspirazione degli insorgenti cattolici "parassitata" e tradita dal risorgimento liberale.

  Nel libro, lei dedica diverse pagine all’opera di Michele Federico Sciacca…

  Sciacca ha indicato il passaggio dalla filosofia di Gentile alla filosofia di Rosmini. La sua opera monumentale non può essere riassunta in poche righe. Di recente l'editore fiorentino Olsckhi ha pubblicato i volumi degli atti dei due convegni promossi dalla Fondazione Sciacca e coordinati da Pier Paolo Ottonello.

   Perché ritiene che i cattolici italiani, negli anni Sessanta e Settanta, dovessero schierarsi dalla parte degli Stati Uniti?

  Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la destra non poteva non scegliere l'alleanza con l'America. I fondatori del Msi (Romualdi, Baghino, Michelini, Tripodi ecc.) nel 1945 avevano capito e affermato chiaramente che il partito della destra post-fascista non poteva non allearsi con la Chiesa cattolica e con l'America.

  Senza considerare l’incompatibilità della visione cattolica con la cosiddetta american way of life (individualistica, materialistica, economicistica, ecc.), perché la “destra cattolica” avrebbe dovuto sostenere quel Paese che aveva bombardato l’Italia durante la Seconda guerra mondiale (provocando circa 70.000 morti civili, fra cui donne e bambini) e occupava (e occupa tuttora) militarmente  il nostro territorio, mantenendoci in una posizione di vassallaggio e di sovranità limitata?

  Alle scelte obbligate non si guarda in bocca. Lo stile di vita americano è orrendo. Hollywood è un porcile. La danza di Fred & Ginger un incubo. Ma dall'americanismo potevamo difenderci. Pio XII ci ha provato, come è noto. La Dc (purtroppo) ha ceduto. Ma l'alternativa era il gulag. Una "terza via" era preclusa all'Italia. Oggi (e soltanto oggi) si intravede (nella Russia) la possibilità di una politica non più America-dipendente. Solo oggi. E con cautela.

  Dunque, lei oggi guarda con favore alla Russia?

  Seguo con interesse vigile l'evoluzione della cultura russa. Al riguardo le anticipo che nel maggio del 2011 il Sindacato libero scrittori italiani organizzerà a Genova un convegno sulla filosofia russa oggi. In Russia il risveglio del pensiero religioso è iniziato, ma il cammino è lungo e difficile. Ma ci sono ragioni per sperare.

  Lei sta per dare alle stampe un volume dal titolo Icone della falsa destra. Di che cosa si tratta?

  Icone della falsa destra, in uscita dai torchi dell'editore Solfanelli in Chieti, è il catalogo dei feticci che generano i malintesi e il delirio d'impotenza in atto nella destra finiana. Pilastri della falsa destra sono Nietzsche, Evola, Guénon, Cioran e Simone Weil. Sono certo che anche questo libro scatenerà polemiche roventi.

 

10 giugno 2010

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